L'esonero di David Fizdale da capo allenatore dei Memphis Grizzlies ha scosso franchigia, giocatori e tifosi. Dopo una stagione in cui l'obiettivo playoffs era stato raggiunto, l'ex collaboratore di Erik Spoelstra ai Miami Heat ha pagato un inizio di stagione fatto di alti e bassi, con nove sconfitte consecutive a decretarne il licenziamento. Diverse le speculazioni sulla scelta del general manager Chris Wallace, soprattutto perchè l'esonero è avvenuto poche ore dopo uno sfogo di Marc Gasol, furente per essere stato lasciato in panchina per l'intero quarto quarto della gara casalinga contro i Brooklyn Nets. 

Via Fizdale dunque, e squadra affidata a J.B. Bickerstaff, interim coach, come già gli era capitato due anni fa a Houston, quando si ritrovò a prendere il posto di Kevin McHale sulla panchina del Toyota Center. Ma il day after della svolta del Tennessee è ancora intriso di tensioni, e non tanto perchè a difesa di Fizdale si sono mossi allenatori e giocatori (come LeBron James e Dwyane Wade), quanto piuttosto perchè il futuro dei Grizzlies passa dal rendimento di questa stagione. Memphis è a metà del guado: non può permettersi di rimanere in un limbo dorato, tra caccia ai playoffs e media competitività, ma deve provare a salire l'ultimo gradino delle gerarchie NBA, pena il ridimensionamento dell'intero progetto. E il primo a rendersene conto è il general manager Chris Wallace, che difende Gasol dalle critiche: "Marc non ha saputo nulla del licenziamento finchè la decisione non è stata presa - le sue parole, riportate da Espnci sono fattori ben più importanti del rapporto tra due sole persone. Le cose non sono andate bene per noi dopo una buona partenza. E d'altronde non abbiamo indicazioni che possano cambiare per il meglio, magicamente, in tempi brevi. Sfortunamente, la squadra è stata sinora al di sotto delle peggiori aspettative prestagionali. Siamo una franchigia con obiettivi importanti, quindi un cambiamento doveva essere fatto". Al centro dell'attenzione, non solo i risultati dei Grizzlies, ma anche i diversi infortuni occorsi a giocatori importanti del roster: su tutti, Mike Conley, playmaker titolare e stella della squadra insieme allo stesso Gasol, e Jamychal Green, lungo di atletismo ed energia, altro componente del primo quintetto. Difficile da gestire soprattuto l'infortunio di Conley, sofferente al tendine d'Achille sinistro già dalla passata stagione. 

I numeri del 2017 non sono dalla parte di Fizdale e dei suoi Grizzlies, se è vero che da marzo ad oggi il record complessivo di Memphis è di quattordici vittorie e ventisei sconfitte. Non cifre da playoffs, anche se la postseason della scorsa stagione vide la squadra del Tennessee lottare fino a gara-6 contro i San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Ora l'obiettivo è risalire la china, ripartendo con Bickerstaff proprio stanotte contro i neroargento in Texas, sperando di riuscire a gestire le tensioni relative a Marc Gasol, indicato da alcuni come il "killer coach", il mandante dell'esonero di Fizdale. "A nessuno piace trovarsi in una situazione del genere - le parole del catalano - non stiamo riuscendo a trovare un modo per vincere di squadra. Io e David non abbiamo sempre visto le cose alla stessa maniera, ma avevamo un obiettivo comune: rendere la squadra una questione collettiva, ma non abbiamo trovato la formula giusta. A nessuno piace vedere un cambio di allenatore durante la stagione, perchè non c'è il tempo necessario per lavorarci sopra. Sono rimasto un po' scioccato dall'esonero del coach. Non ho parlato con Fizdale dopo l'ultima partita, c'erano emozioni forti per la sconfitta. Tutto ciò che io posso fare è vincere, e provare a capire qual è la mia parte di responsabilità per il nostro record. Posso provare a tenere unito il gruppo, incoraggiare i miei compagni, dar loro fiducia, mostrare maggiore solidità in campo, essere un leader migliore sotto tutti i punti di vista. Si possono cambiare tutti gli allenatori possibili, ma non è quello il problema. I giocatori devono eseguire in campo, mentre noi non lo facciamo con continuità. Sarà difficile, se non si vuole difendere, sarà impossibile farlo. Ognuno deve prendersi le sue responsabilità e fare la propria parte". Anche frizioni di spogliatoio quindi, che Bickerstaff dovrà provare a ricomporre, esattamente come due anni fa a Houston, quando si trovò davanti un gruppo spaccato tra James Harden e Dwight Howard.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]