Giugno 2015, NBA draft, sono già state chiamate le prime tre scelte e come da programma Karl Anthony Towns, D’Angelo Russel e Jahlil Okafor, i tre prospetti più blasonati dell’edizione, si sono contesi il podio. Tocca ai New York Knicks, i quali, dopo una stagione disastrosa da solo 17 vittorie, tentano l’all-in nella lotteria in questione per pescare un giovane talento di sicuro impatto da affiancare alla propria stella Carmelo Anthony. Manco a dirlo, come ogni edizione, il draft si svolse proprio nella grande mela, a Brooklin per la precisione, al Barklays Center, casa dei Nets. La tensione per la chiamata dei Knickerbokers è palpabile, molti sono i supporters della franchigia bianco-blu-arancio sugli spalti, ansiosi di conoscere il volto del nuovo idolo di casa. Poi all’improvviso, come un party crasher di tutto rispetto, irrompe Adam Silver, che con la consueta formula dichiara che la squadra più importante della città ha deciso di scegliere, come risposta ad un’annata da dimenticare, il ventenne lettone Kristaps Porzingis, da molti ritenuto il classico lungo europeo bianco, troppo leggero e scoordinato per rendere nella lega dei Lebron James e i Kevin Durant di turno. Inutile dire che come già successo ad esempio per Danilo Gallinari, dagli spalti cominciano a partire ululati di dissenso nei confronti della scelta, ma altrettanto inutile è dire che, come nell’esempio dell’azzurro, i sempre polemici ed ipercritici tifosi di New York trovano un'altra occasione per rimangiarsi le proprie parole e per trasformare gli ululati in grida di gioia.

Un rendimento inaspettato quello di Porzingis in NBA, fin da subito sorprendente e a tratti non previsto anche dai più assidui conoscitori del basket europeo. Un giocatore come raramente se ne sono visti in termini di impatto tecnico, ma ancor più inedito per caratteristiche, poiché mai si era visto un giocatore ben oltre i 7 piedi con quel range di tiro e quella coordinazione e proprietà di palleggio. Un'escalation che ha convinto anche i più scettici detrattori, dove il lettone prima si è ritagliato il ruolo di perfetto secondo violino alle spalle di Anthony e successivamente si è erto come nuovo fondamento dei Knicks del futuro, che ormai si tengono stretta quella quarta scelta assoluta tanto criticata in sede di draft. Con la partenza del suo ex beniamino in estate, la squadra ormai si ritrova sempre più aggrappata a questo ragazzone dalle fattezze baltiche, che sta rispondendo da vero uomo franchigia, sfornando ripetutamente prestazioni che, al momento, oltre a regalare una striscia aperta di 3 vittorie consecutive alla squadra, lo inseriscono nella cerchia dei migliori atleti di questo inizio di stagione. 29.3 punti, 8.3 rimbalzi e 1.7 stoppate a partita sono le assurde medie di questo ventiduenne, apparentemente pronto per il primo salto di qualità della sua carriera oltre oceano, che potrebbe significare, con la giusta continuità, il suo primo accesso alla partita delle stelle, alla sola terza stagione americana.

Uno degli elementi sicuramente più sorprendenti del rendimento in queste prime battute di stagione regolare dell’unicorno è la naturalezza con cui gioca, quella sicurezza coadiuvata da una memoria muscolare che gli permette di dominare gli avversari apparentemente  senza sforzo alcuno, grazie alle sue interminabili leve e alla sua mano educatissima. Un rendimento che non è variato in peggio rispetto agli scorsi anni passati all’ombra di Anthony, anzi è ulteriormente cresciuto abbracciando il nuovo ruolo, senza penalizzare pesantemente statistiche come il usage rate o l’impatto che il lettone è in grado di portare su ambo le metà campo, come le quasi due stoppate a partita testimoniano.  La sua efficienza offensiva è cresciuta di pari passo alle responsabilità con un ottimo 57% dal campo di media. Migliorato è anche il suo gioco in post dove il suo Jumper, rilasciato dall’alto dei suoi 221 centimetri, rappresenta una duplice minaccia, rendendo credibile ogni finta dal palleggio o dal piede perno che KP6 utilizza in maniera magistrale per costruirsi tiri a più alta percentuale. A tutto questo si aggiunge il già citato range di tiro, pressoché illimitato che impone agli avversari di non lasciargli spazi nemmeno dalla distanza, con il rischio, tuttavia, di essere battuti in palleggio, grazie al notevole primo passo di Porzingis oltre che al suo ball handling.

Gli stessi compagni di squadra si stanno accorgendo della straordinaria arma di cui il roster di New York dispone. Courtney Lee ad esempio, a seguito della vittoria contro Cleveland, ha dichiarato come le abilità tecniche e la comprensione del gioco di Porzingis si stiano velocemente sviluppando e di come i compagni inizino a vederlo sempre più come il punto di riferimento della squadra. Tutto ciò non è tuttavia sufficiente per decretare, con un certo grado di certezza, le possibilità concrete di playoff per la squadra allenata da Jeff Hornacek, che dovranno passare sicuramente per un rendimento continuativo del lettone a questi livelli per il resto della regular reason. La ormai consolidata abitudine dei fan di New York di non farsi entusiasmare da un momento buono di un proprio giocatore, impedisce alla piazza della grande mela di godersi l’exploit di Kristaps Porzingis, ma appare evidente che, da molti punti di vista, si sia di fronte ad un giocatore mai visto nella New York bay, che se saprà dare continuità alla propria maturazione cestistica potrà rappresentare il pilastro per un roseo futuro.