Meno spettacolare rispetto alle attese, la sfida natalizia tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers andata in scena alla Oracle Arena di Oakland ha premiato i campioni in carica, nonostante l'assenza di Stephen Curry, giocatore chiave dei Dubs, comunque pronto a rientrare dopo l'infortunio alla caviglia. Mancava invece Isaiah Thomas ai Cavs, che hanno confermato comunque di star vivendo un buon momento di forma, in grado di rimanere incollati ai californiani fino alle battute finali di una gara molto intensa, segnata anche da polemiche di carattere arbitrale.
Ha vinto Golden State, perso Cleveland, per quello che può contare a dicembre, ancorchè nell'atmosfera magica del Natale. Successo d'orgoglio e per l'orgoglio dei Warriors, che hanno fatto ricorso alle loro mai abbastanza apprezzate qualità difensive per venire a capo di una gara tiratissima, in cui i Cavs sono riusciti a difendere bene contro il tiro da tre punti. Dopo un inizio horror in transizione, con Klay Thompson libero di scoccare frecce acuminate dall'arco, gli uomini di Tyronn Lue hanno preso le misure ai rivali, commettendo però errori fatali nei momenti chiave della partita, soprattutto a difesa schierata, con Jordan Bell, Patrick McCaw e Draymond Green autori di canestri facili per mancanza di comunicazione tra LeBron James e compagni. Se Kevin Durant rimarrà nell'immaginario collettivo come il protagonista principale della vittoria dei Dubs, non solo per i venticinque punti, ma anche (e soprattutto) per due difese al limite negli ultimi due minuti contro James, Draymond Green è stato ancora una volta l'uomo in più di Steve Kerr. L'orso ballerino da Michigan State ha chiuso la sua prestazione in tripla doppia, ma i suoi numeri non spiegano l'impatto sulla gara. Playmaker ormai neanche tanto ombra dei Warriors, Green ha segnato dall'arco quando contava di più, ha spinto in transizione quando era necessario farlo e ha protetto il canestro alla sua maniera. Di intelligenza e voglia, tenendo a freno i suoi impulsi bellicosi, a differenza del sodale KD, a rischio espulsione e con i nervi tesi già nel primo tempo. I cambi difensivi di Golden State hanno deciso la partita, confermando la lunghezza del roster dei campioni in carica, capaci di aggiungere a partita in corso un superveterano di lusso come Andre Iguodala, fondamentale anche in transizione offensiva. Verticalità garantita da Jordan Bell, nuovo che avanza a Oakland, esperienza di David West, braccia lunghe di Durant, e i Warriors hanno portato a casa una vittoria di fatica, senza scintillare in attacco, ma sudando e piegando le gambe nella propria metà campo, in cui Klay Thompson ha lavorato alla grande sugli esterni, LeBron compreso, mentre il solo Casspi è sembrato fuori casting nell'accettare gli switch roteanti della partita.
In pieno stile Golden State, in attacco la gara è stata decisa sostanzialmente da una tripla di Klay Thompson, dopo un rimbalzo offensivo catturato su altro tiro da tre, sbagliato da Durant, preso con la complicità della difesa di Lue. Ma la sconfitta non mortifica i Cavaliers, ormai abituati a giocare senza Tristan Thompson e più pronti a reggere i ritmi dei rivali, anche in virtù di una maggiore conoscenza reciproca. A Cleveland è mancato il miglior LeBron James, al di là degli episodi finali. Il Prescelto ha fermato la palla almeno in un paio di circostanze importanti, accontentandosi di tiri forzati e storicamente poco redditizi, in controtendenza con la sua evoluzione tecnica. Per il resto, ha confermato di essere in corsa per il premio di MVP, per completezza tecnica e leadership, assistendo un Kevin Love on fire dall'arco, meno incisivo quando si è trattato di chiudere al ferro o di difendere il proprio canestro contro le scorribande avversarie. Con Josè Calderon in quintetto, rimpiazzato nei momenti importanti dal sempiterno Dwyane Wade, nei Cavs si è sentita forse per la prima volta l'assenza di Kyrie Irving, di un giocatore che sappia cioè come cambiare le carte quando i binari della partita sembrano immutabili. Sarà questo il ruolo di Isaiah Thomas, quantomeno dal punto di vista offensivo, mentre è già noto già che porterà Steph Curry ai suoi Warriors al rientro dall'infortunio. Una partita estremamente intensa è stata quindi decisa dalla maggiore organizzazione e concentrazione difensiva dei californiani, locked in nei momenti importanti, e anche da un paio di chiamate arbitrali discutibili, con Kevin Durant costretto alle maniere forti contro LeBron James. Se ne riparlerà forse a giugno, nell'eventuale quarto episodio della saga, perchè KD, come già accaduto nelle ultime Finals, è l'eversore scelto da Kerr per LeBron. Un matchup da sogno, in attesa che anche tutti gli altri protagonsiti salgano al proscenio.