Cambio di programma in casa Los Angeles Lakers. Questo è quello che, tramite i colossi delle news NBA Ramona Shelburne ed Adrian Wojnaroski, si apprende da ESPN. Fonti interne alla lega, infatti, riportano una virata netta riguardo al futuro dei gialloviola: se in precedenza l’obiettivo è sempre stato liberare spazio salariale per poter firmare, in estate, due contratti al massimo stipendio possibile (quindi due superstar, da affiancare al plotone di ottimi giovani in divenire) adesso, realisticamente, l’obiettivo del front-office sembra spostato verso la free agency 2019.
Difatti, è noto a tutti gli addetti ai lavori come quasi tutta la politica recente dei Lakers, in sede di mercato, fosse diretta a liberare spazio nel monte stipendi per poter presentare offerte convincenti a LeBron James, oramai sempre più lontano da Cleveland, ed a Paul George, che potrebbe liberarsi da OKC non sfruttando la player option, da sempre legato alla città ed ai colori. L’altro big che dovrebbe uscire dal suo contratto è DaMarcus Cousins, pronto a sondare nuovi mercati dopo l’esperienza accanto a Davis in quel di New Orleans.

La situazione, però, si è complicata: DMC ha subito la rottura del tendine d’achille, che lo terrà fuori a lungo ed implicherà un processo di riabilitazione tutt’altro che banale per un uomo di quella stazza fisica. George, invece, ha dichiarato alla giornalista Rachel Nichols che probabilmente ascolterà l’offerta dei Thunder per un nuovo contratto prima di qualunque altra, allontanando dunque le sirene gialloviola, e di conseguenza si riducono anche le possibilità di firmare James, che andrà alla ricerca di una squadra già pronta a puntare al titolo: difficilmente senza uno dei due colpi già citati Los Angeles sarà in grado di fornire tali garanzie.

Spostando l’occhio al 2019, dunque, si può notare come altrettanta carne dovrebbe essere messa a fuoco: su tutti, Kawhi Leonard potrebbe far visita alla free-agency, anche se il suo futuro è ancora molto nebuloso. Con gli Spurs sembrano esserci frizioni, almeno secondo voci di corridoio, l’infortunio al quadricipite si sta rivelando decisamente più complicato del previsto, e con ogni probabilità sarà l’hawaiiano ad avere l’ultima parola sulla possibilità o meno per San Antonio di mettere sul piatto un’estensione del contratto attuale. Qualora KaWow decidesse di rimanere, ovviamente, il GM Buford farebbe di tutto per accontentarlo, ma i Lakers potrebbero comunque contare su altri due all-star in circolazione, come Klay Thompson e Jimmy Butler: entrambi, infatti, potrebbero uscire dal proprio contratto attuale per ascoltare nuove proposte.

Allo stesso tempo, Los Angeles potrebbe trarre doppio vantaggio dalla scelta di ritardare almeno un anno la rinascita: da un lato, più tempo per organizzare il piano dei salari, senza la necessità di completare per forza tutte le operazioni entro la trade deadline, fissata al prossimo 8 febbraio. Dall’altro, lasciare 12 mesi in più al nucleo di giovani – Ingram e Ball, ma anche Kuzma e Josh Hart – per maturare, diventare più efficaci e di conseguenza far apparire la franchigia molto più appetibile alle stelle in giro per la lega.

Comunque, anche in una stagione di transizione, i Lakers stanno sorprendendo, soprattutto nel 2018, per rendimento: 10 vittore nelle ultime 14 (mai così bene dal 2013), nonostante undici gare di fila in trasferta e l’infortunio di Ball, fuori per dieci partite. In questa striscia a mettersi in evidenza sono stati anche Julius Randle e Jordan Clarkson, i due che più spesso in passato sono stati inseriti in discussioni su possibili trade, dati i contratti rispettivamente da 5.5 (da restricted free agent) e 12.5 milioni per il prossimo anno, e che invece viaggiano entrambi sopra i 15 punti di media a gennaio, con Randle tornato anche a far parte del quintetto titolare.

Tra i “pesi” da sollevare per quanto riguarda il monte salari, sicuramente, rimane il problema di Luol Deng. Se Brook Lopez, arrivato da Brooklyn con i suoi 22 milioni sonanti di contratto, sarà free agent la prossima estate, l’ex-Bulls è nel bel mezzo di un (sinceramente, clamoroso) contratto da 18 milioni a salire, che porterà i Lakers a spendere altri 36.8 milioni di dollari nelle prossime due stagioni. Troppi, per un trentatreenne in fase calante della sua carriera. La soluzione, a questo punto, potrebbe essere quella che oltreoceano chiamano waive-and-stretch: sostanzialmente, il giocatore viene tagliato, e la cifra garantita dello stipendio futuro viene “diluita” e pagata in un numero di anni pari al doppio più uno della durata originale. In termini pratici, invece che sborsare 18 milioni nel 2018/19 e quasi 19 nella stagione successiva, i Lakers potrebbero liberare Deng e pagargli poco più di sette milioni all’anno per i successivi 5 anni. Sicuramente una situazione più vincolante, ma che lascerebbe spazio, nel 2019, per circa 60 milioni di dollari nel salary cap, abbastanza per procedere in maniera assolutamente aggressiva in free-agency.

Tirando le somme: per poter avere spazio sufficiente a firmare due stelle questa estate, i Los Angeles Lakers dovrebbero agire sul mercato in questi ultimi due giorni, ipotecando giocatori di sistema come Clarkson e Randle, o trovando qualcuno disposto ad addossarsi il faraonico contratto di Deng (ovviamente ben “addolcito” da adeguate scelte ai futuri draft). In alternativa, il General Manager Rob Pelinka potrebbe mantenere questo nucleo, farlo crescere, optare per il waive-and-stretch con Deng e puntare al gran colpo nell’estate 2019, quando finalmente i gialloviola potrebbero tornare ad essere una reale contender al titolo.