Sarà il caso di tornare a chiamarli Cleveland James, come accadeva nelle prime edizioni dei Cavs, quando la squadra ruotava completamente intorno a LeBron, unica superstar nel deserto tecnico dell'Ohio. Da allora sono trascorsi molti anni, con una parentesi a Miami, ma in questo momento i vicecampioni NBA sono rappresentati in tutto e per tutto dal Prescelto, capace di mettere a referto 46 punti per pareggiare sull'1-1 la serie di primo turno di playoffs della Eastern Conference contro gli Indiana Pacers.
Di questi 46 punti, 16 sono stati segnati consecutivamente dalla palla a due. Un 16-3 targato James, perchè nessun altro giocatore in maglia Cavs si era ancora iscritto al tabellino. Una risposta all'esortazione di coach Tyronn Lue, che si era augurato di vedere un LeBron più aggressivo dopo l'imbarazzante prestazione di squadra del primo episodio della serie. Ma se LBJ ha indirizzato la partita, anche il cambio di primo quintetto di Cleveland ha fatto la sua parte. Fuori Rodney Hood e Jeff Green, dentro J.R. Smith e Kyle Korver. La mossa ha funzionato, secondo quanto dichiarato dallo stesso James: "Penso che ci sia stata maggiore familiarità con il quintetto a inizio partita - le sue parole, riportate da Dave McMenamin di Espn - voglio dire, avevamo quattro giocatori che avevano già giocato insieme ai playoffs in passato, e in più c'era George Hill, che è esperto di suo. Tutto ciò ci ha aiutato molto da questo punto di vista. Ha consentito a Jeff Green e Rodney Hood di prepararsi ed entrare senza dover essere chiamati al proscenio per primi. Sì, il quintetto ha funzionato bene stasera". Soddisfatto di J.R. Smith e Kyle Korver coach Tyronn Lue: "J.R. non ha paura di aggredire gli avversari in difesa - l'annotazione dell'allenatore - questo è uno sport di contatto, bisogna colpire i rivali: i nostri ragazzi devono capirlo e rendersene conto. Al di là dei suoi gran tiri, Kyle ha invece fatto piccole cose, come sforzi supplementari, ha davvero marcato il territorio, prendendosi anche carico di difendere su Oladipo nel primo tempo". Ora Lue spera che anche i nuovi arrivati in casa Cavs, Jordan Clarkson, Rodney Hood e Larry Nance (eccezion fatta per George Hill, che ha un'esperienza NBA diversa alle spalle) possano approcciare i playoffs nel modo migliore possibile.
Ai suoi giovani, prima di gara-1 l'allenatore di Cleveland aveva chiesto "solo di giocare duro e competere, tuffarsi e lottare sulle palle vaganti, trovare canestri veloci in transizione, in modo tale da vedere subito il ferro". Non è andata esattamente così nella gara inaugurale della serie, persa nettamente dai Cavs. Ma non solo per il contributo dei giovani inesperti, ma piuttosto per l'atteggiamento generale dell'intera squadra. Lo stesso LeBron era rimasto ai margini della sfida, facendo tornare indietro le lancette del tempo di oltre due mesi, quando il suo "sciopero" cestistico era evidente, a sottolineare l'incompatibilità tecnica con Isaiah Thomas e con quella conformazione della squadra. Allo stesso modo James non ha gradito il quintetto di partenza di gara-1, affermando che i Cavs non erano una squadra costruita per vincere ai playoffs. Troppo inesperti, troppo poco amalgamati per competere, secondo il Prescelto. Atteggiamento opposto invece in gara-2, in cui ha indicato la strada ai compagni dominando in lungo e in largo il primo quarto, per poi completare l'opera nel resto della partita. Non una bocciatura dei vari Hood, Green e Clarkson, ma una chiara indicazione verso il quintetto che gradisce di più, soprattutto con J.R. Smith dalla palla a due. Secondo quanto riportato da Espn, a Cleveland sperano che i giovani possano rendere meglio in trasferta che in casa, lontano dalle pressioni e dagli sguardi della Quicken Loans Arena. Anche di loro ci sarà bisogno a Indianapolis, per far svoltare definitivamente una serie partita malissimo.