Il match clou della notte NBA andato a libri era senz'altro quello del Toyota Center, tra Rockets e Cavaliers, dove si sono affrontate due squadre che hanno iniziato la regular season in modo totalmente differente. I texani risiedono nei quartieri altissimi della Western Conference, dividendo la vetta con i campioni in carica di Golden State, mentre i Cavs, in difficoltà sin dalla prima palla a due del primo match, sono costretti a convivere con mille e più difficoltà, nelle retrovie della Conference d'appartenenza. Houston ha fatto valere il 'fattore casa', ed al termine di un incontro combattutto, molto intenso e parecchio godibile, ha trionfato 117 a 113, chiudendo le porte in faccia del proprio palazzo ai malati vice campioni NBA.

Andiamo a riassumere la gara in tre punti fondamentali, ciò che si è maggiormente evinto dai 48' minuti giocati sul parquet del Toyota Center.

ASSE PLAY-PIVOT -  Ancora una volta, Harden ha fatto l'Harden, ed alla sirena finale è risultato essere il miglior realizzatore della gara: 35 punti, 13 assist e 11 rimbalzi, a cui ha aggiunto anche 5 recuperi. Numeri da capogiro, l'ultimo giocatore che in NBA ha sciorinato una prestazione da almeno 35+10+10+5 è stato un certo Micheal Jordan, non uno qualunque. Quella fatturata questa notte dal Barba è stata la sua 33^ tripla doppia in carriera, la seconda in stagione. Come al solito, Houston si è aggrappata a lui, 'forza traino' per l'intero gruppo. Ma come da prassi, 'The Beard' oltre a vestire i panni di finalizzatore, ha ricoperto anche il ruolo di facilitatore, compito che non disdegna affatto e che lo galvanizza non meno della realizzazione di un canestro. Smazzando ben 13 assistenze, ha favorito il compito di Capela, il quale ha cavalcato la sua strepitosa serata chiudendo la serata con 19 punti, 13 rimbalzi e 4 stoppate, una delle quali proprio ai danni di LeBron James nei secondi finali. Quando non si riesce a creare un buon tiro da tre punti, ecco che i Rockets si rifugiano nell'asse play-pivot, con il Barba maestro a servire cioccolatini allo svizzero, e quest'ultimo a chiudere i tanti passaggi lob alzati sopra il canestro dall'uomo barbuto. Il pick and roll tra Harden e Capela ha silenziato le velleità di successo dei Cavs nel corso degli ultimi minuti della gara.

DOMINIO SOTTO CANESTRO DEI TEXANI - I Rockets hanno dominato sotto canestro. Raramente ciò è accaduto da quando l'ex baffo siede sulla panchina dei Razzi, ma la super serata di Capela - con il gentile apporto del backup Nenè, brasiliano con un fisico da culturista ma che sa farsi rispettare nel pitturato grazie al suo infinito atletismo -  ha fatto si che Cleveland soffrisse le pene dell'inferno sotto le plance. La superiorità dei texani è stata evidentissima, letteralmente schiacciante: 45-26 il conto finale, con la bellezza di 17 rimbalzi offensivi catturati dai Rockets, a fronte dei solo 4 dei Cavs. Tra le fila dei vice campioni, si è fatta sentire l'assenza di Thompson, mentre Love, James e Crowder hanno fatto fatica, essendo riusciti a catturare, in tre, la miseria di 15 rimbalzi, troppo poco. Questo ha fatto tutta la differenza del mondo, in quanto, soprattutto i 17 offensivi, hanno permesso ai texani di avere a disposizione extra possessi in attacco preziosi, dai quali sono nati canestri che a bocce ferme, se andiamo ad analizzare il decorso del match, sono risultati decisivi ai fini del punteggio finale.


LE DIFFICOLTA' DI CLEVELAND - Ha lottato, dall'inizio alla fine, alla pari con una delle squadre più in forma del momento, ma alla fine è arrivata una nuova sconfitta, la settima in questo disastroso inizio di regular season. Il solito straripante LeBron James ha provato con tutte le sue forze a disposizione a trainare i compagni, ma il suo enorme, usuale fatturato (33 punti e 7 assist) non è bastato per ottenere una W 'spazza-crisi'. I Cavs hanno trovato in Jeff Green (27 punti, suo massimo dal 30 gennaio 2016) un inatteso aiuto offensivo per King James, tutto sommato la squadra si è comportata bene, ha mosso la palla decentemente trovando anche buone soluzioni offensive. Il problema più serio, però, al momento sembra essere la difesa. Ha concesso ancora una volta più di 110 punti agli avversari, per la decima gara consecutiva. Un vecchio detto dice: 'gli attacchi vendono i biglietti, le difese vincono le partite'. Dunque, coach Lue dovrà al più presto trovare le giuste contromosse e chiudere la saracinesca del proprio canestro. E' impensabile che per vincere una gara, Cleveland, deve aggrapparsi alla vena realizzativa di James aspettandosi che ogni sera sia in grado di realizzare un cinquantello. Dulcis in fundo, il capitolo point guard, con i Cavs che si sono esibiti in Texas privi di un playmaker di ruolo: Thomas fermo ai box, ne avrà almeno per altri due mesi, Rose di cristallo, il quale passa più tempo in infermeria che in campo e l'iberico Calderon giudicato non adatto. Perchè gravare sempre e solo sulle spalle del Re?