Una delle trade che sicuramente ha maggiormente sconvolto il panorama cestistico americano e non solo è stata quella che ha portato Chris Paul in maglia Rockets, in cambio di un pugno di asset anche di ottimo livello, tra cui Patrick Beverley e Lou Williams, alla corte di Doc Rivers a Los Angeles. Sono ben nove i giocatori arrivati in estate allo Staples Center in maglia Clippers, cosa che potrebbe rappresentare sicuramente una più che discreta rivoluzione rispetto agli ultimi anni in cui Paul e Griffin, con partecipazione di DeAndre Jordan, formavano un tandem tra i più forti dell’intera lega, capace di conquistare quasi ogni stagione un bottino di 50 o più vittorie in regular season, ma senza mai riuscire a superare il secondo turno di playoff.
Con la partenza di Paul oneri e onori di una squadra nuova passano, per forza di cose, nelle mani del suo ex partner in crime Blake Griffin, chiamato ad un salto di qualità tecnico e soprattutto mentale e di comprensione del gioco, in cui lui sarà il punto focale non solo dal punto di vista realizzativo, ma anche come facilitatore dei compagni. Lo stesso Doc Rivers, durante il media day della franchigia, ha speso parole piuttosto chiare riguardo al nuovo ruolo di leader dell’ala grande ex Oklahoma Sooners: “Capiterà che Blake sia il giocatore più alto in campo. Vogliamo che sia aggressivo, un giocatore d’attacco. A volte potrebbe anche portar palla, sarà uno dei giocatori che useremo come facilitatori”.
Lo stesso Griffin ha speso parole riguardo al suo nuovo compito come uomo franchigia: “Saremo una squadra diversa. È la naturale conseguenza di avere così tanti nuovi arrivati, ma è una cosa positiva. Abbiamo avuto soddisfazioni in regular season negli anni passati, ma nessun vero successo. Ora è il momento giusto per andare oltre”. Una squadra parecchio rimaneggiata in estate, a cominciare dal quintetto base, in cui figureranno, con tutta probabilità Patrick Beverley, point guard dalle capacità difensive d’elite, e Danilo Gallinari, probabilmente l’acquisizione di maggior peso di questa free agency per i Clips. Non dimentichiamo inoltre il grande apporto, soprattutto offensivo, dalla panchina di Lou Williams, già sesto uomo dell’anno durante la sua esperienza ai Raptors e dell’arrivo di uno dei giocatori più attesi al grande salto americano, quel Milos Teodosic, che dopo aver incantato in Europa e con la nazionale serba, rappresenta una stupenda incognita dal potenziale di assoluto interesse.
“Ci vorrà un po’ di tempo con così tanti nuovi arrivati – continua Griffin – starà ai ragazzi che sono qui da qualche anno aiutare e, in un certo senso, mostrare la via e mostrare come si lavora qui. Saremo divertenti da veder giocare. Correremo per il campo e giocheremo intensamente”. Successivamente Rivers è tornato a parlare del sistema di gioco che potrebbe adottare per massimizzare le potenzialità di un roster nuovo, ma di gran potenziale: “Penso che la perdita di Chris Paul ci obblighi a cambiare. Probabilmente inizieremo con il sistema a me più familiare, sono sempre stato un coach che predilige il movimento palla e credo che inizieremo da lì. Voglio che giochiamo a ritmi più alti. Quando inizia il training camp capisci a che ritmo la tua squadra debba giocare. Credo che dobbiamo essere una squadra ad alto ritmo, che conclude a canestro in fretta e molto fisica”.
Le prospettive sono chiare per Griffin e compagni: nonostante i molti nuovi arrivati, l’intenzione è cominciare fin da subito a fissare concetti e idee tattiche di un certo tipo, con la possibilità di giocare small-ball per larghi tratti grazie alla versatilità dei suoi lunghi, senza rinunciare alla fisicità prorompente di un front court di altissimo livello. L’obbiettivo è arrivare dove non si è stati capaci in questi anni, ovvero almeno alle conference finals, impresa tutt’altro che semplice nell’odierna ed equilibratissima western conference.