Dopo aver vinto le prime due partite della serie, i Boston Celtics di Brad Stevens sono andati incontro a una disfatta per certi versi attesa contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James in gara-3 delle Finali playoffs della Eastern Conference. Sconfitta senza appello per i biancoverdi sul parquet della Quicken Loans Arena, con un margine finale di 30 punti in favore dei Cavs.
Tutto secondo copione, quantomeno secondo il talento disponibile, perchè Boston non dovrebbe neanche essere in una posizione di vantaggio (2-1) in Finale di Conference. Una volta spogliati della loro aggressività, della loro intensità e concentrazione difensive, i Celtics sono una squadra più che normale, come dimostrato da James e compagni in gara-3, vincitori in scioltezza, senza dover ricorrere agli straordinari. Un paradosso, perchè Cleveland è la stessa squadra che si è scavata da sola un buco lungo due gare da cui provare a uscire ora. D'altronde, i limiti biancoverdi lontano dal TD Garden erano già emersi durante questa postseason. Sempre battuti a Milwaukee, salvatisi a Philadelphia in gara-3 (quella delle rimesse di Stevens) e sconfitti nella partita successiva, i Celtics non hanno mai avuto ritmo a Cleveland. Niente transizione, zero canestri d'energia, contributo pressochè nullo dei vari Jaylen Brown, Marcus Smart e Terry Rozier. Il tutto perfettamente in linea con le aspettative della vigilia dei playoffs, quando nessuno pronosticava un cammino così lungo della squadra di Brad Stevens. Ma ora Boston è comunque a due gare dalla qualificazione alle Finals e l'occasione è troppo ghiotta per essere snobbata: "Siamo stati sculacciati - dice Terry Rozier a fine partita, parole riportate da Chris Forsberg di Espn - ma ne avevamo bisogno per tornare alla realtà e prepararci per lunedì (quando è in programma gara-4, ndr). Sento davvero che fosse necessario per noi fare un passo indietro". Una Boston dominata anche sotto il profilo dell'intensità: "E' la dimostrazione che quando non giochi da squadra e come dovresti fare - aggiunge Al Horford - sono queste le cose che possono capitare. Allo stesso tempo bisogna riconoscere i giusti meriti a Cleveland, hanno giocato meglio di noi stasera, sono stati la squadra migliore".
Se ai Cavs - soprattutto nel primo tempo - sono entrati praticamente tutti i tiri da tre punti tentati (quelli di George Hill hanno subito indirizzato la partita), i biancoverdi hanno sparato a salve per quarantotto minuti. Non a caso, perchè i loro tiri sono stati costruiti male e presi senza la necessaria convinzione. Di tutto questo è consapevole Brad Stevens, head coach di Boston: "E' evidente che non abbiamo giocato in maniera dura, non da squadra connessa stasera. Cleveland invece lo era e merita credito per esserci riuscita. Sapevo che i Cavs avrebbero giocato una gran partita. Sono entrati in campo, hanno mosso la palla, sono stati duri, venendoci ad affrontare anche in difesa. Troppi tiri in sospensione senza ritmo, mentre avremmo dovuto costruire qualcosa di diverso sul perimetro". Tutto ciò che si era visto al TD Garden è scomparso alla Quicken Loans Arena, un po' per il cambio di scenario, un po' per il vantaggio di 2-0 che ha indotto i Celtics a scendere in campo a scartamento ridotto: "Ci sono stati tantissimi errori difensivi da parte nostra - torna a sostenere Horford - tutti pasticci che non avevamo commesso nelle prime due partite. Dobbiamo ritrovare la nostra difesa per lunedì, cercando di giocare meglio se vogliamo avere la minima chance di vincere". "Ci aspettavamo una risposta decisa dei Cavs - chiosa Jaylen Brown, tra i più negativi in gara-3 - ma non siamo stati pronti: una cosa è parlarne, un'altra esserlo davvero. Merito a Cleveland, ma penso che molto sia dipeso da noi. Ma sono molto fiducioso per lunedì, credo nella squadra, nel coaching staff e nel frontoffice. Saremo pronti". Gara-4 si annuncia dunque infuocata at The Q, anche se nessuno potrebbe rimproverare alcunchè ai biancoverdi in caso di impresa mancata: la sfida della notte ha dimostrato che gli uomini di Brad Stevens hanno già oltrepassato più volte i propri limiti.