Persa anche la partita casalinga contro i Golden State Warriors di Steve Kerr, i Cleveland Cavaliers possono tirare una riga e fare un bilancio della loro regular season. I numeri non sono incoraggianti per una contender al Larry O'Brien Trophy: 26 vittorie e 17 sconfitte nella prima metà stagione (ma nove k.o. nelle ultime dodici partite), un record di 1-6 contro le migliori squadre della lega (vittoria solo nell'opening night contro i Boston Celtics, poi rovesci con i biancoverdi, due volte contro i Warriors, contro Toronto e Minnesota), e soprattutto ventinovesimo posto nel ranking dell'efficienza difensiva (nelle ultime venti stagioni nessuno si è qualificato per i playoffs con un dato così basso, concedendo 109.3 punti per cento possessi agli avversari).
Ecco perchè, anche tra i giocatori, secondo quanto riportato oggi da Dave McMenanim di Espn, che cita a sua volta fonti quali Cleveland.com e The Athletic, starebbe ora serpeggiando "preoccupazione". Preoccupazione e dubbi sulla capacità della squadra di superare i problemi di metà regular season, per arrivare poi fino alle Finals, a lottare per il titolo, come sempre accaduto nelle ultime otto stagioni per LeBron James. Età media del roster, problemi difensivi legati alle caratteristiche dei singoli, difficoltà a trovare giocatori di ruolo: sono questi i motivi di preoccupazione non solo del frontoffice dei Cavs, ma anche dello spogliatoio. D'altronde, l'ennesima sconfitta di questo gennaio da incubo è stata ancor più sconfortante per Cleveland. Dopo un primo tempo straordinario in attacco, con percentuali al tiro ben sopra il 50%, gli uomini di Tyronn Lue si sono dovuti arrendere alla maggiore organizzazione di Golden State, che ha resistito per tre quarti alle giocate di un LeBron motivatissimo, per poi piazzare il parziale decisivo nel gran finale, proprio grazie alla difesa, fase del gioco in cui Cavs sono al contrario clamorosamente carenti. "Sembrava che il loro canestro diventasse sempre più piccolo - le parole del Prescelto dopo la partita - un po' come la nostra energia. Ma se continueremo così nelle prossime partite, saremo contenti di dove ci troveremo". Dalla famosa gara-7 del 2016, quella della rimonta e titolo di Cleveland, i Cavaliers hanno ottenuto un parziale di due vittorie e sette sconfitte contro i Warriors di Curry e Durant, tra regular season e Finals. In un anno e mezzo sono cambiate molte cose, da una parte e dall'altra: KD ha reso ancor più complicato gestire le sfide contro i Dubs, mentre l'addio di Kyrie Irving e la sostanziale sparizione tecnica di Tristan Thompson hanno modificato il DNA dei Cavs.
La Cleveland di oggi è una squadra che si aggrappa disperatamente a James in attacco, giocatore da tripla doppia e inarrestabile per lunghi tratti delle partite (finchè non è costretto a fare tutto da solo), ma che non ha neanche vagamente un'identita difensiva, anche perchè è venuta a mancare - prima per scelta tecnica, poi per infortunio - la presenza di Thompson, lungo canadese sempre determinante per i destini della squadra dell'Ohio. Al momento non è invece giudicabile Isaiah Thomas, che pure ha giocato un gran primo tempo contro i Warriors, ma è appena rientrato in campo dopo mesi trascorsi ai box per recuperare dall'infortunio all'anca. I paragoni tra Thomas e Irving si sprecano, ma non è in attacco che i Cavs stanno pagando dazio, bensì in difesa, ed è su quell'aspetto del gioco di IT che bisognerà soffermarsi con il trascorrere delle partite. Coach Tyronn Lue ha difeso il suo "nuovo" playmaker, sostenendo che i ventuno tiri presi contro Golden State non siano stati troppi ("non è un problema di numero di tiri, ma di tiri di qualità", le sue parole): il vero Thomas verrà atteso da Cleveland, mentre su altri giocatori c'è spazio per riflessioni di "mercato". La trade deadline si avvicina, e la tentazione di provare a dare una rinfrescata al roster è forte negli uffici del general manager Koby Altman. Il parco giocatori è ampio, con Derrick Rose e Iman Shumpert al momento fuori causa, e consente di ragionare su diverse operazioni, nonostante l'unica pedina di scambio in grado di modificare realmente gli assetti dei Cavs sia Kevin Love, il Beach Boy californiano adoperato quest'anno da unico lungo. A differenza delle annate scorse, ogni mossa di Cleveland verrà fatta in base a una duplice considerazione: non solo nel tentativo di migliorare la squadra in ottica playoffs, ma anche in vista del possibile addio di LeBron James. Ecco perchè, nei discorsi di trade di queste ore, i Cavs hanno fatto trapelare di voler mantenere la scelta al Draft dei Brooklyn Nets, ottenuta dai Celtics nell'affare Irving, per non rimanere del tutto impreparati di fronte all'addio del loro leader.