Una stagione non del tutto negativa quella dalla quale sono reduci i Denver Nuggets, conclusasi con il mancato accesso ai playoff per un soffio, strappatigli nelle ultime battute della Regular Season dai Portland Trail Blazers; tuttavia, nell'ultima annata si sono palesate le prime avvisaglie di rinascita di una franchigia che dopo l’exploit della stagione 2012-13 si era persa nei meandri della mediocrità, concludendo sempre troppo anticipatamente la propria stagione. Un’annata in divenire la scorsa della squadra del Colorado, iniziata in sordina, con un rendimento discontinuo e senza mostrare quella solidità necessaria ad eccellere. Un trend perfettamente rappresentato dagli elementi chiave della squadra che, nella prima parte di stagione, hanno mantenuto un livello lontano da potersi giocare un posto ai playoff.
Il crocevia si è avuto più o meno verso la metà della stagione regolare, quando il giovane centro serbo Nikola Jokic ha alzato sensibilmente il suo livello di gioco, ottenendo conseguentemente più minuti e maggiori responsabilità, mostrandosi al mondo come uno dei prospetti migliori nel ruolo grazie alla sua estrema versatilità che lo rendono un perfetto connubio tra stretch five moderno e lungo vecchio stampo dai fondamentali sopraffini. La crescita esponenziale del giovane centro ha letteralmente galvanizzato l’ambiente e il resto della squadra, innescando improvvisamente, con una notevole iniezione di fiducia, un processo di crescita che ha portato i Nuggets a concludere la regular season a 40 vittorie, a una sola vittoria dall’ottavo posto di Portland.
In estate sono stati due gli eventi fondamentali che hanno inevitabilmente condizionato le prospettive dei Nuggets per questa stagione, entrambe occorse durante la free agency iniziata a luglio. Il promo non può che essere l’addio al Colorado di Danilo Gallinari, uno dei leader del ciclo Nuggets post Carmelo Anthony che, dopo sei stagioni e mezzo a Denver (di cui una non giocata per infortunio) si è accasato al sole della California, più precisamente ai Los Angeles Clippers. Non necessariamente come rimpiazzo del nativo di Sant’Angelo Lodigiano, essendo un giocatore con caratteristiche molto diverse, ma sicuramente visto come uno dei nuovi uomini di punta a disposizione di coach Mike Malone, è giunto da Atlanta Paul Millsap, ala grande pluri all-star che ha scelto di abbracciare il progetto Nuggets e formare, assieme a Jokic, uno dei frontcourt più interessanti dell’intera Western Conference. Ed è proprio da questo duo che la franchigia guidata da Arturas Karnisovas intende ripartire per portare avanti una rinascita iniziata lo scorso anno con il centro serbo come punto focale dell’intero progetto chiamato a continuare quella sua crescita esponenziale che lo porterebbe ad essere uno dei big men più forti e completi dell’intera lega, grazie anche alle sue doti di straordinario passatore, con pochissimi eguali nel ruolo e non solo. Millsap dal canto suo porta a Denver una grande esperienza maturata negli anni trascorsi tra Salt Lake City e Atlanta, dove è stato capace anche di essere uno dei fari di una compagine che conquistò il secondo miglior record dell’intera lega nella stagione 2014-15.
Altrettanto importante è sicuramente il rinnovo di contratto con Mason Plumlee (41 milioni in tre anni), lungo di energia e mobilità, arrivato lo scorso anno, che ha trovato subito un ottima intesa con Jokic e il resto del gruppo e che, probabilmente dalla panchina, porterà minuti importanti sia in attacco come in difesa. A completare il frontcourt sarà Kenneth Faried, grande protagonista negli anni passati con la maglia di Denver, caduto un po’ nel dimenticatoio a causa sia di problemi fisici che ad un blocco della sua crescita tecnica, che l’ha visto soffrire l’esplosione dell’utilizzo dello small ball dell’nba degli ultimi anni. A lui come ad altri sarà richiesto un ruolo non più di primissima fascia, a comunque di rappresentare un’alternativa tattica ai titolari da pescare in caso di necessità.
