PORTLAND TRAIL BLAZERS 108-105 OKLAHOMA CITY THUNDER

In una Chesapeake Energy Arena stracolma sono i Trail Blazers a spuntarla nel quasi-spareggio per il terzo posto ad Ovest contro OKC: 34 di McCollum, 24 con 7 rimbalzi e 5 assist di Lillard e 17 punti con 12 rimbalzi e 2 stoppate di Nurkic permettono a Portland di contenere il tentativo di rimonta dei Thunder e vincere al photofinish. A Coach Donovan non bastano i 23 di Westbrook e la doppia doppia da 18 punti e 10 rimbalzi (9 offensivi) di Steven Adams.

Ad iniziare meglio sono subito i Trail Blazers, che con l’attacco orchestrato da uno scatenato Lillard ed i punti di Nurkic (4) e McCollum (6) tracciano subito il primo parziale di 14-2 contro i Thunder molto macchinosi in attacco. Westbrook prova a svegliare i suoi mandando tre volte consecutive a canestro Steven Adams, ma Portland continua a segnare da tre: Aminu e Harkless si iscrivono alla festa. Il vantaggio dei Blazers continua a lievitare, con Lillard che segna il 5/5 ai liberi in due tornate prima di scippare, a fil di sirena, Paul George per chiudere in campo aperto col layup: 34-17.

Nel secondo quarto però l’iniziativa degli ospiti rallenta, ed ecco che OKC riesce a rimettere la testa avanti con la second-unit. Raymond Felton e Jerami Grant firmano praticamente in solitaria, alternando triple ed attacchi in penetrazione, il parziale che riporta i Thunder a contatto sul -6, mentre i Trail Blazers rimangono inchiodati a quota 44. Quando torna in campo Westbrook a portare energia i ragazzi di Coach Donovan vanno vicini anche al sorpasso, grazie al fadeaway di George, ma Portland è lucida nel ritrovare confidenza col canestro e riaprire un piccolo gap. All’intervallo lungo i punti di differenza sono 5.

L’inizio di secondo tempo è sui binari dell’equilibrio, con la sfida a distanza che si accende tra Westbrook e Lillard: splendido l’alley-oop dell’MVP in carica per Carmelo Anthony, mentre lo 0 rosso-nero risponde pescando dal cilindro la tripla in step-back. Alla festa partecipa anche Paul George, che firma il primo sorpasso (76-75) con il tiro da tre, subito prima che la zingarata di Felton garantisca ad OKC un possesso pieno di vantaggio. Alla terza sirena, però, Lillard firma l’82-80.

Nel quarto quarto i Thunder puntano ancora sulla panchina che tanto rendimento ha garantito sinora, ma soprattutto sulla coppia George-Westbrook. Trova una tripla cruciale a 9 dal termine anche Patrick Patterson, ma CJ McCollum decide di tenere a galla i suoi praticamente da solo: otto punti filati, tirando da qualsiasi posizione ed in qualsiasi condizione, prima della tripla su assist di Nurkic che per un errore ai liberi non diventa gioco da quattro punti sul fallo di Brewer. La tensione si sente, pur essendo una gara da fine di regular season, ed i padroni di casa trovano punti pesanti anche da Abrines, oltre che dalle piroette del solito RW. Ultimi minuti, squadre a contatto, con i Thunder avanti 103-102 a 45 secondi dal termine: ci prova Lillard, il ferro sputa, ma il primo ad arrivarci è Maurice Harkless che palleggia e, dall’angolo, si inventa la bomba che manda i suoi in paradiso. Westbrook, con la solita penetrazione folle di mancina, aggancia il pari, ma dall’altra parte arriva il palleggio-arresto-tiro di McCollum: Carmelo Anthony pasticcia due volte con il possesso decisivo, la W va a Portland.


