La notte NBA appena trascorsa ci ha detto che gli Indiana Pacers ed i Philadelphia 76ers hanno staccato matematicamente il pass per i playoff. Se i primi sono arrivati alla settima partecipazione in post-season negli ultimi otto anni, per la franchigia della Città dell'Amore Fraterno si tratta di un gradito ritorno, infatti ciò non accadeva dal 2012, da quella stagione particolare accorciata dal lockout a sole 66 partite di regular season. Sembra trascorsa un'eternità. I 76ers allora chiusero con un record vincente, 35-31. Senza giocare - ringraziando il successo interno all'overtime di Oladipo e compagni sui Miami Heat - i 76ers stappano lo champagne e possono così festeggiare.
Gli ultimi cinque anni sono stati anni difficilissimi, i 76ers infatti nelle cinque stagioni precedenti a questa hanno messo insieme un record complessivo pessimo, davvero imbarazzante: 109 vittorie e 301 sconfitte. Hanno inoltre immagazzinato record su record negativi, menzioniamo la stagione 2015-2016, quella delle sole 10 vittorie complessive ed il record NBA di 28 sconfitte consecutive. In più, l'infinita sfortuna che ha colpito negli anni scorsi la squadra, che si è vista sistematicamente privata delle prime scelte al Draft. Dapprima Nerlens Noel, poi Joel Embiid, passando per Ben Simmons e Markelle Fultz. Una lunga serie di misfatti, a testimonianza che la fortuna sì, può essere cieca, ma la sfortuna invece ci vede benissimo.
Ora però il vento è cambiato, Philadelphia occupa la quarta piazza ad Est con un record di 42 vittorie e 30 sconfitte. 10 partite rimanenti, ed un fattore campo nel primo turno playoff da difendere con le unghie e con i denti. L'ormeggio ai playoff è l'ultimo segno della rinascita di Philadelphia, una ricostruzione durata un lustro e denominata 'The Process'. Questo, sotto l'occhio vigile dell'attento Bryan Colangelo, bravo a compiere molte mosse per accelerare la risalita dagli inferi e sbiadire il più in fretta possibile il ricordo si sam Hinkie. L'obiettivo è quello di costruire una squadra capace di vincere il titolo, e non brancolare senza grosse chance in post-season. Il materiale umano a disposizione di coach Brett Brown è molto buono, chiaro che per rendere Philly da anello bisogna ancora lavorarci sù.
Lo scorso anno i 76ers hanno chiuso con sole 28 vittorie all'attivo, mostrando lampi di potenziale mentre Embiid era in campo, anche se gli infortuni lo hanno limitato a 31 partite e fatto perdere il ROTY, scippatogli da Malcolm Brogdon. Quest'anno, con Embiid e Simmons, sani e solidi in squadra, in un gruppo nel quale fanno parte buonissimi giocatori del calibro di JJ Redick (non ha mai saltato la post-season da quando è stato draftato nel 2006 con l'undicesima scelta), Dario Saric e Robert Covington, i risultati del 'The Process' sono ben visibili, e Philly quindi ha potuto finalmente far nuovamente capolino ai playoff.