Alla disperata ricerca di una point guard di esperienza da affiancare al giovane Frank Ntilikina, francese ex Strasburgo scelto al Draft quando era ancora in sella Phil Jackson, i New York Knicks si coprono le spalle ingaggiando il veterano e giramondo NBA Jarrett Jack. 33 anni, reduce da due gravi infortuni a entrambe le ginocchia, Jack firmerà nei prossimi giorni un contratto annuale con la franchigia della Grande Mela, le cui cifre non sono ancora note, che non sarà però pienamente garantito, secondo quanto riportato da Ian Begley di Espn.
Una presa d'esperienza e di spogliatoio più che di impatto tecnico, anche perchè i Knicks avevano già provveduto a trovare un backup di Ntilikina, assicurandosi in estate le prestazioni sportive di Ramon Sessions, ex Washington Wizards, Los Angeles Lakers e Charlotte Hornets. Evidente l'intento di far crescere in tranquillità il playmaker francese, come d'altronde dichiarato a chiare lettere nei giorni scorsi dal nuovo general manager di New York, Scott Perry, ex Sacramento Kings. Le ultime apparizioni NBA di Jack, grande amico e in un certo senso mentore di Steph Curry, non sono state certo esaltanti, complice un infortunio al ginocchio che lo ha messo k.o. nella stagione 2015-2016, quando vestiva la maglia dei Brooklyn Nets. Poi una comparsata ad Atlanta, con tanto di taglio dopo difficoltà nel partecipare al training camp della squadra della Georgia, guidata da Mike Budenholzer, infine il tentativo di rimettersi in pista a febbraio, una volta firmato un decadale con i New Orleans Pelicans. Anche in Louisiana gli infortuni lo hanno però frenato, costringendolo ai box per una lesione al menisco destro. Ora Jack prova a ripartire ancora, dal caos dei New York Knicks, che devono risolvere la questione Anthony, e che lo hanno preferito ad altre guardie più giovani e di prospettiva. Sempre secondo quanto riportato da Begley, New York avrebbe fatto sondaggi nell'ultimo mese con i free agents Archie Goodwin (ex Phoenix Suns) e Trey Burke (ex Utah Jazz, ora in uscita dai Washington Wizards). Il primo si è però accasato ai Portland Trail Blazers, mentre il secondo è stato scartato dal duo Perry-Mills, probabilmente per la mancanza di quell'esperienza nel ruolo tanto cercata dalle parti del Madison Square Garden.
Per un veterano che trova casa come Jack, ce n'è un altro - di ben diverso livello - che saluta la National Basketball Association. Si tratta del francese Boris Diaw. 35 anni, Diaw è stato quest'estate tagliato dagli Utah Jazz, con cui aveva disputato l'ultima stagione tra i professionisti a stelle e strisce. Secondo quanto riportato da Adrian Wojnarowski di Espn, il transalpino - impegnato fino a pochi giorni fa in nazionale all'Europeo di Helsinki/Istanbul - giocherà nella prossima stagione in Francia, con la maglia del Paris-Levallois. E' l'addio al basket che conta di un vero artista del gioco, scelto in NBA dagli Atlanta Hawks al Draft del 2003, per poi passare ai Phoenix Suns di Mike D'Antoni due stagioni più tardi. E proprio in Arizona Diaw iniziò a mostrare tutto il suo talento nel sistema del seven seconds or less, giocando indifferentemente da esterno (small forward) o da numero quattro in quegli splendidi Suns di Steve Nash e Amar'e Stoudemire. Mai giunta in finale NBA, sempre stoppata dai San Antonio Spurs di Gregg Popovich, quella Phoenix ci avrebbe riprovato con Alvin Gentry in panchina (k.o. nel 2010 nell'ultimo atto dei playoffs della Western Conference contro i Los Angeles Lakers di Phil Jackson, Kobe Bryant, Pau Gasol, Lamar Odom, Derek Fisher e tutti gli altri), ma senza Diaw, finito a svernare agli allora Charlotte Bobcats, in una delle franchigie meno organizzate della lega. Fino al 2012, quando la sua carriera riparte, proprio a San Antonio, tra le fila degli Spurs. All'ombra dell'Alamo Boris ritrova se stesso, si ritaglia un ruolo fondamentale in uscita dalla panchina e contribuisce in maniera determinante al titolo vinto nel 2014 contro i Miami Heat di LeBron James. Nella serie finale, fu proprio la sua apparizione nel quintetto titolare dei neroargento (al fianco di un certo Tim Duncan, a partire da gara-3) a dare una svolta alle Finals degli Spurs, divenuti immarcabili in attacco per movimento di uomini e palla. Poi il lento declino, altri due anni a San Antonio, uno a Salt Lake City, e ora il ritorno in Francia.