Ora che la prima parte di stagione è andata in archivio, Kyle Kuzma può essere tranquillamente considerato la steal of the Draft 2017. Scelto con la chiamata numero ventisette alla lotteria del Barclays Center dai Los Angeles Lakers del nuovo corso firmato Magic Johnson e Rob Pelinka, Kuzma, prodotto da Utah, ha prima rubato la scena in Summer League, poi in regular season si è dimostrato un'ala capace di fare bene un po' tutto, nuovo idolo dello Staples Center.

Mentre il compagno di squadra Lonzo Ball ha sofferto critiche mediatiche eccessive, dovute alla sua sovraesposizione (scelto alla due e sponsorizzato in modi non sempre ortodossi dal padre LaVar), Kuzma non ha avuto problemi di "ambientamento". Non aveva niente da dimostrare, ha giocato con la leggerezza del carneade, ma ha anche avuto il merito di non abbassare mai la lo standard del suo rendimento, sia come realizzatore che come all around player. Difficile stabilire quale sarà il suo futuro in una lega come l'NBA, ma ciò che è certo è che i gialloviola sanno già di poter contare su di lui, in un anno di "selezioni", in cui diversi giocatori sono stati messi in vetrina per cercare di comprenderne le prospettive. Alla sua prima stagione da matricola, Kuzma ha dimostrato di essere un ottimo tiratore, di non aver paura di penetrare al ferro anche contro lunghi intimidatori e di riuscire a giocare una discreta pallacanestro anche in difesa, fase del gioco in cui i Lakers di Luke Walton sono migliorati rispetto alla scorsa annata. Ma c'è di più: il ragazzo non teme di salire al proscenio quando conta davvero, nei finali delle partite punto a punto, come accaduto un paio di sere fa allo Staples Center nella gara contro i Boston Celtics, in un gran duello con un All-Star come Kyrie Irving. A dimostrazione del fatto che KK può essere anche un realizzatore, non solo un giocatore di puro complemento. Matricola a più dimensioni, contro i biancoverdi Kuzma ha segnato 28 punti complessivi, di cui 17 nel solo quarto quarto, con tre triple in successione che hanno incendiato il pubblico gialloviola, condite anche da un assist immaginifico per il compagno di squadra Larry Nance.

Alla fine i Lakers l'hanno spuntata per 108-107, rinverdendo i fasti di una rivalità che attualmente vede Boston nettamente avanti, e nel postpartita è stato proprio il numero zero di coach Luke Walton a prendersi le luci dei riflettori: "Nel finale ha funzionato tutto - le parole di Kuzma riportate da Ohm Youngmisuk di Espn - qualsiasi cosa facessi, tiro o altre giocate, mi è riuscito tutto facile. Ho parlato anche un po' con Kyrie Irving, lui è un grande agonista, mi piace giocare contro giocatori del genere. Nelle ultime dieci o dodici partite avevo fatto un buon lavoro nel ruolo di facilitatore, cercando di aiutare i miei compagni a fare le loro giocate. Ho provato a dare una mano a chi aveva bisogno di aiuto". Preoccupato della crescita del suo rookie, coach Luke Walton, che non vuole che Kuzma si trasformi solo in un realizzatore, bensì in un giocatore che migliori in difesa, vada a rimbalzo e tratti la palla nella metà campo avversaria: "Con Kuz c'è sempre una linea sottile, perchè noi abbiamo bisogno dei suoi punti e della sua mentalità da pistolero, ma a volte tutto ciò genera brutti tiri. Quindi gli mostriamo sempre tutti i suoi tiri, parlando insieme di quali sono buoni e di quali invece non vanno presi. Stasera pensavo che avrebbe potuto fare un gran lavoro da playmaker quando aveva la palla in mano: in quel modo demoralizza le difese. Quando ha penetrato e poi passato quella palla a Larry Nance per la schiacciata era stato raddoppiato: è quella la pallacanestro vincente. La sua curva di apprendimento sta rimanendo costante. Uno dei motivi per cui gioca così bene dipende dalla libertà che gli lasciamo, ma è qui che viene in gioco la responsabilità: stiamo insistendo con lui sulla selezione di tiri e sulla capacità di playmaking". Candidato anche al premio di rookie of the year, che però con ogni probabilità sarà caratterizzato da una corsa a due tra Ben Simmons e Jayson Tatum, Kyle Kuzma sembra star costruendosi una carriera NBA di livello, partendo dal basso, ancorchè con una maglia gloriosa come quella dei Los Angeles Lakers.