Detroit Pistons - Brooklyn Nets 100-101
Non si completa la rimonta dei Detroit Pistons, i quali cedono davanti al pubblico amico al cospetto dei sempre più sorprendenti Brooklyn Nets. La squadra di Atkinson si conferma bruttissima gatta da pelare, rognosa quando la testa è attaccata al collo e le funzioni vitali si esprimono al meglio.
La prova arriva a MoTown, in casa dei Pistons che vanno a caccia di un successo di discreta importanza in ottica playoff. Invece a dominare la gara sono gli ospiti, quantomeno in avvio, quando gli ospiti confermano di giocare un ottimo basket, capace di trovare sia Zeller nel pitturato che Hollis-Jefferson, Crabbe e Carroll sul perimetro. Bullock ed Harris sembrano però firmare le giocate per il primo allungo Detroit, ma sono Dinwiddie, l'ex Raptors ed Hollis-Jefferson a ribaltare punteggio ed inerzia, fino al più 10 di fine primo quarto. I Pistons alzano i giri del motore nel ventre della seconda frazione, quando dopo i canestri di LeVert che confermano la doppia cifra di vantaggio è Harris a prendere per mano i suoi e con Tolliver riportarli sotto di 5 all'intervallo lungo.
In avvio di ripresa, con l'inerzia che sembrava spostarsi dalla parte dei padroni di casa, sono invece gli ospiti a partire con il piede giusto riportandosi in doppia cifra di vantaggio grazie alle triple di Dinwiddie e Hollis-Jefferson. Sul più 15 però i Nets si rilassano eccessivamente, lasciando a Kennard e Johnson l'occasione per accorciare e dimezzare il gap. E' la panchina di Detroit a fare la differenza per i padroni di casa, colmando il gap creatosi con uno scatenato Kennard e con Galloway. Si procede con il tira e molla continuo, ma i Pistons stavolta non fanno scappare nuovamente gli ospiti: Johnson e Smith rispondono a Dinwiddie, Drummond firma il sorpasso sul più uno, ma lascia quattro secondi ai Nets per la risposta. Dinwiddie sale al proscenio, piazza il buzzer beater vincente e fa festeggiare Brooklyn.
San Antonio Spurs - Indiana Pacers 86-94
Continua il momento di forma non propriamente esaltante dei San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Reduci da sei sconfitte nelle ultime dieci uscite, gli Speroni cadono anche all'ombra dell'Alamo nella notte contro gli Indiana Pacers di Victor Oladipo, confermando le difficoltà dell'ultimo periodo e, probabilmente, un fisiologico periodo di appannamento, condizionato tra le altre cose anche dalle assenze di Leonard e soprattutto Ginobili.
Eppure la partenza sembrava essere positiva per i nero-argento, abili a sfruttare le giocate di Green e Gasol per mettere la testa avanti nel punteggio. Ritmi tutt'altro che frenetici e alti, con entrambe le squadre che preferiscono gestione controllata ed attacchi a difesa schierata. Collison fa saltare il banco a metà frazione colmando il gap creatosi, nonostante i tentativi di Gasol di tenere a contatto i padroni di casa. Aldridge firma il più 5 a metà secondo quarto, ma è un fuoco di paglia che si spegne presto, con Young ed Oladipo che ribaltano frittata, punteggio ed inerzia. Gli Spurs stentano a cambiare marcia, sebbene Mills e Parker - in uscita dalla panchina - riescano a tenere a contatto i padroni di casa nel punteggio (43-46 all'intervallo lungo).
Anche in avvio di ripresa la sensazione è sempre la stessa, con i Pacers al comando delle operazioni - che trovano da Sabonis, Bogdanovic e Collison le giocate per tenere la testa - e gli Spurs che a fatica rispondono per tenere la scia, senza però trovare il sussulto giusto per riportarsi avanti nel punteggio. Anzi, dopo due minuti di vuoto, è Indiana a creare i presupposti del break, che assume le sembianze del parziale decisivo quando Jefferson chiude l'8-0 che vale il più 12. Parker e Mills non mollano, sono gli ultimi ad ammainare bandiera bianca, ma devono arrendersi al cinismo di Jefferson e Oladipo dalla parte opposta. Indiana scappa sul più 17, chiude definitivamente la sfida prima di rilassarsi nel finale, quando Forbes e Gasol accorciano senza però mai mettere in discussione la leadership degli ospiti.