Dopo settimane di tira e molla, Stan Van Gundy non è più l'allenatore dei Detroit Pistons. Un'avventura durata quattro anni, quella del tecnico ex Orlando Magic a Mo Town, senza grandi risultati ottenuti. Una sola qualificazione ai playoffs della Eastern Conference nel 2016 e diverse delusioni, l'ultima delle quali quest'anno, dopo che la franchigia del Michigan si era assicurata Blake Griffin intorno alla trade deadline di febbraio. Decisivo l'incontro di ieri tra lo stesso Van Gundy e il proprietario Tom Gores, sfociato poi in un comunicato ufficiale: "Abbiamo deciso che questo cambiamento fosse necessario per portare la nostra franchigia a un livello superiore - le parole di Gores - è stata una decisione molto difficile, non l'abbiamo presa a cuor leggero. Sono grato a Stan per tutto ciò che ha fatto per i Pistons e per la città di Detroit. Ha ricostruito la cultura della nostra squadra, instillato nuovamente un approccio vincente e un'etica del lavoro, portandoci ai playoffs due anni fa. Dal primo giorno qui ha dato tutto per avere un impatto positivo sulla franchigia e su tutta la comunità".

"Stan è un tipo competitivo, voleva terminare il lavoro. Ha allestito un roster che pensiamo possa essere competitivo a Est. So che ora è deluso, e che ha profondamente a cuore i suoi giocatori, il suo staff, la franchigia e questa città. E' un professionista che ci ha assicurato una transizione senza soluzione continuità, qualcuno che spero possa essermi amico e consigliere dopo che questa fase sarà terminata". Alla base della rottura tra Van Gundy e i Pistons, non solo risultati sportivi sotto le attese, ma anche una differente idea del ruolo che il tecnico avrebbe dovuto mantenere all'interno dell'organizzazione di Detroit. Secondo quanto riportato da Adrian Wojnarowski di Espn, SVG avrebbe voluto continuare a esercitare pieni poteri su giocatori e gestione delle operazioni tecniche, mentre Gores avrebbe viceversa voluto aumentare la sfera di influenza del general manager Jeff Bower. Un cambiamento che Van Gundy non ha accettato e che è stato alla base della separazione tra le parti. A integrare il frontoffice di Detroit potrebbe esserci presto Brent Barry, ex giocatore NBA (tra gli altri, dei San Antonio Spurs), oggi analista televisivo, mentre per il ruolo di allenatore niente è ancora deciso: vari i nomi al vaglio dei Pistons, che intanto dovranno gestire la fase del Draft con l'attuale frontoffice.