Qualche certezza, o apparentemente tale, anche nel back court della squadra bianco celeste, rappresentato innanzitutto da Jamal Murray, prodotto di Kentucky al suo secondo anno in NBA, il quale ha già mostrato grandi cose nella stagione passata con lampi di talento purissimo sommati a personalità e capacità di lettura del gioco che gli garantirebbero un posto da titolare fisso se non fosse reduce da una operazione per pubalgia e quindi probabilmente non ancora al meglio. Altra conferme importanti del quintetto base saranno quelle di Wilson Chandler, giocatore 3&D di indiscussa utilità, e sicuramente quella di Gary Harris, guardia messosi in gran luce nella scorsa stagione, dove il suo minutaggio è andato di pari passo con il rendimento, d un ceto punto in poi costantemente su alti livelli. Elemento di maggior esperienza nel comparto guardie è sicuramente Jameer Nelson, veterano di mille battaglie, che potrebbe ricoprire un ruolo importante anche rivolto verso i suoi giovani compagni di squadra, primo fra tutti Emanuel Mudiay, sophmore dall’indiscutibile talento e abilità balistiche, reduce nella scorsa stagione da un’altalena di rendimento, spesso poco affidabile. Interessante sarà capire l’impatto di Juancho Hernangomez, reduce da un ottima rassegna continentale con la nazionale spagnola e desideroso di imporsi ad alti livelli anche in NBA dopo una prima stagione che l’ha visto anche giocare una partita in D-League con i Sioux Falls Skyforce, oltre che quello del nuovo arrivato dal draft Tyler Lindon e del lungo ex Jazz Tray Lyles, che completa il folto frontcourt a disposizione di Malone.
La stagione della possibile rinascita quindi parte da una ritrovata competitività che trova le sue radici in buoni segnali lanciati da questo gruppo nella scorsa stagione e con nuovi arrivi che rafforzano sempre di più la compagine sia in termini tecnici che di consapevolezza, e spera in una parallela crescita continua dei suoi giovani fenomeni. Rinascita che inevitabilmente passa da uno step in più rispetto allo scorso anno che si chiama playoff, obbligatori per i Nuggets alle porte della stagione ventura,che dovrà settare le basi per una scalata verso un ruolo di vertice ad ovest. Uno step che tuttavia si rivela tutt’altro che semplice essendosi ancor più serrata la competizione all’interno di quel girone infernale che è la Western Conference degli ultimi anni, con parecchie stelle che, come lo stesso Millsap, hanno deciso di abbracciare una sfida ad ovest dopo anni di tentativi di detronizzare Lebron James e le sue squadre ad est. Denver in questo senso potrebbe decisamente trovarsi nell’occhio del ciclone, a lottare disperatamente con almeno altre 3-4 squadre per uno spot tra il quarto e l’ottavo porto della conference, pur con la certezza di avere tutte le carte in tavola per completare l’obiettivo minimo della stagione. Un punto di partenza questa stagione per una progressiva crescita di un gruppo che tuttavia, vuoi per i molti cambiamenti e per la giovane età dei suoi elementi di punta, non troverà la sua consacrazione in questa annata, che tuttavia potrebbe comunque rappresentare un bel cammino, anche abbastanza duraturo per i Nuggets.
Connubio di esperienza, giovinezza, energia, atletismo, solidità e sapienza tattica, questo è a ciò che la franchigia del Colorado deve ambire, fin dal primo impegno in regular season, passando per dei playoff assolutamente alla portata di Jokic e compagni, ma non scontati, per un gruppo che, a patto di giocarsi bene le proprie carte in questa stagione, potrebbe far parlare parecchio di se anche nei prossimi anni.