Quella che sembrava la solita, tradizionale crisi di metà stagione delle squadre di LeBron James si è trasformata invece in una situazione ormai insostenibile per i Cleveland Cavaliers. Sconfitti in maniera nettissima da tutte le contender, o presunte tali, per il titolo NBA, gli uomini di Tyronn Lue non sono al momento un gruppo, bensì una banda di singoli in cui ognuno manda segnali all'interno e all'esterno per interessi personali. L'ultima debacle si è verificata in casa contro gli Houston Rockets: altra sconfitta di oltre trenta punti sul parquet della Quicken Loans Arena, che non ha risparmiato la sua disapprovazione per le ultime prestazioni (?) della sua squadra. Spazzati via da Thunder, Timberwolves, Raptors, piegati due volte da Golden State, una da San Antonio e Boston, questi Cavs non hanno un'anima e sembrano attendere una svolta che giunga prima della trade deadline dell'8 febbraio. Ma quali sono i reali problemi di Cleveland, con i quali sono costretti a fare i conti l'allenatore Tyronn Lue e il general manager Koby Altman? Proviamo ad analizzarli insieme:
- LeBron James. Tutto comincia e finisce con LeBron James, il miglior giocatore al mondo, che ha lasciato intendere, con comportamenti dentro e fuori dal campo, di non ritenere attrezzato l'attuale roster per un'altra cavalcata fino alle Finals NBA. Il Prescelto non avrebbe gradito l'arrivo di Isaiah Thomas, giunto da Boston nell'ambito della trade per Kyrie Irving, nè il rendimento di diversi suoi compagni di squadra (probabilmente tutti, eccezion fatta per Dwyane Wade), mostrando in campo tutto il suo disappunto. Il LeBron dominante dei primi due mesi ha lasciato spazio a un James completamente abulico, versione inedita del Prescelto. I rumors sul suo futuro, che dovrebbe essere lontano da Cleveland, sono all'origine delle frizioni con il frontoffice: sono in molti a credere che le voci su un abboccamento estivo con i Golden State Warriors siano state fatte circolare ad arte proprio dal suo entourage.
- Isaiah Thomas. Dopo mesi trascorsi a guardare per recuperare dall'infortunio all'anca, l'ex idolo del TD Garden di Boston ha scoperto quanto sia difficile calarsi in un'altra realtà, in cui la palla è spesso nelle mani di LeBron e in cui si è esposti ai propri limiti difensivi, senza aiuto o copertura da parte dei compagni. La situazione di Thomas è complicata dal contratto in scadenza: IT pensa di meritare un nuovo ingaggio (probabilmente altrove) a cifre iperboliche, ma quest'ultima stagione non sta certo deponendo in suo favore.
- La chimica di squadra. Ci aveva pensato Dwyane Wade, a inizio stagione, a mettere l'accento sulle difficoltà di spogliatoi dei Cavs. "Non tutti i matrimoni finiscono bene", le sue parole, con tanto di paragone con la Miami del 2013-2014, quella dell'ultimo anno di James in maglia Heat. A Cleveland nessuno sembra fidarsi di nessuno: Kevin Love è stato preso di mira dai compagnio in un meeting che sarebbe dovuto rimanere "riservato" (poi si è infortunato, frattura alla mano sinistra), Thomas considerato ben presto non adatto, e altri componenti storici del roster, come Tristan Thompson o J.R. Smith, messi più o meno ufficialmente sul "mercato".
- L'assenza di un vero allenatore. E' in queste circostanze che Cleveland paga la mancanza di un timoniere di polso. Tyronn Lue è semplicemente l'uomo che siede in panchina, ma non è il tecnico dei Cavs. Poco dipende da lui e dal suo staff, molto (quasi tutto) da LeBron. James è il sistema, nel bene e nel male, e la conferma è che Lue è ancora in sella dopo una sfilza di figuracce verificatesi in tv nazionale.
- Il nodo della scelta di Brooklyn. Se i Cavs tentennano prima di imbastire una trade che possa andare incontro ai desideri di LeBron, è perchè non sanno se il loro miglior giocatore rimarrà in Ohio anche la prossima stagione. L'asset più importante a disposizione del proprietario Dan Gilbert e del general manager Koby Altman è la scelta al primo giro del prossimo Draft, quella dei Brooklyn Nets, ottenuta dai Boston Celtics. Sacrificarla per uno o due giocatori nel tentativo di provare un upgrade nel breve periodo non sembra nelle loro intenzioni. Il discorso sarebbe invece probabilmente diverso se James chiarisse cosa intende fare del suo futuro. Come accennato, nelle sue squadre, si inizia e si finisce con LeBron.