Ai Cleveland Cavaliers di Tyronn Lue non è riuscito il colpo di pareggiare la serie delle NBA Finals contro i Golden State Warriors di Steve Kerr. Troppe le armi a disposizione dei Dubs ("a juggernaut", da definizione di LeBron James), capaci di accendere il campo amico della Oracle Arena e spegnere in ogni occasione le velleità di rimonta degli ospiti, ora sotto 2-0 ma pronti a tornare a casa per riacquisire fiducia. Anche gara-2 è dunque dei Warriors, sempre più favoriti nella corsa verso il titolo. Questi gli spunti più interessanti del secondo episodio della serie.
- La strategia difensiva di Golden State contro LeBron James. In gara-1 il Prescelto aveva segnato a ripetizione, tenendo da solo a galla un'intera squadra. Molto diverso il rendimento del LeBron di gara-2, non tanto per il suo atteggiamento, bensì per il lavoro svolto dalla difesa dei Warriors. Steve Kerr ha scelto JaVale McGee da centro, dirottando "anche" Draymond Green su LBJ, cercando di avere l'Orso Ballerino su LeBron una volta forzato il cambio con Kevin Durant, a lungo difensore primario. Il volume di tiri di James è calato tantissimo (solo venti), perchè Green e Durant lo hanno impegnato molto più di quanto fatto da Looney e Bell. McGee ha garantito intimidazione e presenza a rimbalzo, e anche Curry se l'è cavata discretamente in situazioni d'emergenza.
- LeBron in versione passatore. Perfettamente consapevole di ciò che gli stava accadendo intorno, James ha preferito non forzare, scaricando spesso sui compagni di squadra. J.R. Smith ha risposto presente solo all'inizio, per poi sparire. Kevin Love è stato abbastanza continuo nel tiro pesante, George Hill è andato anche oltre le sue caratteristiche. Sì, perchè l'ex giocatore degli Spurs non è un attaccante e neanche un tiratore. Difficile spremere altri punti dal resto della truppa (con un J.R. Smith in versione fantasma). Kyle Korver ha pochi minuti per questioni difensive, Jeff Green non è un realizzatore seriale, Jordan Clarkson ha pasticciato dall'inizio alla fine. Tra gli esterni, l'ultima carta da giocare si chiama Rodney Hood.
- Kevin Durant, chirurgico. Dopo una prestazione opaca in gara-1, nonostante i 26 punti, l'MVP delle scorse Finals ha voluto riscattarsi, dando segnale a tutta l'NBA. C'è anche KD in questa serie: l'ex Thunder ha attaccato con controllo nel primo tempo, sfruttato i mismatch che ha praticamente contro tutti i difensori avversari e tenuto avanti Golden State fino alla raffica di canestri di Steph Curry, che hanno chiuso la pratica nel quarto quarto. Ma è in difesa ad essere stato importantissimo su LeBron James.
- Draymond Green e Klay Thompson, gli invisibili. Opposti per personalità e modo di stare in campo, sia Green che Thompson non hanno sbagliato pressochè nulla in gara-2, nonostante la scena sia appartenuta ad altri. L'Orso Ballerino ha confermato di essere un difensore clamoroso, sia in uno contro uno che in aiuto, oltre che di rappresentare un facilitatore straordinario in attacco, dove si preoccupa di far muovere la palla. Lo Splash Brother numero due, non al meglio per la distorsione alla caviglia di gara-1., non ha fatto mancare movimento e triple, dirottato da Kerr in difesa in marcatura sui tiratori avversari.
- J.R. Smith e le amnesie difensive dei Cavs. Un J.R. Smith confuso è stato a lungo il simbolo di Cleveland, in difficoltà fino al terzo quarto, quando LeBron ha alzato i ritmi armando le mani di Love, Hill e cercato Tristan Thompson al ferro in posizione dinamica. Ma il primo tempo di gara-2 è stato segnato da inammissibili disattenzioni difensive degli ospiti: troppi i canestri subiti per mancanza di comunicazione. I vari Livingston, Green, McGee e Bell hanno schiacciato senza difficoltà: impossibile vincere regalando punti gratis.
- Tutte le armi dei Warriors. In una stagione in cui sono aumentati gli isolamenti per Kevin Durant, Golden State continua a essere al suo meglio in transizione e quando muove la palla, trovando i suoi due migliori tiratori. Steph Curry e Klay Thompson, il vero spauracchio dei Cavs, perchè una pallacanestro alla Durant può essere accettata, le accelerazioni degli Splash Brothers no. Stanotte i cambi difensivi non sono bastati, a causa della buona velocità di esecuzione dei Dubs. Hanno dato il loro contributo anche Shaun Livingston e JaVale McGee, perfetti dal campo, mentre hanno perso minuti Kevon Looney e Jordan Bell, il tutto in assenza di Andre Iguodala.
- Il caso Love/Thompson. Tyronn Lue ha confermato il quintetto con due lunghi. Tristan Thompson e Kevin Love, un centro di verticalità ed energia e un'ala grande di talento e soprattutto dal notevole range di tiro. Arriva però sempre un momento della partita in cui Thompson offre troppo poco offensivamente (un po' come Larry Nance), ed è lì che Love rimane in campo con quattro esterni. In questo caso la difesa di Cleveland perde ulteriore equilibrio, soprattutto nella protezione del ferro, nonostante il Beach Boy garantisca punti che in attacco nessun altro è in grado di produrre.
- L'elettricità di Steph Curry. Nove triple segnate sono un dato straordinario per i Warriors e per Curry. L'attenzione che il due volte MVP genera è clamorosa, ed è la stessa che regala punti facili al ferro ai suoi compagni di squadra. Quando poi Steph comincia a trivellare il canestro dall'arco, senza ritmo nè coscienza, per gli avversari diventa impossibile opporsi. Non fosse altro da un punto di vista psicologico, perchè ogni tripla folle è un colpo alle velleità di rimonta.
- Le prospettive. La serie si sposta ora a Cleveland, in Ohio. I Cavs faranno affidamento nel fattore Quicken Loans Arena, dove nei playoffs hanno perso solo una gara (la prima contro gli Indiana Pacers). Ci si attende risposte diverse in termini realizzativi dal supporting cast, in una gara-3 della disperazione. In questo momento la serie dei Cavs vive solo della prossima partita, senza margine d'errore. Golden State dovrà invece tenere alta la soglia dell'attenzione, resistere all'ondata di LeBron e magari provare a recuperare Iguodala.