A sette anni di distanza dalla famosa decision di LeBron James, Derrick Rose è ora finalmente un compagno di squadra del Prescelto. Ma non ai Chicago Bulls o ai Miami Heat, bensì ai Cleveland Cavaliers, in una particolare reunion che prevede anche la presenza di Dwyane Wade, altro giocatore coinvolto nella controversa scelta di LBJ dell'estate del 2010. Per comprendere meglio quanto rivelato - ma le sue parole non sono in realtà un inedito assoluto - da Derrick Rose nelle ultime ore, a Dave McMenamin di Espn, è necessario però prima contestualizzare.
Siamo appunto al termine della stagione 2009-2010, con i Los Angeles Lakers di Phil Jackson e Kobe Bryant che hanno appena vinto il titolo NBA al termine di una magnifica serie finale contro i Boston Celtics, decisasi alla settima gara. L'estate è quella dei grandi free agents, LeBron James in primis, che ha deciso di lasciare Cleveland ed è corteggiato da tutta la lega. Alla fine The Chosen One opterà per portare i suoi talenti a South Beach, alla corte di Pat Riley, presidente di una franchigia che riuscirà ad acquisire anche Chris Bosh, in uscita dai Toronto Raptors. Quella edizione dei Miami Heat raggiungerà quattro NBA Finals consecutive, vincendone due, prima di sfaldarsi nel 2014, quando James tornerà ai Cavs, complici condizioni tecniche più favorevoli. Ma nell'estate 2010, quella della decision e della nascita dei Big Three di Miami, tra le tante squadre che cercavano LeBron c'erano ovviamente i Chicago Bulls, con un giovane Derrick Rose (22 anni da compiere) che tentava di portare nella Windy City non solo James, ma anche Wade. Ora i tre si ritrovano nello stesso roster, per un particolare scherzo del destino, ma Rose ricorda ancora perfettamente quell'estate in cui era forte il suo desiderio di portare a Chicago due dei migliori giocatori della lega: "Certo che ho provato a reclutarli - le parole di D-Rose - la gente ha sempre detto di no, ma invece l'ho fatto, eccome. All'epoca feci anche un video (con Taj Gibson, Joakim Noah e Luol Deng, ndr), ma non spettava a me parlare di certe cose. Doveva essere la franchigia a farlo. Invece i Bulls non dissero niente al riguardo, spedirono quel video, ma non so se LeBron e Wade l'abbiano poi realmente mai guardato. Comunque, all'epoca non spettava a me parlare dell'argomento".
Infatti, nel dicembre del 2011, Rose rispondeva così a chi gli chiedeva del reclutamento dei suoi attuali compagni di squadra: "Non mi metterò a convincere nessuno - disse pubblicamente - se vogliono venire qui, sono i benvenuti, ma queste decisioni non dipendono da me. Non sono io a doverli pagare". Una versione dei fatti confermata poi da LeBron James: "Quell'estate Rose mi chiamò: mi disse che in giro si era sparsa la voce che lui non mi voleva a Chicago e che non potevamo giocare insieme. Mi spiegò invece che avrebbe voluto che andassi ai Bulls, perchè tutto ciò che gli interessava era vincere". Sette anni dopo, Rose non ha rimpianti: "Sono uomini, hanno preso le loro decisioni, hanno scelto il meglio per sè e per le rispettive famiglie. Quando Miami li ha acquisiti, non ero arrabbiato con loro, perchè alla fine avevano preso la decisione giusta: infatti hanno poi vinto due titoli NBA con gli Heat". Il terzo personaggio coinvolto è Dwyane Wade, che dice di non aver parlato di quell'occasione in queste due settimane di allenamenti prestagionali: "Onestamente non ne abbiamo discusso, siamo concentrati solo sui Cavs. Siamo stati tutti insieme solo per una settimana, poi LeBron è stato fuori causa per infortunio, quindi non abbiamo quasi mai giocato insieme sul campo. Dal mio punto di vista, ci sono state due occasioni in cui ho pensato che avrei giocato in carriera con Rose. Nel 2008, quando credevo che Miami avrebbe potuto avere la prima scelta assoluta al Draft, e nel 2010, quando c'è stata quell'opportunità, ma poi non è successo niente. E alla fine l'ho ritrovato quando meno me lo sarei aspettato. Ora mi fa piacere conoscerlo, vederlo in forma qui, specialmente con Isaiah Thomas infortunato. Avere un giocatore come lui che gioca titolare da point guard è un lusso, quante squadre possono permettersi un sostituto del genere? All'epoca sapevamo che ci voleva a Chicago, ma nessuno di noi ha voluto fare una cosa fuori dalla sua personalità. Abbiamo tutti preso la migliore decisione per noi stessi".