In casa Golden State Warriors ne fanno una questione di concentrazione. La netta sconfitta in gara-2 a Houston contro i Rockets, nella Finale playoffs della Western Conference - non sembra aver scalfito le certezze tecniche dei Dubs, che da stanotte (ore 2 italiane, diretta Sky Sport) tornano in California alla Oracle Arena per una partita che probabilmente è già "pivotal", di quelle che cambiano l'inerzia della serie.
Eppure sono dei Warriors poco continui quelli di questa stagione, nonostante tutte le giustificazioni del caso. Quarto anno consecutivo ad alti livelli, con la necessità di trovare nuove sfide, di superare indenni una regular season da noia infinita per approdare ancora alla Finals. Ora Golden State ha però trovato la contendente che cercava, la squadra in grado di metterla in difficoltà e di metterne in discussione il dominio a Ovest. Sono gli Houston Rockets di Mike D'Antoni, che hanno in James Harden il probabilissimo MVP della stagione regolare e in Chris Paul un innesto fondamentale in un reparto esterni già d'élite. A Oakland non fanno altro che ripetere che il fattore psicologico sarà la chiave di questa serie, ma forse dovrebbero prendere in considerazione le clamorose difficoltà di Steph Curry, uomo su cui il sistema è predicato (nonostante ormai la parte del leone la faccia Kevin Durant), che fatica a stare in piedi, aggredito in difesa e lontanissimo dai suoi standard balistici in attacco. Aggiustamenti, esecuzione, situazione complessiva di squadra sembrano passare in secondo piano rispetto alla questione concentrazione. Quantomeno secondo Draymond Green, uomo barometro dei Dubs: "Penso che siamo al nostro meglio quando ci sentiamo minacciati - dice l'Orso Ballerino da Michigan State a Chris Haynes di Espn - in gara-1 ci sentivamo minacciati e abbiamo giocato con senso d'urgenza. In gara-2 non ci sentivamo minacciati e quel senso d'urgenza non c'era. Penso che possiamo concedere una partita del genere all'interno di una serie. Ora ci siamo giocati il bonus, e dobbiamo essere concentrati per il resto delle Finali di Conference".
Sulla stessa lunghezza d'onda Klay Thompson, reduce da una gara-2 sotto i suoi favolosi standard: "Quando siamo spalle al muro, anche se non penso che in questo momento Houston ci abbia messo in questa condizione, ma comunque quando ci sentiamo minacciati, giochiamo con urgenza e intensità. Quando riusciamo ad aggiungere questi fattori alle nostre doti al tiro e al nostro talento, allora è una bella combinazione. Per quanto mi riguarda, giocherò meglio domani, posso assicurarlo. Siamo tutti ansiosi di tornare in campo. Abbiamo alle spalle allenamenti molto duri, siamo pronti. Sarà una gran gara-3". I Warriors convivono però con il rebus Curry, disinnescato dai Rockets in attacco e messo continuamente nel frullatore - in particolar modo contro James Harden - in difesa. Ma Golden State cerca di evitare di far diventare un caso l'argomento Steph: "Non possiamo aiutarlo per quanto riguarda le percentuali al tiro - dice Green a riguardo - deve aiutarsi da solo. Non ha bisogno di noi per crearsi i suoi soliti tiri. Lo farà da solo, ne siamo convinti. Giocare con intensità è la chiave. Lo farà Steph, lo farò io, lo faranno i Rockets, e la battaglia continuerà. Non si può pensare di arrivare a questo punto della stagione e giocare senza energia". Spiega così la sconfitta di gara-2 coach Steve Kerr: "I Rockets hanno segnato di più, il che significa che hanno potuto organizzarsi meglio dal punto di vista difensivo. Inoltre erano arrabbiati per aver perso gara-1, mentre noi ci sentivamo in una buona posizione dopo aver vinto. Ci hanno sculacciato: è molto semplice". Tutto semplice, eccezion fatta per la sfida contro i Rockets, una serie che sembra riservare trappole continue ai campioni NBA.