L'ultimo caso della offseason NBA continua a scuotere l'ambiente dei New York Knicks. La franchigia della Grande Mela e il suo giocatore più rappresentativo - Carmelo Anthony - sono ormai ai ferri corti mesi. Invitato più volte a cercarsi un'altra squadra, in particolare sotto la gestione di Phil Jackson, il prodotto da Syracuse è attualmente ancora un componente del roster della franchigia del Madison Square Garden, ma la sua testa è altrove, al Toyota Center di Houston.
Secondo quanto riportato in questi giorni da Frank Isola di USA Today, "Melo è mentalmente già a Houston, ed è convinto che la trade con i Rockets possa concretizzarsi già entro lunedì". Non una data a caso, perchè proprio lunedì 25 settembre ci sarà il Media Day delle franchigie NBA, che apriranno le proprie porte alla stampa per la presentazione delle rispettive squadre, iniziando contestualmente il training camp che condurrà al tip-off della regular season, previsto quest'anno per il 17 ottobre (con anticipo di un paio di settimane rispetto alla tradizione per diluire un programma ritenuto troppo fitto dall'associazione giocatori). E se Anthony si vede lontano da New York, i Knicks non sembrano d'altronde affatto convinti di puntare sul loro numero sette, sparito non solo da qualsiasi promozione per la stagione pronta a partire, ma neanche mai menzionato dai membri del frontoffice per quanto riguarda il futuro della squadra. Anthony sul piede di partenza dunque, come confermato dalle parole del general manager Scott Perry, contenute in un messaggio prestagionale postato sul sito ufficiale dei Knicks: "Non ci sono scorciatoie - il monito dell'ex Sacramento Kings in vista dell'inizio della stagione - ripresentare i Knicks come una contender per il titolo richiederà un processo da eseguire passo dopo passo. Lungo il cammino, il programma necessiterà anche di pazienza, per la maturazione dei nostri giovani, come Kristaps Porzingis, Tim Hardaway Jr., Willy Hernangomez, Frank Ntilikina e Ron Baker. A prima vista, l'NBA è una lega di stelle, di tiratori da tre con lungo range, di grandi saltatori, di superatleti velocissimi. A volte può sembrare un gioco che esalta le individualità sul collettivo, come una competizioni tra giocate di giganti. Ma si tratta solo di un'illusione, perchè in questo gioco niente accade senza che sia una lotta senza quartiere per prendere un rimbalzo in mezzo a uno stuolo di avversari, senza giocatori che leggano le difese rivali e trovino l'uomo aperto, senza un gruppo affamato e pronto a una coraggiosa difesa".
Questo il discorso motivazionale del nuovo general manager dei Knicks, che ancora una volta non menziona Anthony nei programmi per il futuro. Se Houston pare nettamente avanti nella corsa ad accaparrarsi le prestazioni sportive di Melo, rimane tuttavia il nodo relativo al contratto di Ryan Anderson (oltre 60 milioni nei prossimi tre anni), che New York non è disposta ad accollarsi. Ecco perchè i Rockets stanno cercando con un'insistenza una terza franchigia grazie alla quale chiudere l'affare. Qualche settimana fa si parlò dei Milwaukee Bucks e di Jabari Parker, ma qualsiasi discussione non è però sfociata in nulla di concreto. Secondo quanto riportato ieri dal New York Post, i Knicks potrebbero alla fine anche bypassare l'opzione Houston (con Mike D'Antoni - ironia della sorte - a fungere da intermediario nella trattativa), sfruttando l'interesse di altre squadre per il loro numero sette: dai Portland Trail Blazers ai New Orleans Pelicans, passando per gli Oklahoma City Thunder, sono queste al momento le franchigie davvero in pressing su Anthony. Particolarmente suggestiva la pista che porterebbe Carmelo a Rip City, alla corte di Terry Stotts e al fianco di Damian Lillard e C.J. McCollum. Il leader dei Blazers, nativo di Oakland, non ha mai nascosto durante l'estate di aver provato in più occasioni a convincere Anthony a raggiungerlo in Oregon, nonostante la prima scelta dell'uomo da Syracuse continui a rimanere Houston. Ora però Portland potrebbe mettere sul piatto un pacchetto di giocatori tra cui Mo Harkless, nome gradito al frontoffice dei Knicks, per sbloccare la situazione. Perchè ciò che è certo è che, in un verso o nell'altro, la contrapposizione tra New York e Anthony non può più durare oltre: da lunedì si torna a fare sul serio, e avere in spogliatoio una stella con il broncio sarebbe controproducente per tutti.