Quando mancano ormai pochi giorni all'inizio della regular season, e a un mese e mezzo di distanza dalla trade che ha condotto Kyrie Irving ai Boston Celtics, Isaiah Thomas non ha ancora sbollito la rabbia per il trattamento riservatogli dal frontoffice biancoverde, in particolare dal presidente Danny Ainge. Thomas, che attualmente sta recuperando da un infortunio all'anca, in attesa di fare il suo debutto con la maglia dei Cleveland Cavaliers, è tornato ieri sullo scambio più discusso degli ultimi anni NBA, sparando a palle incatenate proprio su Ainge.
Una rabbia che spiega quanto Isaiah fosse legato all'ambiente dei Celtics, quanto si sentisse leader della squadra di Brad Stevens, intenzionato a continuare nel processo di crescita insieme al resto della franchigia. Invece, la trade dello scorso agosto ha cambiato i suoi programmi, e anche i suoi sentimenti verso una parte dell'organizzazione biancoverde. "Boston avrà sempre il mio amore - le sue parole, riportate da Sports Illustrated - ma potrei non parlare mai più con Danny Ainge. Parlerò con tutti gli altri, ma con lui potrebbe non succedere più. Ciò che ha fatto, sapendo tutto ciò che avevo passato, non è un comportamento possibile. Non è giusto. In una situazione del genere, ogni squadra, nel giro di uno o più anni, tornerebbe sull'argomento e direbbe: "Ok, abbiamo sbagliato, è tutto ciò che abbiamo da dire". Nulla di questa trade ha avuto senso. E continua a non averlo. Mi sto ancora chiedendo cosa diavolo sia accaduto. E' una trade che si fa nei videogames, non nella vita reale. Boston diventerà una buona squadra, hanno davvero ottimi giocatori e un grande allenatore. Ma nella pallacanestro è necessario qualcosa di più del solo talento. Hanno perso un bel po' di cuore e di anima". Parole durissime, da uomo che si sente tradito, soprattutto dopo gli sforzi profusi nella scorsa postseason, quando Thomas partecipò ai playoffs e condusse Boston fino alla finale di Conference, tra dolori per il problema all'anca e soprattutto per la sofferenza indicibile dovuta alla tragica scomparsa dell'amata sorella. Il nuovo giocatore di Cleveland si sofferma poi sulle voci relative all'infortunio, che ha rallentato a lungo la chiusura dell'affare: "Durante le trattative per la trade, i Cavs non avevano visto neanche una delle mie risonanze magnetiche, mentre i Celtics si sono comportati come se fossi rotto, come se quest'infortunio avrebbe potuto rovinare la mia carriera".
"Non sono rotto, sono solo infortunato. Ma mentalmente è stato qualcosa che mi ha sconcertato. Ora non so cosa Boston dirà per salvare la faccia, e cosa risponderanno i Cavs. Ai Celtics sentivo di stare costruendo qualcosa di mio. Ci eravamo vicini, molto vicini. Poi a un certo punto...ecco ciò che mi fa male: eravamo passato dall'essere una squadra da lottery fino alle Finali di Conference. Avevamo appena preso Hayward, c'eravamo quasi". A Thomas ha replicato prontamente Danny Ainge, presidente operativo della franchigia biancoverde, chiamato in causa con toni durissimi dal suo ex giocatore: "Come tutti sapete - le sue parole, riportate da Chris Forsberg di Espn - le trades sono la parte difficile del mio lavoro. So che ci sono tanti sentimenti in gioco quando succedono un certo tipo di cose. Anch'io sono stato giocatore, e sono stato scambiato due volte in carriera, quindi comprendo il suo stato d'animo, ma tutti sanno quanto io adori Isaiah. E' una grandissima persona, gli auguro il meglio. Vorrei provare a parlargli, ma non ho idea di come reagirebbe. Si tratta di un affare tra due persone, e ovviamente oggi ha detto certe cose, mostrando forti sentimenti e forti emozioni: capisco tutto. Isaiah è stato un grande Celtic. Tutti quelli che lo hanno visto giocare o che sono stati accanto a lui nello spogliatoio negli ultimi anni ricorderanno sempre quanto grandioso sia stato. Farà per sempre parte della storia dei Boston Celtics". Thomas e i biancoverdi si rivedranno martedì notte, nella gara inaugurale della nuova stagione NBA, ma Isaiah non potrà scendere in campo alla Quicken Loans Arena (il suo recupero è previsto per l'inverno): una prima presa di contatto dopo un addio quantomeno burrascoso.