Dopo mesi di silenzio, utili ad alimentare indiscrezioni e rumors di vario tipo, Kawhi Leonard torna a far sentire la sua voce, nel momento più difficile della stagione dei suoi San Antonio Spurs. I neroargento di Gregg Popovich, in lotta per un posto ai playoffs nella Western Conference, sono attesi da tre trasferte complicate contro Golden State, Oklahoma City e Houston, con diversi giocatori chiave infortunati o comunque non al meglio (come Pau Gasol, LaMarcus Aldridge e Rudy Gay).
Leonard, che in questa regular season ha disputato solo nove gare, ha fatto parlare di sè più per lo tendinopatia al ginocchio destro che lo tormenta ormai dagli inizi di ottobre, che per le giocate sul parquet da miglior two way player dell'intera lega. Secondo quanto riportato da diversi insider NBA, la gestione dell'infortunio avrebbe allontanato il prodotto da San Diego dall'intera organizzazione degli Spurs, oltre che dai compagni di squadra. Ma Kawhi non ci sta e interviene per la prima volta pubblicamente, per spiegare quali siano le sue condizioni attuali e il suo rapporto con la franchigia. Dopo essere stato tre settimane a New York fino a fine febbraio, per consulti con degli specialisti, racconta di non aver mai perso i contatti quotidiani con coach Popovich e con il resto della squadra. Quanto al suo rientro in campo, a regular season quasi finita, Leonard si esprime così: "Ora non ho ancora programmato una data per il mio rientro - le sue parole, riportate da Michael C. Wright di Espn - ma sto facendo grandi progressi. Il dolore sta diminuendo. E' difficile da spiegare, ma sto sicuramente meglio. Mi sento meglio, molto più a mio agio. Spero di tornare in campo il prima possibile. Abbiamo fatto i passi giusti. Semplicemente non volevamo ricadute o aggravare le cose. Come ho già detto, è difficile da spiegare. Ma è ovvio, sono un agonista, e se sono in condizione di farlo, voglio giocare come ho già fatto nelle nove partite stagionali. Rimanere fuori non è stato certo dove avrei voluto essere".
In questi mesi di assenza, si sono diffuse voci su un presunto "distacco" tra l'entourage del giocatore, il coaching staff di San Antonio e la squadra, al punto da immaginare un Leonard non disponibile a firmare l'estensione contrattuale della prossima estate, quando gli Spurs del general manager R.C. Buford gli proporranno un quinquennale da 219 milioni complessivi, al massimo salariale: "Finire la carriera a San Antonio? Sì, certamente", dice Kawhi attorniato dai giornalisti, per poi tornare a parlare della stagione in corso: "C'è stato un grande sforzo di gruppo per farmi stare meglio, secondo il protocollo, passo dopo passo, come dovevamo fare. Tutto è stato fatto insieme. Non mi sono mai avvertito frizioni di alcun tipo. Ho parlato con il coach ogni giorno per tutto questo tempo. Pop sapeva che stavo facendo progressi, così come il frontoffice. Abbiamo preso una decisione di gruppo, quindi non sono stato solo io a tirarmi fuori e a dire ciò che avrei fatto". Leonard si sta ora allenando tre contro tre, non ancora cinque contro cinque: "Ma non conta. Anche se mi sto allenando tre contro tre, questo non significa che starò ancora due o tre settimane senza giocare. Sto solo cercando di simulare partite, giocare, allenarmi, fare un po' di cyclette: è tutto ciò che posso fare. Per tornare in campo devo essere in forma, quindi devo riprodurre in allenamento le condizioni della partita. Poi comincerò a mettere insieme minuti e spezzoni di gare: da lì andremo avanti".
Il numero due degli Spurs sa quanto sia pesata la sua assenza sulla regular season dei neroargento: "E' stato duro guardare la squadra dai box, ma i ragazzi hanno fatto un grande lavoro per tutta la stagione. Hanno giocato in maniera grandiosa, li ringrazio per questo e per i grandi compagni di squadra che sono. Hanno capito la mia situazione. Stanno giocando bene. Io devo solo tornare in campo, ma non posso farlo se non sono in grado". Una vicenda quantomeno particolare, che ora gli Spurs e il giocatore provano a risolvere, ma che si protrarrà fino all'estate.