La franchigia di pallacanestro più famosa al mondo (anche più dei Boston Celtics) ha cambiato padrone. Nel senso letterale del termine, perchè pochi mesi fa, nel febbraio di quest'anno, ai Los Angeles Lakers è avvenuto un ribaltone per certi versi atteso ma comunque spiazzante. Il golpe bianco di Jeanie Buss, figlia del capostipite Jerry, che ha fatto scadere il tempo a disposizione del fratello Jimmy per prendere il controllo dell'organizzazione gialloviola. Troppe le stagioni di attesa, contrassegnate da sconfitte in serie, per andare avanti: Jeanie ha così silurato il duo composto da Jimmy e dallo storico general manager Mitch Kupchak, per insediarsi sulla tolda di comando insieme a Magic Johnson, nuovo presidente, e Rob Pelinka, in qualità di executive.

Jeanie Buss e Magic Johnson. Fonte: Scoopnest.com

Una controrivoluzione che ha sconfessato anche parte della precedente gestione tecnica, che prevedeva di puntare su D'Angelo Russell, talentuosa ma finora discontinua point guard scelta alla numero due al Draft del 2015 (preferito anche a Jahlil Okafor, finito ai Philadelphia 76ers). Non ci ha pensato due volte Magic Johnson a salutare il buon D'Angelo, spedito - insieme al russo Timofey Mozgov -ai Philadelphia 76ers nell'ambito di una discussa trade che ha condotto a El Segundo il centro Brook Lopez, in scadenza di contratto il prossimo anno. Il tutto per far spazio a Lonzo Ball, playmaker da UCLA, scelto al Draft ancora con la seconda moneta, gran passatore, giocatore che detta i ritmi alle gare, atleticamente lontano dagli standard dell'NBA attuale, quasi catapultato da un'altra era nella Lakerslandia di oggi. E proprio sul primogenito del discusso LaVar - padre onnipresente - si appuntano le attenzioni di tifosi e addetti ai lavori, per una squadra che manca i playoffs dalla primavera del 2013, quando furono i San Antonio Spurs di Gregg Popovich a schiantare la versione gialloviola di Pau Gasol e Dwight Howard, con Mike D'Antoni in panchina. Ora sul pino dello Staples Center c'è Luke Walton, giovane coach cresciuto alla corte di Steve Kerr (ma non solo), che gode di credito pressochè illimitato, e a cui spetta far girare questi nuovi Lakers, sicuramente giovani, dal talento però limitato. "Vogliamo correre", il mantra di Magic Johnson, che spera di vedere quattro giocatori sempre in movimento per facilitare le abilità di passatore straordinario di Lonzo Ball, vera attrazione dei Lakers stagione 2017-2018. Per paradossale che sia, la controrivoluzione gialloviola non è però destinata a produrre risultati subito, ma a cogliere i frutti del lavoro di Walton e soci già dalla prossima estate, quando da El Segundo partirà un'aggressiva campagna di reclutamento dei free agents.

Luke Walton. Fonte: Noah Graham/Getty Images

Già troppo aggressiva, secondo l'NBA, se è vero che proprio Magic è stato sanzionato con una multa per tampering, per aver contattato in maniera irregolare Paul George, giocatore degli Indiana Pacers, poi scambiato con gli Oklahoma City Thunder. PG13, così come LeBron James, è in scadenza nel 2018, e i Lakers sono pronti ad andare all'assalto tra una decina di mesi, confidando in una flessibilità salariale ben costruita dal general manager Rob Pelinka, che si è liberato del contratto di Mozgov, ha visto salutare un cavallo pazzo (ma di talento) come Nick Young, ingaggiando un giocatore solido come Kentavious Caldwell-Pope, lasciato sul mercato dai Detroit Pistons. Come Brook Lopez, Caldwell-Pope sarà unrestricted free agent al termine della prossima annata, con la possibilità per i Lakers di "scaricare" in un sol colpo due giocatori a bilancio per un totale di quaranta milioni di dollari. Ecco la politica dei gialloviola: dare vita a un anno di transizione, con giocatori giovani come Ball, Jordan Clarkson, Julius Randle, Brandon Ingram e Larry Nance per capirne di più sulla futuribilità del roster. Detto di Lonzo, quella che sta per iniziare sarà la regular season di Brandon Ingram, prodotto da Duke, small forward dall'eleganza innata, da molti paragonato addirittura a Kevin Durant, chiamato a un deciso salto di qualità dopo l'anno da rookie. Con palla in mano o lontano dalla sfera, Ingram ha tutte le doti per essere un giocatore offensivo fuori dalla media, mentre sono già più noti pregi e difetti del duo d'assalto formato da Jordan Clarkson e Julius Randle. Tutto da scoprire Kyle Kuzma, altra scelta al Draft, alla fine del primo giro, che ha impressionato nell'ultima Summer League, per duttilità e capacità di comprensione del gioco. Il resto del roster contiene tipici mestieranti NBA, come Tyler Ennis (altro giovane), Luol Deng e Corey Brewer (due veterani) e l'intrigante Ivica Zubac, lungo da svezzare per comprenderne le effettive potenzialità. Un'annata esplorativa dunque per i Los Angeles Lakers, in attesa di dar vita a un'altra rivoluzione, questa volta sul mercato dei free agents e non dietro le quinte dei giochi di potere.