Un duello rusticano, di quelli da stropicciarsi gli occhi, spellarsi le mani per gli applausi. Da una parte Stephen Curry, 49 punti con 8/13 da tre punti, dall’altra Kyrie Irving, 37 con una altrettanto clamorosa prova balistica da oltre l’arco dei tre punti (5/6, con 13/18 dal campo). A margine, la spuntano i Golden State Warriors, di misura, di rimonta, dopo essere stati in estrema difficoltà nel primo quarto contro l’attacco dei Celtics. La panchina di Kerr – decisamente più lunga e competitiva di quella del dirimpettaio - e la superlativa serata di Steph fanno la differenza, minima, tra le squadre. Festeggiano i Warriors, ma Boston va via dalla Oracle Arena con l’ennesima conferma di potersela giocare (quasi) alla pari.
Nemmeno il tempo di scendere in campo che l’intensità è già massimale. Horford e Irving da una parte, Curry e Green dall’altra firmano il 10 pari dopo un paio di minuti, con i Celtics che tuttavia sembrano farsi preferire per qualità di gioco e di esecuzione in attacco. Brown risponde presente dopo un paio di partite al di sotto delle aspettative, Irving si riscalda ed inizia a bombardare da oltre l’arco: due triple di fila mandano Boston sul più dieci, vantaggio confermato nonostante uno Steph Curry scatenato dalla parte opposta, mentre Durant sonnecchia in seconda battuta. E’ come al solito l’apporto della panchina dei Warriors a risultare di fondamentale importanza nelle sorti dei campioni in carica, soprattutto quando c’è da cambiare l’inerzia alla gara: Livingston e Thompson riescono nell’intento e riportano sotto di due i padroni di casa. Stevens deve chiedere gli straordinari ai suoi titolari – con Smart ancora out le rotazioni sugli esterni sono molto più corte – ed è il solito Kyrie a prendersi la scena a suon di giocate (7/7 dal campo). Con Morris l’ex Cavs rimette una decina di punti di margine tra le squadre, ma è ancora Curry, da tre, a rispondere a Rozier ed aii tentativi di fuga di Boston.
Il beniamino di casa riprende dove aveva lasciato anche nel secondo tempo. Tuttavia dalla parte opposta Horford prima, ed ancora Irving, rispondono per i Celtics, i quali però faticano oltremodo nel frenare l’impeto dei padroni di casa: Rozier non riesce a contenere Curry, Thompson e Durant lo spalleggiano a dovere e la sfida è ribaltata. Golden State vola sul più sette, contiene la voglia di Irving di spaccare il mondo e di trascinare in solitaria i suoi, e scappa definitivamente a fine terzo quarto: l’intensità selvaggia della difesa dà il là alla mortifera transizione dei ragazzi di Kerr, i quali ne beneficiano con Curry – altre due triple e diciotto punti a bersaglio nel solo terzo quarto – e Durant. Di Green e Thompson i canestri che, a cavallo delle due frazioni, danno la doppia cifra di vantaggio ai Warriors. Boston sembra accusare il colpo, ma resta aggrappata alla gara grazie a Brown e Morris.
Horford accorcia ulteriormente, così come Tatum, ma la rimonta non riesce ad essere coronata del tutto perché dalla parte opposta Durant e West si sostituiscono per un secondo al compagno di squadra mattatore di serata confermando il vantaggio casalingo, seppur di misura. Irving scrive il -1 da distanza siderale, il nuovo sorpasso addiritutra di sinistro, in zingarata. E’ Curry però a decidere la sfida: prima la tripla da metà campo, poi la penetrazione del definitivo più 5. Boston si piega, ma con onore delle armi.
I tabellini