Da una seconda scelta assoluta al Draft a un'altra. Da D'Angelo Russell a Lonzo Ball, passando per Brandon Ingram. Le chiamate alla lottery del Barclays Center dei Los Angeles Lakers dell'ultimo triennio non sono mai state banali. Prima la decisione di prendere Russell, point guard di talento e prospettiva, in difficoltà ai suoi esordi NBA, in estate spedito ai Brooklyn Nets, poi quella di aggiudicarsi Brandon Ingram da Duke, definito da molti il nuovo Kevin Durant. 

Infine, ecco Lonzo Ball, il chiacchieratissimo playmaker da UCLA, con il suo ingombrante padre e il fardello di sponsor e aspettative. Se quest'anno le luci della ribalta sono tutte sul figlio di LaVar, Ingram può provare a crescere con meno pressione addosso, a salire di colpi dopo un primo anno difficile, in cui si sono intraviste solo a sprazzi grandi potenzialità. Ne è convinto Magic Johnson, presidente operativo dei gialloviola, che per il ragazzo da Duke si sbilancia anche in un paragone impegnativo: "Penso che questa sarà la stagione della sua esplosione - le sue parole - riportate da Ohm Youngmisuk di Espn - abbiamo bisogno di un suo salto di qualità, ci aspettiamo che diventi il miglior realizzatore della squadra e che sia molto aggressivo in attacco. Non solo penso che sarà uno dei candidati al premio di Most Improved Player, ma anche che tra lui e Lonzo si stabilirà una grande intesa, un po' come tra me e James Worthy all'epoca dei Lakers dello ShowTime: io sapevo sempre dove fosse e dove guardare, lui cosa attendersi da me. James giocava sull'ala, esattamente come Ingram: non c'è mai stato nessuno come Worthy in quel ruolo. Sarà la stessa cosa con Lonzo e Brandon". Ingram sa di dover fare di più rispetto alla stagione da rookie, ma non sembra essere troppo pressione, anche a causa di quell'atteggiamento distaccato che lo accompagna pure in campo: "Mi fa piacere che tutte le attenzioni siano su Ball - le sue parole - ma dall'interno della franchigia mi stanno caricando e sfidando in tutti i modi possibili. Il coaching staff mi allenerà sempre più duramente per farmi diventare il giocatore che vogliono che io sia, anche se in realtà sto lavorando duro da metà maggio". 

"Magic Johnson vuole che sia io a motivare i ragazzi, mi dice ogni giorno che questa dovrà essere la stagione della mia esplosione, e che dovrò essere un leader per questa squadra. A me non resta che provare ad allenarmi duramente ogni giorno, a portare qui a El Segundo il mio spirito competitivo, ad essere una guida per i miei compagni di squadra e diventare il miglior giocatore possibile". Prova a a soffermarsi su un aspetto particolare del gioco Luke Walton, coach dei Lakers, che spiega che: "Mi piacerebbe che diventasse un grande difensore a partire da questa stagione, anche se non ho idea se nella sua carriera riuscirà mai ad esserlo. Di certo ha tutte le qualità per evolvere in un grande difensore, copre sei piedi di spazio con ogni suo movimento". L'argomento Ingram coinvolge anche il general manager dei gialloviola Rob Pelinka: "La prima parola che mi viene in mente quando si parla di lui è leadership. Lui deve essere uno dei nostri condottieri, con lo spirito di chi è ferocemente competitivo. Sarà il giocatore da cui andremo in molte situazioni. Penso che i miglioramenti fatti a livello di tecnica individuale, di forza fisica e anche di fiducia siano incredibili: ecco perchè quando penso a lui, penso a un leader dei Lakers. Sarà questo il suo ruolo per noi nella stagione che sta per iniziare". Eppure, se Ingram viene spronato ad essere un leader o un miglior difensore, è ancora tutto da chiarire quale potrà essere il suo contributo in attacco. Entrato nella lega con la fama di gran realizzatore, il prodotto da Duke dovrà adattarsi a una squadra in cui sarà Lonzo Ball ad avere la palla in mano, rinunciando con ogni probabilità all'esperimento della seconda metà della scorsa stagione, quando Walton provò a sfruttarne le doti coinvolgendolo di più anche come passatore.