Da mentore ad avversario. L'allievo, si potrebbe dire, ha superato e non di poco il maestro. Chris Paul veste i panni del maestro di un giovane e scapestrato Stephen Curry che, nell'estate in cui fu scelto al Draft dai Golden State Warriors, si allenò con l'allora ventiquattrenne uscito da Wake Forrest in uno dei classici workout estivi dei giocatori americani che militano nella NBA. Da quell'estate ne è passata di acqua sotto i ponti delle due guardie, con il primo che è andato alla ricerca spasmodica della prima Finale di Conference - trovata quest'anno con i Rockets - mentre il secondo ha conosciuto la gloria ed il successo con i Warriors, per ben due volte negli ultimi tre anni. 

Adesso, però, è il momento di sfidarsi in Finale, con due squadre più o meno che se la giocheranno alla pari dopo le sfide impari giocate tra Warriors e Clippers, nelle quali Paul ha potuto soltanto osservare gli altri esultare. Proprio riguardo quella estate del 2009, quando il prodotto di Davidson si apprestava ad entrare nel mondo dei Pro, lo stesso Curry ha parlato ai microfoni dei media statunitensi al termine dell'allenamento di ieri: "E' stato un grande mentore per me, per capire come un ragazzo, un giocatore, possa preparare il suo gioco durante l'estate per la stagione NBA. Mi ha fatto capire la disciplina da avere, l'etica del lavoro, il modo in cui approcciare la stagione dopo la summer league. E' stato davvero molto importante per me".  

Da una campana ad un'altra, con Chris Paul che parlò allora di un giovane Curry che si stava interfacciando per la prima volta con il mondo del professionismo e di cosa gli disse in quella occasione: "Gli ho soltanto detto di essere aggressivo, il più aggressivo possibile. Ho provato a fargli capire che anche da rookie, se fosse stato seduto in panchina, avrebbe dovuto imparare molte cose anche in quei momenti. Guardare basket ad alti livelli e capire come si gioca a quel livello è la miglior cosa tu possa fare, guardare per imparare sempre il più possibile". Insegnamenti che sembrano aver funzionato, forse fin troppo, con il giovane Steph, che da lì a qualche stagione ha trionfato nella Lega e ne è diventato anche l'MVP. 

Curry non ha mai dimenticato quegli insegnamenti, quella dottrina che gli ha permesso di arrivare molto più preparato alla sua prima annata nella NBA, nella quale si mise in mostra nonostante la sua giovane età e la minuta statura: "Mi ha dimostrato prima di tutto cosa si deve fare per essere grandi in questa Lega ed in quella estate mi ha aperto gli occhi verso un mondo del tutto nuovo. Lavorare con lui, competere contro di lui, mi ha dato moltissima fiducia in vista dell'ingresso nella NBA nell'anno da rookie. Per me è stato fondamentale". 

Elogi a parte, adesso è il momento di scendere in campo. Poche ore e sarà palla a due di gara-1 al Toyota Center, dove gli Houston Rockets saranno chiamati a confermare il fattore campo nella serie per tentare l'assalto alla Finale NBA. Un sogno per Chris Paul, un dovere invece per Steph Curry difendere l'anello - il secondo - conquistato nella passata stagione. La sfida nella sfida è pronta ad iniziare: il maestro è pronto a prendersi la rivincita sull'allievo.