Dall’NBA draft 2019 la riforma della lottery, che stabilisce le priorità delle varie franchigie di scegliere tra i giovani prospetti di talento, chi giocherà tra le loro file, sarà operativa. Questo è il vedretto ufficiale comunicato dalla lega di pallacanestro più importante al mondo, dopo un’assemblea in cui si sono riuniti, oltre che il commisioner Adam Silver e le massime autorità NBA, anche i proprietari di tutte le trenta franchigie che compongono il campionato cestistico americano. Una vittoria schiacciante che ha visto la votazione concludersi con un inequivocabile verdetto: 28 voti a favore, un astenuto (Dallas Mavericks) e uno contrario (OKC Thunder). La votazione è stata l’ultima parte di un meeting straordinario convocato dallo stesso Silver, durato in totale due giorni e conclusosi nella giornata di ieri a New York.
L’importanza di questa riforma è stata promossa in prima persona proprio da Silver, che ha ampiamente illustrato all’assemblea dei proprietari, la necessità di un cambiamento sia per ragioni economiche, che di appetibilità e competitività di un campionato che, a causa del fenomeno del tanking, stava, negli ultimi anni, assumendo connotati sempre meno limpidi oltre che più ripetitivi e prevedibili. Un forte disincentivo alla pratica, diffusasi nelle ultime stagioni, di forzare, a fronte di una stagione comunque non vincente, un record in regular season sufficientemente basso per concorrere alle prime scelte del draft successivo, definita dallo stesso commissioner “Corrosiva”. Una riforma che Silver ha sicuramente promosso, ma che viene ritenuta da lui stesso, lontana da imporre un deterrente sufficientemente alto a questi fenomeni e tendenze, ma che comunque potrà aiutare a rendere quantomeno la “logica della lottery” meno lineare e perciò meno sfruttabile dalle varie franchigie.
Concretamente la riforma ridurrà le possibilità, a livello percentuale, delle ultime squadre di ottenere una top 3 pick: le ultime tre squadre della stagione precedente avranno tutte una probabilità del 14% di ottenere la prima scelta assoluta, diminuzione cospicua se consideriamo il 25% per la peggiore, il 19.9% per la penultima e il 15.6% per la terzultima del sistema utilizzato adesso. Nel sorteggio per la prima scelta assoluta saranno incluse al massimo le peggiori 5 squadre, per la seconda le peggiori sei e così via, fino ad arrivare alla quarta contesa tra le ultime otto squadre. “C’era la percezione da parte di molte squadre che la via migliore per la ricostruzione fosse toccare il fondo della classifica – dichiara Silver esponendo l’importanza della riforma – Non sono d’accordo che il Tanking fosse la strategia ottimale, ma molti all’interno della lega hanno maturato questa opinione. Questo ha causato una pressione per entrare in questo tipo di strategie, anche a squadre che non le ritenevano la via migliore per la costruzione della loro squadra”. Questa riforma non modificherà le percentuali di acquisizione di pick alte da parte delle migliori squadre della stagione precedente, ma offrirà invece a quelle di medio-bassa classifica parecchie probabilità in più di entrare nella stretta cerchia delle prime cinque scelte.
Questa riforma ha portato, nonostante la votazione per la sua maggior parte a favore, non poche perplessità alle franchigie situate in città che rappresentano i mercati minori (che avevano già rifiutato una proposta simile nel 2014), che vedono nella lottery la loro principale via per ottenere talenti, che invece durante le free agency propendono per mercati più importanti come New York o Los Angeles. Questa riforma potrebbe senz’altro penalizzare queste squadre che potrebbero vedersi superate da franchigie più blasonate che magari, hanno pure ottenuto un record più alto nella stagione precedente.
Altra modifica del regolamento attuata è stata quella riguardante alla cosiddetta “Resting legislation”, che concerne le superstar, o gli elementi chiave di un roster, a riposo durante momenti specifici della stagione, sia per motivazioni legate al tanking, che legate alla preservazione fisica degli atleti. Argomento sicuramente controverso, che andrebbe direttamente ad influenzare il piano stagionale ideato dai vari coach e staff per le proprie squadre, ma che comprensibilmente, essendo l’NBA un business di caratura planetaria, portava con se motivazioni anche non prettamente sportive. In soldoni dalla prossima stagione al commisioner verrà dato il potere di sanzionare le squadre che decidessero di estromettere giocatori in specifiche situazioni, come ad esempio il far riposare un gruppo cospicuo del roser in circostanze dalla ragione non ben definita. Altra situazione punibile è quella in cui la franchigia decidesse di tenere a riposo giocatori sani nelle partite a diretta nazionale, ovvero quelle notoriamente più seguite e con un indice di share televisivo più alto. In questo senso le varie modifiche al calendario, con la riduzione dei back to back, delle settimane da cinque partite e altre modifiche, dovrebbe garantire un minor stress fisico e mentale agli atleti e di conseguenza ridurre le ragioni per lasciare a riposo un giocatore importante, senza condizioni fisiche oggettivamente problematiche.
Questo gruppo di riforme e modifiche rappresentano un forte cambio di rotta in NBA, in cui molte strategie e luoghi comuni legati alla pratica del tanking potrebbero essere presto sfatati, in favore di squadre che, fino al termine ultimo della stagione regolare, nonostante una mancata qualificazione ai playoff, non avrebbero più motivo per concorrere per le ultime posizioni in classifica.