Solo i Cleveland Cavaliers di questo periodo potevano concedere 114 punti ai decimati San Antonio Spurs di Gregg Popovich, privi di Kawhi Leonard, Pau Gasol, Rudy Gay e Manu Ginobili. All'AT&T Center i neroargento hanno tenuto a bada la voglia di rivincita di LeBron James, eseguito il loro gioco alla perfezione e sfruttato gli sbandamenti avversari, ritrovando la vittoria in un momento complicato, in cui si sono diffuse voci incontrollate di rapporti incrinati tra Kawhi Leonard e la franchigia texana.
Leonard, stella della squadra ai box praticamente da inizio stagione (tranne qualche sporadica apparizione tra dicembre e i primi di gennaio) a causa di una fastidiosa tendinopatia rotulea, è stato descritto da diversi network statunitensi come "distante e disconnesso" dal resto della squadra e dell'organizzazione. A spegnere sul nasce ogni indiscrezione,ci ha pensato coach Gregg Popovich, poco prima della gara casalinga vinta contro i Cavs: "Davvero non so per quale motivo parliate di soap opera. In diversi scrivono alcuni articoli, lo capisco, ma perchè soap opera? Sarebbe una soap opera se ne parlassimo ogni giorno. Ma non lo facciamo, non c'è altro da dire rispetto a quello che abbiamo già detto. La riabilitazione sta andando più lentamente di quanto ci aspettavamo. Ci auguravamo potesse essere più rapida. Ma se stiamo sbagliando, come abbiamo fatto in passato, lo stiamo facendo perseguendo una strada conservativa. Un anno tenemmo Tim Duncan fuori dai playoffs a causa dei suoi problemi al ginocchio, e lui avrebbe potuto giocare. Quindi non vedo alcuna differenza rispetto a ciò che abbiamo fatto con altri giocatori. Altri, per qualche ragione, vogliono dire che è diverso. Ok, ma tutto ciò non influenza la mia squadra nè nessun altro. Nessuno vuole tornare in campo più di Kawhi Leonard. Io penso di essere il secondo. I suoi compagni di squadra lo rivogliono con loro, tutti lo vogliono in campo. Lui è un agonista, quando è arrivato qui non era il Leonard che ora tutti conosciamo. E questo dimostra quando ci tenga a lavorare qui. Certamente non avrebbe voluto saltare tutte queste partite, è frustrante per tutti. Ma è davvero stupido voler montare qualcosa tra lui e i suoi compagni di squadra".
Intanto gli Spurs stanno facendo i conti con le difficoltà fisiche, legate all'età avanzata (36 anni) e al ritorno da un brutto infortunio (sempre al ginocchio) di uno dei giocatori simbolo degli ultimi quindici anni. Tony Parker, il franco-belga che è stato playmaker titolare dal suo arrivo a San Antonio, è da due partite stato rimpiazzato in quintetto da Dejounte Murray, giovane point guard al secondo anno con la maglia neroargento. Il ragazzo non si è lasciato impressionare dal confronto con la squadra di LeBron James, mostrando ancora una volta personalità e coraggio, nonostante il suo gioco sia tutto da sviluppare. Mai realmente efficace con il tiro sospensione, il prodotto da Washington è però un atleta veloce, con lunghe braccia, verticalità e grandi doti di rimbalzista. Popovich crede in lui e ne sta accompagnando l'evoluzione, senza esitazioni. Dejounte ha giocato a lungo contro James, accoppiandosi con il Prescelto anche in difesa, cavandosela egregiamente. "Si troverà spesso in quelle posizioni e in quelle situazioni - ha detto a proposito Popovich - e per lui si tratta di una cosa positiva, perchè può finire le partite e vedere come si trova. Ha perso un pallone all'inizio della gara, ma la cosa non lo ha sconcertato. E' sempre andato alla ricerca della giocata successiva. Gran segno, non si è depresso o sentito in colpa. E' semplicemente andato avanti a giocare". Murray rappresenta il futuro degli Spurs nella posizione di point guard, sia per i problemi di Parker, che comunque ha dato il suo contributo in uscita dalla panchina anche nella sconfitta con gli Indiana Pacers, sia perchè l'australiano Patty Mills non è un playmaker old style, ma per certi versi più una shooting guard. La scorsa estate San Antonio ha provato a portare Kyrie Irving e Chris Paul all'ombra dell'Alamo, ma i tentativi del general manager R.C. Buford non sono andati a buon fine. Fino alla trade deadline dell'8 febbraio tutto è possibile, ma gli Spurs sembrano credere davvero in Dejounte Murray.