Dopo la pesante sconfitta di gara-1 rimediata al Boston Garden ci si attendeva una pronta reazione da parte dei Philadelphia 76ers nel secondo appuntamento della serie. Risposta arrivata, seppur soltanto in parte: nel finale l'esperienza ed il cinismo dei Boston Celtics, uniti alle numerose difficoltà nelle due metà campo dei Philadelphia 76ers hanno deciso il risultato, mettendo l'accento a fine gara sulle lacune difensive di Embiid contro Horford e sulle enormi problematiche in attacco di Ben Simmons. Un solo punto a referto per l'esterno australiano, il quale sta pagando enormemente le scelte dei Celtics di cambiare su tutti i pick&roll e di togliere al prodotto di LSU l'ingresso in area e, di conseguenza, anche il lob sul compagno di squadra che taglia a canestro.
Tanti piccoli aggiustamenti che coach Brett Brown dovrà necessariamente prendere in considerazione in vista di gara-3 e gara-4, appuntamenti che verosimilmente potrebbero decidere la serie in favore dei Celtics qualora i Sixers non dovessero riuscire a trovare le giuste chiavi per raddrizzare la contesa. Uno dei maggiori tarli di gara-2 è relativo all'incidenza di Simmons quando è stato utilizzato in campo: -23 il suo plus-minus, reso ancor più impietoso dal parziale conclusivo che Philadelphia ha subito con lui in campo; sopra di due fino all'uscita dal campo di McConnell, i Sixers hanno rimediato un 17-10 di contro-break che ha deciso le sorti della contesa. Un duro colpo da assorbire per Simmons, con Brown che spiega così la scelta: "E' stata una decisione dura da prendere, lo ammetto. Tutto il percorso dei playoffs è un'esperienza del tutto nuova per i nostri giovani giocatori, i quali stanno imparando e crescendo anche dagli errori. La decisione l'ho presa perché penso che il finale vada giocato con il miglior giovane dell'anno, perché credo che debba imparare da questi finali di partita".
Sulla stessa falsariga le dichiarazioni del diretto interessato, il quale interpellato sui soli quattro tiri presi dal campo e sul punto messo a bersaglio, ha così risposto: "Stiamo imparando dai nostri errori, ma nello spogliatoio nessuno si è messo le mani nei capelli o si è disperato perché siamo sotto 0-2. La mia partita? Semplicemente ho pensato troppo. Qualsiasi giocata facessi, ho pensato e ripensato se fosse il caso di farla. Dovevo lasciar scorrere maggiormente le cose, senza pensarci più di tanto, e guardare soltanto a giocare. E' chiaro che avevamo un piano gara, ma devo pensare anche a fare la mia partita. I miei errori sono auto-inflitti, non c'entra nulla la difesa dei Celtics, quella di Miami era persino più fisica rispetto alla loro".
La differenza risiede tuttavia nella capacità dei Celtics di togliere lo spazio attorno al ferro sia a Simmons che al compagno di squadra tagliante: gli Heat hanno interpretato il cambio sul blocco con l'idea di attaccare il palleggiatore - Simmons - piuttosto che chiudere l'area e proteggere il ferro; soluzione che non ha quasi mai avuto beneficio in quanto Simmons si è trovato spesso a battere il dirimpettaio in palleggio, mentre con i Celtics fatica ad entrare in ritmo perché stenta a creare superiorità e vantaggi ed altresì riconoscere il jumper dalla media come soluzione per aprire il campo.
La chiosa sulla gara-2 disputata al Boston Garden è affidata a Joel Embiid. Il centro camerunese non si dice affatto preoccupato di quanto sta accadendo e punta l'accento sulle prossime gare e sulle migliorie da apporre al gioco dei Sixers: "Sappiamo bene dove dobbiamo migliorare. Dobbiamo avere un approccio differente dal punto di vista difensivo e in attacco muovere di più la palla. Siamo consapevoli di cosa va fatto per provare a vincere le partite in casa e provare a rimediare a questo svantaggio. Onestamente non sono molto preoccupato e spaventato da questa situazione. Loro sono una buona squadra ed hanno un buon allenatore, ma quello che sta facendo la differenza è che loro riescono ad eseguire il piano gara meglio di quanto lo stiamo facendo noi".