Sembra di essere tornati a due anni fa, quando infortuni alle caviglie e poi al ginocchio condizionarono pesantemente la postseason di Stephen Curry, all'epoca rientrato al secondo turno contro i Portland Trail Blazers, ma poi in difficoltà contro Oklahoma City Thunder e Cleveland Cavaliers, nella serie finale della rimonta di LeBron James, Kyrie Irving e compagni.
Ora come allora, Curry è tornato con una gran prestazione - in gara-2 contro New Orleans - per poi calare nuovamente alla distanza. L'infortunio al ginocchio sinistro (lesione al legamento collaterale mediale) sembra continuare a condizionarlo. Il prodotto da Davidson fa una fatica enorme negli spostamenti laterali, è poco esplosivo in attacco, dove non batte praticamente nessuno sui primi passi, è in generale spento dal punto vista atletico. Esposto in difesa, nelle prime due gare di finale di Conference contro gli Houston Rockets, Curry è stato costretto ad accettare cambi infiniti contro James Harden (in misura minore anche contro Chris Paul), segno evidente che i texani di Mike D'Antoni lo ritengano l'anello debole della catena difensiva della sua Golden State. Dopo la batosta di gara-2, i Warriors di Steve Kerr tornano a Oakland sull'1-1, consapevoli che sarà una serie lunga, ma anche che il loro Steph è lontano dal poter incidere alla sua maniera. Eppure Curry sostiene che le sue difficoltà non hanno a che vedere con l'infortunio, ormai superato: "Sto bene - ripete ossessivamente anche a Marc J. Spears di The Undefeated - questa storia dell'infortunio è qualcosa che non riesco a scrollarmi di dosso perchè è ancora recente. Ma sto giocando, mi sento bene, non sono preoccupato dal mio ginocchio. Continuo a ripetere la stessa cosa: sto bene". Offensivamente, Curry è stato sinora limitato alla grande al tiro da tre: "E' una serie lunga. I Rockets stanno provando in tutti i modi a tenermi lontano dalla linea del tiro da tre punti. Probabilmente mi sono preso più tiri nel pitturato in queste due gare che in tutta la stagione. Devo utilizzare tutto ciò a mio vantaggio, cercando di essere decisivo e selettivo anche senza il tiro da tre. Alla fine non è per questo motivo che abbiamo perso gara-2. Anche in gara-1 ho segnato solo un tiro da tre, ma abbiamo vinto di oltre dieci punti. Quindi si tratta di fare piccoli aggiustamenti, rimanere uniti e connessi e prenderci buoni tiri. Ne usciremo".
Come accennato, è in difesa che Houston che sta attaccando Curry senza sosta, forzandolo a dei cambi che lo costringono a rimanere uno contro uno, per diversi secondi peraltro, contro James Harden e Chris Paul. Lo stesso D'Antoni ha dichiarato che l'obiettivo è sfruttare le debolezze di Steph: "Sono sorpreso - scherza Curry su quanto fatto contro di lui nella sua metà campo dai Rockets - ma so che da quando ho alzato l'asticella del mio gioco le aspettative su di me sono altissime. Devo conviverci. Ma questa è una serie lunga. Farò giocate importanti sui due lati del campo, ci vedrete in buona forma. Certo, mi sarebbe piaciuto aver giocato le ultime sei settimane di pallacanestro ed essere in ritmo, ma mi sento comunque benedetto per essere dove sono. Non conta come finirà questa stagione, la concentrazione è tutta su questo momento. Ora si tratta solo di fare il mio lavoro e di migliorare. Siamo a tre partite dal tornare a essere dove volevamo essere". Curry torna su gara-2 anche con Chris Haynes di Espn: "Siamo stati troppo morbidi in difesa, soprattutto nei cambi e nelle situazioni di uno contro uno. Che segnino o meno, noi dobbiamo lavorare duro nella nostra campo, in modo da rendere loro la vita difficile in attacco, a prescindere da come si concludano le loro azioni. E' stata questa la differenza tra gara-1 e gara-2. I Rockets sono riusciti a trasformare tutte quelle azioni di uno contro uno in un movimento di palla, mentre noi siamo stati un po' troppo lenti, me incluso. Fisicamente sto bene: sto giocando senza alcuna limitazione. Ovviamente il clichè ora è che siamo qui, sull'1-1, dove avremmo dovuto essere. Sì, è una bella sensazione, meglio delle alternative, ma adesso dobbiamo tornare a casa e rivedere qualcosa, trovare il modo di riportare l'inerzia dalla nostra parte e coinvolgere il pubblico". Steve Kerr, Kevin Durant e tutta Golden State sono con Steph, accompagnato da parole di incoraggiamento, segnale inequivocabile che per Curry il momento è estremamente particolare.