Gli Utah Jazz di Donovan Mitchell non si fermano più. L'orchestra di coach Quin Snyder asfalta anche una versione - decisamente apatica - dei Golden State Warriors davanti al pubblico festante di Salt Lake City, rifilando a Durant e compagni quaranta punti di distacco e superando in classifica i Portland Trail Blazers al terzo posto della Western Conference. Due piccioni con una fava soltanto per Rubio e soci, che nella notte hanno archiviato la pratica Warriors già nel primo quarto, grazie alla solita difesa arcigna e ad un attacco che gira a meraviglia e coinvolge sempre tutti gli interpreti.
Di certo l'approccio e la testa con la quale i Warriors sono scesi in campo alla Vivint Smart Home Arena ha condizionato e non poco l'esito del primo quarto e della sfida intera. Green e Durant provano a rispondere alle prime sollecitazioni dei padroni di casa in avvio, ma devono chinare il capo al parziale di 18-3 che spacca in due la contesa: Rubio sale in cattedra ed alza i giri del motore, mettendo in condizione Favors, Gobert, Mithcell e sé stesso di creare i presupposti del break. La difesa di Golden State è un colabrodo e soffre tremendamente le folate del rookie dei Jazz: al primo intervallo è 33-16. La musica non cambia con l'ingresso dei secondi quintetti: Livingston non riesce, con West, a far cambiare passo agli ospiti, con il solo Looney che sfrutta nel pitturato la sua fisicità. Durant prova a metterci il resto, ma l'intensità difensiva di Utah domina in lungo ed in largo, consentendo ai Jazz di volare in transizione ed implementare il vantaggio (Jerebko infallibile da tre e Crowder chirurgico). Rubio, O'Neale e Mitchell acuiscono le difficoltà della difesa di coach Kerr, sfiorando il trentello di passivo già all'intervallo (62-33).
Ci si aspetta una scossa, quantomeno emotiva, nella ripresa da parte dei campioni in carica, la quale invece non arriva. Anzi. Sono sempre i Jazz a non abbassare minimamente l'intensità della gara, scollinando con Favors e Rubio oltre i trenta punti di vantaggio. Pachulia e Thompson provano a mettere un freno alla valanga Jazz, ma devono inchinarsi all'ennesimo parziale firmato Mitchell, che vale il più 41 (!). Klay Thompson è l'unico nei minuti finali del terzo quarto a provare quantomeno una reazione d'orgoglio per gli ospiti, limitando i danni fino al 93-56 della penultima sirena, ma è un fuoco di paglia, perché i compagni non lo seguono e, nell'ultima frazione, il garbage time conclusivo fissa il punteggio sul 119-79. Una mazzata per i Warriors dura da digerire, adesso sta a Kerr rimettere insieme i cocci di una difesa che preoccupa e non poco in vista dell'inizio dei playoffs.
I tabellini