Compagni, allenatori, parenti, fan, giornalisti. Tutti contro Delon Wright. La guardia di Toronto, 26 anni ieri e tre anni di carriera tra D-League ed NBA, è diventata il bersaglio numero uno dopo la sconfitta in gara-4 della serie tra i suoi Raptors ed i Washington Wizards. La sua colpa, per tutti, è stata quella di sciupare le opportunità che, nel quarto quarto, probabilmente avrebbero potuto indirizzare in maniera diversa la gara. Per due volte, infatti, il prodotto dell’università dello Utah si è ritrovato a ricevere un passaggio, sul lato debole, senza avversari vicini. Entrambe le volte, però, non è arrivato un tiro, ma una riapertura che, soprattutto dalle mani di uno specialista del tiro dalla lunga distanza, ha fatto infuriare tutti e non poco.
Flash forward, si passa a due giorni dopo, gara-5: il copione si ripete, ma con un finale diverso. Sempre quarto quarto, squadre ad un solo punto sempre Wright, stavolta ispirato da DeRozan. Finta, passo per aggiustare i piedi e tripla da distanza siderale che scivola nella retina senza neanche scalfire il ferro. “Ha tirato da Barrie (oltre 100 km da Toronto, ndr)” la dichiarazione scherzosa, a riguardo, di Dwane Casey, “ho pensato fosse un tiro molto importante per lui”.
Questo, dunque, potrebbe essere scelto come turning point della vittoria per 108-98 che ha portato la serie fuori equilibrio sul 3-2. Ovviamente, intorno a Wright (18 punti in 26 minuti) tutta la squadra ha dato il suo contributo, dai 32 punti di DeRozan alle doppie doppie di Valanciunas (14 con 13 rimbalzi) e Lowry (17 e 10 assist). Per tutta la stagione, Toronto ha cercato di modificare, rinnovare il suo attacco, puntando molto sui passaggi e sulla circolazione della palla. Ovviamente, però, dopo aver fatto circolare il globo a spicchi in lungo ed in largo, qualcuno deve pur spedirlo verso il canestro, fidandosi dei compagni e prendendosi la responsabilità di portare punti, anche pesanti, in cascina.
Lo stesso Wright ha analizzato le situazioni, ed in particolare la posizione di DeMar DeRozan: “Non ci siamo limitati a fargli portare la palla, abbiamo quasi lasciato che la palla lo trovasse. Lui, dal canto suo, ha trovato giocate per liberarsi dei raddoppi e in generale di tutte le situazioni che la difesa gli metteva contro. In gara-4 riuscivano a chiuderlo spesso, mentre in questa l’abbiamo mossa meglio, trovandolo spesso sul lato debole”.
Il nativo di Compton ha agito spesso da tiratore puro, sugli scarichi, più che da playmaker, chiudendo la gara con un 12/24 dal campo, 2/4 dall’arco e 5/6 ai liberi, per i già citati 31 punti. Anche dalle corde vocali di Kyle Lowry sono piovuti complimenti, parlando invece di quando DeRozan decide di affrontare la difesa palla in mano: “Ci rende le cose facili da tutto l’anno. Arriva nel pitturato, riesce a scaricare, ha fornito 5 assist. Offensivamente è più aggressivo, ed abbiamo bisogno che lo sia”.
I Raptors però hanno scavato il solco anche in fase difensiva: buono il rating fdi 98 punti concessi in 96 possessi ai Wizards, cercando di arginare John Wall con tutti gli uomini a disposizione. Alla fine, ovviamente, Wall ha trovato il modo di portare a casa 26 punti oltre ai 9 rimbalzi ed altrettanti assist, ma i canadesi sono stati bravi a costringerlo a prendere quasi tutti i suoi tiri (10/21) dal mid-range, dove il 5 volte all-star è meno incisivo. In pratica, la strategia è stata quella di muovere “in anticipo” i lunghi, andando a chiudere il pitturato con le rotazioni, impedendo a Wall di accendere il motore ed arrivare al ferro. In particolare, Valanciunas ha arricchito la sua gara con un paio di scalate difensive eccellenti. “Si è mosso molto bene stasera” gli ha riconosciuto il suo head coach, “In alcune partite riesce a farlo. Abbiamo bisogno di vederlo più spesso, ma ha l’abilità per chiudere in determinate situazioni”.
Soprattutto il quarto quarto del lettone, oltre ai già citati movimenti difensivi, ha legittimato il suo ruolo nei Raptors: sei punti e sette rimbalzi (in una partita in cui i padroni di casa hanno sofferto molto sulle carambole).
Insomma, sussulti, novità, frutti raccolti del lavoro di questa stagione. La domanda, ora, è sempre la stessa. Basterà per invertire la tendenza degli ultimi anni e trasformare i Raptors in una squadra da playoffs?