Si entra nel vivo per i Playoffs NBA: dopo un primo turno che ha già regalato tonnellate di emozioni, è il momento delle semifinali di conference. Ad Est, come da previsione, sono i Cleveland Cavaliers ad approdare (non senza patemi) al secondo turno, incrociando le armi contro la prima testa di serie del tabellone, i Toronto Raptors. Ovviamente, si gioca al meglio delle sette gare ed in palio c’è un posto in finale contro una tra Boston e Philadelphia. Si tratta del terzo anno consecutivo in cui la franchigia canadese e quella dell’Ohio si ritrovano in postseason, ed il parziale è abbastanza impietoso: 8-2 totale, con un 4-0 lo scorso anno, a favore di LeBron e compagni.
LA REGULAR SEASON
Eppure, quest’anno, ad arrivare coi favori del pronostico, almeno a guardare i risultati, sono i Raptors: finalmente la maturazione dei ragazzi di Dwane Casey sembra arrivata al suo culmine, come testimoniato anche dal record di 59 vittorie e 23 sconfitte in stagione, il migliore nella storia della franchigia. Guidati da un DeMar DeRozan da 23 punti di media, mai così in controllo del proprio gioco come in quest’anno, i canadesi hanno lasciato un’impronta forte su tutta la lega. Quarti per punti segnati in media e terzi per net rating, i pupilli di Drake sembrano nella stagione giusta per sconfiggere i propri demoni da post-season.
Dall’altra parte, invece, la regular season dei Cleveland Cavaliers ha messo in mostra tutto tranne che solidità. 82 partite più simili al viaggio di Ulisse che ad una stagione NBA. Iniziata col terremoto della trade che ha portato Kyrie Irving a Boston, la convivenza tra Isiah Thomas e LeBron James non ha mai portato i frutti sperati, e ben presto i campioni 2015 hanno perso la trebisonda. Tra spogliatoio spaccato, ambiente decisamente caldo ed una serie di sconfitte abbastanza imbarazzante, alle porte della trade deadline il front-office dell’Ohio ha sostanzialmente smantellato e ricostruito da zero la squadra, dando l’addio a Wade, Thomas, Crowder, Rose, Frye, Shumpert e chi più ne ha più ne metta, nell’ambito di almeno tre trade diverse. Dai Lakers sono arrivati Clarkson e Larry Nance Jr., dagli Utah Jazz Rodney Hood e dai Kings George Hill. Alla fine di una stagione travagliata, chiusa anche coi problemi fisici di coach Tyronn Lue, il record recita 50-32 per il quarto posto nella Eastern Conference.
IL PRIMO TURNO
Dopo due grandi partite, chiuse oltre i 120 punti segnati di media, Toronto ha dovuto subire il rientro, di cuore, dei Washington Wizards, intenzionati a vendere cara la pelle davanti al pubblico amico della Capital One Arena. Un 2-2 che ha fatto riemergere tanti fantasmi per i canadesi, da sempre etichettati come la squadra che si scioglie sul più bello quando si parla di post-season. Invece, la consapevolezza dei propri mezzi ha permesso ai Raptors di rimanere freddi e, con un DeRozan in versione macchina da punti e lo splendido contributo del supporting cast, di vincere con 10 punti di scarto le successive due gare, strappando, in trasferta, il 4-2 che ha chiuso la serie.
Difficoltà maggiori, invece, per Cleveland, che se l’è vista con gli agguerritissimi Indiana Pacers: Oladipo e compagni sono partiti in quarta, strappando il fattore campo in gara-1 (32 punti dell’ex-OKC) ed andando vicinissimi al colpaccio in gara-2, decisa per 100-97 da una super-prestazione di LeBron James, leader statistico di squadra in tutte le categorie. Ristabilito l’equilibrio ad Indianapolis (2-2) probabilmente la svolta è arrivata in gara-5, quando ancora una volta James, predicatore nel deserto delle prestazioni dei suoi compagni, ha alzato l’asticella con 44 punti, 10 rimbalzi ed 8 assist ma soprattutto centrando al folle tripla della vittoria sulla sirena. Dopo il crollo (121-87) alla Bankers Life Fieldhouse, gara-7 è stata quasi un faccia a faccia tra il miglior LBJ della carriera ed un Victor Oladipo che mai come in questa stagione si è imposto come arma offensiva senza se e senza ma. Il risultato, però, è sempre quello: il Prescelto trascina avanti i Cavs con 45 punti.
LE CHIAVI DELLA SERIE
È palese: molto, se non tutto, dell’esito di questa serie dipenderà da Cleveland. Finora da chi non porta il 23 sulle spalle, Tyronn Lue ha ottenuto decisamente poco. Certo, il talento infinito di LeBron James ha dimostrato di poter abbattere qualsiasi muro imposto dall’umana comprensione, ma difficilmente il Prescelto potrà continuare a pagare la cauzione per tutti nell’intera serie. George Hill, J.R Smith e Korver come tiratori, ma soprattutto Kevin Love: i Cavs hanno bisogno di trovare punti ed intensità difensiva dal proprio roster per dimostrarsi squadra molto più unita di quanto visto nel primo turno. Segnare i tiri con spazio, riuscire a fornire linee di passaggio valide alle penetrazioni di James, alzare l’asticella in difesa per poter giocare in transizione veloce: senza tutto questo, Cleveland si appresta a scalare una montagna. Tema di discussione sarà anche l’utilizzo di Tristan Thompson: lasciato ai margini della rotazione per i primi sei episodi della serie contro Indiana, sacrificato a favore della small ball e dei quintetti farciti di tiratori dall’arco, Double T si è fatto onore in gara-7, calcando il parquet per ben 34 minuti con una doppia doppia da 15 punti e 10 rimbalzi. Una presenza sotto canestro che potrebbe essere essenziale per contenere i lunghi di Toronto, Valanciunas su tutti, ed incutere timore alle penetrazioni di DeRozan e Lowry. D’altro canto, però, Lue perderebbe sostanzialmente un uomo in attacco, permettendo agli avversari di gestire in maniera diversa i radoppi su LeBron James ed i closeout sull’arco dei tre punti. Dall’altra parte, Toronto ha un diktat ben chiaro: non snaturarsi, non avere timore della squadra che è stata capace di infliggergli uno sweep lo scorso anno, continuare a trovare ritmo e continuità di gioco. I ragazzi di Casey sembrano arrivati alla stagione del tutto per tutto: con le difficoltà di Cleveland, gli infortuni di Boston e la non piena maturità dei 76ers, questa è probabilmente l’ultima occasione possibile in questo ciclo per Toronto per arrivare a qualcosa di importante. De Rozan, quasi certamente, vestirà ancora i panni del supereroe, ma ci sarà bisogno di un passo avanti anche da parte di Kyle Lowry, che fino ad oggi è rimasto nelle retrovie della serie contro i Wizards, lasciando il palcoscenico al compagno di reparto.