La storia è quella di un predestinato. Scelto alla numero tre dai Boston Celtics (che pochi giorni prima dell'ultimo NBA Draft avevano scambiato la loro prima moneta con i Philadelphia 76ers), Jayson Tatum, diciannove anni da Duke, dopo una sola stagione al college, è già tra i giocatori più attesi del nuovo corso dei biancoverdi, al termine di un'estate che ha visto il presidente Danny Ainge smantellare e poi ricostruire le fondamenta di una franchigia in ascesa.
Kyrie Irving e Gordon Hayward sono infatti gli uomini copertina dei Celtics, Al Horford è il veterano sotto canestro, uno che sembra stare al TD Garden da una vita, ma che invece si è trasferito in Massachusetts solo quindici mesi fa, Marcus Smart e Terry Rozier guidano ciò che è rimasto della "vecchia" guardia, mentre lui, Tatum, insieme al sophomore Jaylen Brown, rappresenta il prospetto più interessante alla corte di coach Brad Stevens. Su questo ragazzo proveniente da Duke University, un'ala piccola con potenzialità tutte da esplorare, si sono profusi in lodi sperticate sia Horford che Irving. Il primo, affermando che si tratta di "un ragazzo pronto per l'NBA come nessun altro rookie mai visto prima", e certo che "sarà già in grado di contribuire sin da questa stagione", mentre il secondo ha fatto riferimento al cielo come limite per il suo più giovane compagno di squadra. Jayson non sembra però volersi montare la testa, consapevole delle difficoltà di un rookie NBA, in particolar modo quando le aspettative sono alte e si gioca in una squadra che compete per il titolo: "So solo che devo venire qui ogni giorno ad allenarmi duramente - le sue parole, raccolte da Chris Forsberg di Espn - ho bisogno di imparare a fare tante piccole cose, quelle che servono alla squadra. La maggior parte dei giocatori nella mia posizione al Draft non vengono poi scelti in una squadra del calibro dei Boston Celtics, e tutto ciò rende più difficile il mio lavoro, perchè devo competere sin da subito e imparare tutto il prima possibile". Nello spogliatoio biancoverde, Tatum ha legato in particolare con Jaylen Brown, altro giovane del roster a disposizione di Stevens, con cui condivide la provenienza dallo stesso college. Brown non ha dubbi sulle qualità del suo compagno di squadra: "Innanzitutto, è dotato di grande talento e poi è estremamente umile. Io e lui abbiamo molto legato perchè abbiamo lo stesso modo di vedere le cose. E' davvero un bravo ragazzo, è bello averlo qui con noi".
"Ha proprio la mentalità di chi vuole sempre migliorare. E' un agonista, ci incitiamo a vicenda quando a volte facciamo un po' i pigri. E' qualcosa di positivo, perchè dovremo continuare a spingere noi stessi verso i nostri limiti, ed è anche ciò che più ammiro di lui. Ha davvero quella mentalità, non molti ragazzi della nostra generazione ce l'hanno". Talmente giovane, che Tatum ha voluto che la mamma vivesse vicino a lui a Boston: "Ho sempre vissuto con mia mamma - risponde Jayson a un cronista - durante la mia intera vita. Non è nulla di nuovo per me". Un modo per ricordare a tutti che ha ancora diciannove anni, e che non ne compirà venti prima della pausa per l'All-Star Game: "Mia mamma significa molto per me, perchè alla fine ho solo diciannove anni, e fino a un anno e mezzo fa ero ancora all'high school. Non so ancora nulla di questo mondo, sto crescendo, ma ho ancora bisogno di aiuto lungo la strada". Intanto, dopo una sola partita di preseason disputata, i Celtics si godono un talento dal talento inesplorato. Dice di lui Brad Stevens: "Considerando la base di partenza, può fare molto di più. Penso sia un po' come Jaylen Brown da questo punto di vista". Brown e Tatum, un duo su cui Boston punta soprattutto per il futuro, anche se Jaylen è convinto che già la prossima regular season dirà molto sulle qualità del compagno: "Aspettatevi una grande annata da parte di Jayson. Mettere punti a referto non è un problema per lui, e penso proprio che ne avremo bisogno durante la stagione. Il suo atletismo, la sua versatilità, la sua capacità di marcare giocatori in posizioni diverse impressioneranno tante persone. Quando cominceremo i playoffs, anche la sua lunghezza diventerà un fattore. In futuro sarà una pedina importante per questa squadra".