Giorno di incontri con la stampa anche per i San Antonio Spurs. I giornalisti si sono radunati per ascoltare le parole dei principali protagonisti della franchigia texana, chiamata al riscatto dopo una stagione di grandi cambiamenti che segue la pesante sconfitta nella finale della Western Conference contro i Golden State Warriors. Una serie che è stata chiaramente condizionata dalle assenze che coach Gregg Popovich ha dovuto gestire, come quella di Tony Parker che ha saltato tutte e quattro le partite e quella in particolare di Kawhi Leonard, infortunatosi per via di una brutta azione da parte di Pachulia proprio quando stava dominando con i suoi compagni il primo episodio delle Finals sul parquet di Oakland. Ma ora è tempo di pensare al futuro della franchigia grigio-nera, con l'incontro legato all'NBA Media Day che ha riguardato le principali formazioni che sono pronte per presentarsi ai nastri di partenza della nuova stagione. E proprio Leonard è stato uno dei giocatori che si è presentato ai microfoni dei giornalisti presenti in Texas, per presentare gli obiettivi della prossima stagione.
La stella degli Spurs ha esordito parlando proprio dell'episodio che lo ha di fatto tagliato fuori dalla finale di conference contro i Warriors. Facendo sapere che dopo una ventina di giorni la sua caviglia era perfettamente a posto, Leonard ha fatto capire di non volersi affidare ai 'se' o ai 'ma' per provare a leggere quella serie sotto un altro punto di vista, anche se ha voluto parlarne ancora una volta: "Non voglio fare determinati discorsi, altrimenti avremmo la facoltà di ripensare a cose fatte quando eravamo bambini e chiederci 'cosa sarebbe successo se...'. Non vivo di rimpianti, ma di realtà". In ogni caso, Kawhi non si è negato una battuta sulla nuova regola, introdotta proprio in base a casi come quello che lo ha riguardato da vicino: "Credo che sia giusto proteggere i giocatori che si fanno male in queo modo. È accaduto in passato anche a giocatori che non erano in NBA. Credo che sia una buona regola anche per una questione di cautela. Ma non voglio pensare più a quell'episodio, c'è un'altra stagione da giocare, ho già detto tutto su quanto è accaduto in quella situazione".
Ovviamente, c'era una grandissima curiosità per incontrare anche Manu Ginobili, senza dubbio il giocatore più atteso in questo Media Day in casa Spurs. Il fenomeno argentino ha deciso di prolungare il proprio accordo con la franchigia texana dopo aver fatto capire che quella appena trascorsa avrebbe potuto essere la sua ultima stagione da giocatore di basket professionista. Alla fine, dal punto di vista degli appassionati, il bene ha trionfato e il giocatore di Bahia Blanca ha deciso di continuare a giocare, e ai microfoni dei giornalisti presenti Manu ha fatto capire che la decisione presa non sembrava poi così vicina: "Ero molto vicino alla decisione di ritirarmi, ma per fortuna ho ancora la possibilità di scegliere cosa fare della mia carriera. Amo quel che faccio, non credo che ci sia molto da dire. Avevo l'opzione di restare ancora un anno qui, oppure di restare per altri due, altri tre o altri quattro. Credo di avere ancora la possibilità di lasciare una traccia nel basket, continuo a godermi gli allenamenti e le partite ogni giorno. Qui c'è una grandissima organizzazione, ogni singolo membro del team viene rispettato, viene ascoltato e viene apprezzato. E io apprezzo tutto questo. Dopo la fine della stagione avevo bisogno di riflettere e ho preso la decisione migliore".
A completare il novero di giocatori che si sono presentati ai microfoni dei giornalisti per il Media Day dei San Antonio Spurs, ci ha pensato LaMarcus Aldridge. Il lungo giunto alla terza stagione tra le fila dei texani di coach Popovich, ha fatto capire che dopo una lunga estate in cui si è parlato di lui come di una possibile pedina per le trade allestite di giorno in giorno, ora è lui a voler dire la sua. E a farlo ovviamente con le scarpette allacciate e con il pallone in mano, per provare ad inseguire ciò che da quando è giunto in Texas non è riuscito a conquistare, ovvero il suo primo anello in carriera: "Probabilmente quando ero più giovane stavo più attento ai rumors di mercato, e li prendevo anche come qualcosa di strettamente personale. Ora sono più vecchio, sono cresciuto e non ci sto attento più di tanto. Ho parlato a lungo con il team durante l'estate, ma non me la sono sentita di lasciare. Ho lasciato fare tutto al mio agente, ho pensato solo a ricaricare le pile durante l'estate, per me stesso e per la mia famiglia. Non ero particolarmente preoccupato per l'esito di eventuali trade: se si fossero concluse ne avrei preso atto, ma alla fine sono rimasto qui. Il rapporto con la squadra e con lo staff è ottimo, ho solo cercato di capire se ci fosse un sistema diverso per me".