"Se a inizio stagione ci avessero detto che avremmo vinto 52 partite di regular season, qualificandoci per i playoffs come terza a Est e superato il primo turno contro i Miami Heat, credo che ci saremmo solo abbracciati tutti". Pensieri e parole di Brett Brown, allenatore dei Philadelphia 76ers, reduci dall'eliminazione in semifinale di Conference, ad opera dei Boston Celtics di Brad Stevens.
E' certamente una stagione positiva quella che va agli archivi per i Sixers. Dopo anni tribolati, di tanking e ricostruzione selvaggia, Philadelphia è tornata ai playoffs. E lo ha fatto da protagonista, con una squadra giovane, che per il momento si fonda su Joel Embiid e Ben Simmons, con Dario Saric terzo violino e una serie di buoni giocatori, giovani e meno giovani, a completare il roster. I Sixers sono sbattuti sulla difesa e sul sistema di Boston, come d'altronde poteva essere nelle aspettative, nonostante gli infortuni dei Celtics, perchè la regular season è diversa dai playoffs, in cui un gioco scintillante può lasciar spazio ad attacchi stagnanti e possessi a vuoto. Dalla crescita di Simmons - necessario trovare un minimo range di tiro - e di Embiid - fisica, mentale, ma anche tecnica - ripartirà Philadelphia, con il dilemma Markelle Fultz. La prima scelta assoluta dell'ultimo Draft andrà inserita in una squadra in cui Simmons ha praticamente sempre la palla in mano: caratteristiche simili tra i due giocatori, al punto da far immaginare che l'uno sia il back-up dell'altro. Ma si tratta di un'analisi ancora superficiale, perchè del vero Fultz non si è visto pressochè nulla: l'estate sarà una stagione importante per Philadelphia, anche per scelte salariali e per verificare lo stato di avanzamento dei lavori sul mercato dei free agents. Intanto i giovani Sixers salutano i playoffs con qualche rimpianto (non solo relativo a gara-3 contro i biancoverdi), ma anche con la consapevolezza di avere all'orizzonte prospettive interessanti: "Dopo la partita di stasera (ieri, ndr) Ben Simmons mi si è avvicinato e ha mostrato le mani - racconta Joel Embiid a Espn al termine di gara-5 a Boston - dicendomi che a breve saranno piene di anelli. Sono d'accordo, il futuro è luminoso. The Process ha pagato dividendi, vedendo dove siamo ora, ma abbiamo molto da dimostrare. Dovevamo farlo già in questa serie: siamo una squadra di ragazzi di talento, non abbiamo giocato al meglio delle nostre possibilità".
"Sentiamo che quando siamo tutti connessi siamo imbattibili. Abbiamo commesso tanti errori contro i Celtics: dobbiamo farne tesoro". Una serie che lascia comunque l'amaro in bocca ai Sixers, come testimoniato dalle parole di Brett Brown: "C'è molta delusione e un senso di vuoto quando qualcuno ti impedisce di continuare a fare quello che ti piace. Ma sappiamo che se in futuro vorremo faremo qualcosa di significativo, dovremo sempre avere a che fare con i Boston Celtics". In questo momento i biancoverdi rappresentano un modello da seguire, non solo per il lavoro del frontoffice, ma anche e soprattutto per la cultura del lavoro, tradotta in sistema, da Brad Stevens. Non è un caso se la decimata Boston andrà a giocarsi l'accesso in finale con l'intoccabile LeBron James e i suoi Cleveland Cavaliers. Philadelphia si accinge invece a preparare un'estate importante, di certo non interlocutoria per il suo futuro. Come accennato, il roster continuerà a fondarsi su Simmons, Embiid e Saric e sull'esperimento Fultz, mentre i casi salariali più spinosi riguardano J.J. Redick e Marco Belinelli. Entrambi hanno avuto un impatto importante sull'annata dei Sixers, il primo da inizio stagione, il secondo da febbraio in poi. Entrambi sono in scadenza di contratto. Ma se l'italiano ha ricevuto una buonuscita dagli Atlanta Hawks, per poi firmare a 776.000 dollari e spiccioli con Philly, Redick vede spirare il suo ingaggio annuale da 23 milioni di dollari. Sull'ex giocatore dei Clippers andrà fatta una valutazione: tiratore e uomo importante per valorizzare le doti di Simmons, Redick non è facile da nascondere in difesa. Le parti proveranno a rinegoziare, ma è noto che i Sixers intendono fare spazio salariale per provare ad attrarre free agents di grido (Paul George il nome più gettonato, LeBron la suggestione). L'estate si preannuncia lunga e importante perchè, se è relativamente facile emergere, rimane difficile confermarsi ed effettuare l'ultimo salto sulla strada dell'alta competitività.