20 febbraio 2017, il giorno in cui i New Orleans Pelicans calarono l’all-in. DeMarcus Cousins il bollente nome sul piatto, portato in Louisiana per affiancare Anthony Davis sotto canestro, andando a comporre una delle coppie più intriganti della lega, anche se, allo stesso tempo, difficile da far coesistere. Una scelta in chiara controtendenza, dettata soprattutto dalla necessità di smuovere acque troppo ristagnanti, di uscire dalla mediocrità e provare a risaltare, anche mediaticamente, operazione che il solo eyebrow non era riuscito a portare a termine.
Davis e Cousins, la strana coppia: un progetto quasi anacronistico, ma curioso.
Il 17 ottobre, al primo tip-off stagionale, i Pelicans si presenteranno ancora con le Twin Towers come volto di copertina, forse per la prima di una lunga serie di stagioni, o forse per l’unico ballo. Tutto starà nelle mani di Dmc, che ha contratto in scadenza la prossima estate: dalla sua decisione di restare o meno passerà buona parte del futuro di Nola, ma questa è a sua volta subordinata al rendimento della franchigia nell’attuale stagione.
Chiarimento immediato e necessario: New Orleans, in un’ipotetica griglia di partenza dell’Ovest, non è affatto certa di un posto ai Play-Off e dovrà sudarselo probabilmente fino all’ultima gara di Regular Season, posto che la Western Conference è quest’anno più che mai una giungla in cui avere successo è estremamente complicato. Il punto a favore del roster di Alvin Gentry è indubbiamente il rodaggio di due mesi tra i due lunghi, mentre quello a sfavore è rappresentato da un’incertezza di contorno che al momento non offre particolari rassicurazioni.
Sembra quasi paradossale, ma la convivenza tra Davis e Cousins rischia di non essere il problema primario da affrontare nella nuova stagione. Piuttosto sembra essere il supporting cast quello che porta in dote le maggiori incognite. In estate Jrue Holiday ha inchiostrato un rinnovo da 126 milioni in 5 anni, cifre che fanno di lui il virtuale “terzo” dei big three della Louisiana ed una garanzia dal punto di vista tecnico, meno però a livello fisico. Il suo back-up è Rajon Rondo, nuovo arrivo a prezzo di saldo (un anno di contratto per poco più di 3 milioni di Dollari).
Doppio lungo e doppio playmaker: la folle idea di Gentry per rilanciare New Orleans.
Pensare ad un’ipotesi di doppio playmaker insieme ai due lunghi sarebbe un ulteriore elemento che renderebbe difficile la stagione di New Orleans, eppure le idee di Gentry sembrano proprio muoversi verso questa direzione. Una decisione inficiata anche dalla profondità di roster a livello di backcourt – oltre ai due citati, ci sono anche Ian Clark, Frank Jackson ed E’Twaun Moore, giocatori in grado di portare palla – ma che rischia di diventare deleteria causa un’assenza di tiratori perimetrali, considerando già di base la bassa tendenza ad esplorare il tiro dalla lunga distanza con la presenza di due lunghi di peso sotto canestro.
Anche tra gli altri uomini di contorno i tiratori sono un’entità piuttosto latitante. Spicca un altro nuovo innesto come Tony Allen, specialista difensivo di valore capitale, ma offensivamente nullo ed in enorme difficoltà per quanto riguarda il tiro da tre e l’attacco in generale. Tanto, se non tutto, sta in questo senso nelle mani di Alvin Gentry, il mago dell’attacco nella Golden State di Steve Kerr campione Nba nel 2015. Stavolta la situazione è però ben differente e gli ostacoli verso l’equilibrio offensivo sono enormi: scavalcarli tutti entro la fine della regular season, ottenendo così risultati convincenti e riuscendo a rifirmare Cousins, sembra al momento un’impresa.
Passando al resto del roster dei Pelicans, possiamo trovare due mestieranti come Jordan Crawford e Dante Cunningham, i quali aiuteranno l’attacco, mentre Alexis Ajinca è al momento il back-up dei due lunghi che offre maggiori garanzie, soprattutto a livello difensivo. Le incognite Jackson, Miller e Diallo potrebbero rivelarsi utili nel corso della stagione, ragionando sulle ottantadue partite, ma necessitano di un inserimento non scontato nelle rotazioni. Pesano invece gli infortuni di Solomon Hill ed Omer Asik, il primo costretto ai box a causa di problemi muscolari, il secondo alle prese invece con il morbo di Crohn, malattia cronica che colpisce l’intestino.
Il peso annuo di Asik ed Hill sul salary cap dei Pelicans è di circa 25 milioni di Dollari.
Difficile stilare una tabella riguardo il rientro dei due giocatori, elementi che hanno un peso specifico non indifferente per New Orleans. In campo, però, solo relativamente: è nel salary cap che i due si fanno soprattutto sentire. La politica dei contratti eccessivi attuata negli anni scorsi ha coinvolto il centro turco con un contratto quinquennale da oltre cinquanta milioni, stessi soldi che all’incirca si intascherà l’ala, ma sulla base di quattro anni. L’ampliamento del cap ha alleggerito il peso delle due follie di mercato firmate Dell Demps, tra le quali potrebbe rientrare anche la cacciata di Monty Williams per puntare su Gentry.
La sensazione in casa Pelicans è che questo sia sempre di più un’ultima chance, un ultimo tentativo, a metà tra la possibile redenzione e definitiva crescita con un nuovo sistema con due lunghi dominanti e la possibilità di dover tornare nella melma, nei bassifondi delle classifiche, in una mediocrità che non può giovare ad alcun tipo di franchigia Nba. Dopo i playoff del 2008, New Orleans ha collezionato soltanto due comparsate, nel 2011 e nel 2015, uscendo in entrambi i casi al primo turno senza risaltare. L’ottavo posto, conquista nei due anni appena citati, potrebbe non essere un risultato soddisfacente per mantenere in piedi le speranze di futuro prossimo della franchigia: all-in, do or die, prendere tutto o essere costretti a mollare tutto per ricostruire. In Louisiana sarà una stagione capitale, con tutte le difficoltà del caso.