UTAH JAZZ 110-91 GOLDEN STATE WARRIORS

Niente da fare, di nuovo, per la Golden State orfana dei Fab Four Curry, Durant, Green e Thompson, tutti fuori per infortunio. Le seconde e terze linee dei Warriors tengono botta per il primo tempo alla Oracle Arena, ma poi devono cedere il passo agli ottimi Utah Jazz, guidati dalla doppia doppia (17 punti e 15 rimbalzi) di Gobert e dai 21 punti di Donovan Mitchell, ma soprattutto da ben sette interpreti in doppia cifra. Per i campioni in carica il top scorer è Quinn Cook con 17 punti ed 8 assist, mentre Iguodala, dalla panchina, fa 12 in 19 minuti.

Uno scatenato JaVale McGee firma subito l’inizio scoppiettante dei Warriors, che trovano punti anche da Cook e Young dalla media, mentre dall’altra parte sono Mitchell ed i cinque punti di Gobert a tenere in partita da subito i Jazz. Golden State sfiora anche la doppia cifra di vantaggio, ma sul finale di primo quarto arriva il mini-parziale inaugurato dalla tripla dall’angolo di Jae Crowder. Iguodala risponde con la stessa arma, e con Favors che guida la ripartenza per andare a centrare il jumper è 22-18 alla prima pausa.

In apertura di secondo quarto è la tripla di Joe Ingles ad inchiodare il soprasso Utah, con l’australiano che decide di prendersi la scena: prima due assist consecutivi per le penetrazioni di Dante Exum, poi un’altra bomba per il +6 dei suoi. Con 9 minuti sul cronometro è David West a svegliare i suoi tramite due ottimi jumper dalla media, ma i Jazz hanno leggermente dalla loro l’inerzia della gara: quando McCaw trova la penetrazione con l’eurostep, Donovan Mitchell fornisce la pronta risposta con la tripla dal palleggio.
Dopo essere finiti a -9, però, i Warriors riescono ad alzare il tono in difesa ricucendo il gap grazie al solito McGee, con quattro punti filati nel pitturato, ed allo splendido step-back di Cook. Rubio e Gobert riaprono leggermente la forbice, mentre negli ultimi secondi è festa grande: Iguodala con la tripla di pura personalità, Mitchell risponde ancora una volta, mentre Nick Young inventa due punti nella selva del pitturato avversario. Si va negli spogliatoi sul 53-47.

È ancora Ingles ad inaugurare la frazione dall’arco, e Utah continua ad attaccare con continuità: l’attacco dei Warriors invece è paralizzato, i tiri non entrano più ed il parziale è servito. Gobert, Mitchell, Favors ed addirittura la tripla di Ricky Rubio: segnano tutti ed i Jazz infrangono il muro dei 20 punti di scarto (71-50).
Dopo quasi cinque minuti di astinenza Quinn Cook smuove la retina, ma i Jazz dialogano troppo bene: semi-transizione per Ingles che spara nell’angolo e regala l’ennesima tripla con spazio a Mitchell. In affanno, GS si affida agli unici “senatori” a disposizione, Iguodala e Pachulia, per tentare il rientro, ma dall’altra parte DM e Favors sono praticamente implacabili. Due punti arrivano anche da Livingston, i Warriors approdano al quarto quarto sotto di 24 punti.

All’inizio della frazione decisiva Utah fa capire che non ha nessuna intenzione di alzare il piede dal pedale, e sostanzialmente gli ultimi dieci minuti si giocano quasi solo ad onor di cronaca: mega-garbage time che vede le solite, brillanti, realizzazioni di Exum e Crowder, mentre per Steve Kerr segnali positivi arrivano da Jordan Bell e Damian Jones. Comunque, alla sirena i campioni incarica incassano, per 110-91, la diciannovesima sconfitta stagionale, mentre Utah continua a far paura a tutti in ottica Playoffs: adesso i ragazzi di Coach Snyder occupano l’ottavo posto, ad una gara e mezza dai Nuggets noni.