Un processo di rivoluzione, una riforma, è questo che il commissioner Adam Silver ha in programma in merito alla draft lottery, ovvero quel processo che tiene conto del rendimento di una squadra nell’anno precedente per accaparrarsi scelte alte al draft immediatamente successivo. Questo modello serve per permettere alle franchigie in difficoltà di poter cominciare un più o meno lento processo di rebuilding, partendo da uno dei prospetti più forti e di prospettiva del basket mondiale, con tutte le variabili e i rischi del caso. Il regolamento in questione ha dato vita inevitabilmente ad operazioni che lo sfruttano in modo poco trasparente e sportivo, fatto di squadre che a fronte di una stagione di medio-alto livello, ma lontana da poter avere ambizioni importanti, decidono, tramite direttive da parte della dirigenza, di intraprendere volutamente, in maniera più o meno velata una stagione fallimentare, per ottenere più possibilità al draft seguente e rimpolpare il proprio roster di giocatori giovani e forti. Questo modus operandi, definito in gergo Tanking, è alla stregua della normalità nell’NBA odierna, in cui la sportività e l’etica passano in secondo piano a fronte di un beneficio tale, che potrebbe essere rappresentato dalla futura prima scelta assoluta.

Essendo stato impunito e largamente accettato, fino ad oggi il Tanking è stato in un certo senso abusato per anni da varie franchigie (ultimo esempio è quello dei Philadelphia 76ers) ed ha spinto l’NBA a prendere provvedimenti in tal senso. La riforma in questione prevede innanzi tutto una diminuzione delle probabilità, ancor oggi elevatissime, per le peggiori squadre del campionato di ottenere alla draft lottery una scelta altissima. Ciò inevitabilmente significherebbe un aumento delle possibilità delle squadre di medio-alta classifica in regular season di poter concorrere per le primissime pick, che, a meno di eccezioni comunque non così rare, significa tanto talento su cui costruire futuri successi. Secondo fonti interne alla lega, con questo cambiamento la finestra di opportunità per la squadra con il peggior record in regular season potrebbe essere ampliata fino alla quinta scelta assoluta, il che significherebbe meno possibilità, statisticamente parlando, di ottenere una top 3 pick, e che causerebbe un effetto domino riguardante tutte le altre classificate nelle ultime posizioni, che di riflesso si ritroverebbero disincentivate a mantenere volutamente o meno un rendimento basso, con l’obbiettivo del premio più ambito, ovvero la prima scelta assoluta. La situazione che potrebbe verificarsi sarebbe quella in cui le ultime tre classificate della precedente stagione regolare avrebbero le stesse identiche possibilità, in percentuale, di accaparrarsi la prima scelta assoluta. Di conseguenza anche la quinta peggior franchigia avrebbe percentuali molto simili alle ultime tre, il che darebbe la possibilità a tutte le squadre con un record più o meno negativo di arrivare ad ottenere giovani talenti su cui ricostruire.

Un’altra contromisura che probabilmente verrà discussa sarà quella che impedirebbe alla stessa compagine di ottenere per più anni consecutivi una prima scelta, imponendole una “barriera” che proteggerebbe le prime 4 scelte nel draft successivo. Anche le innumerevoli modifiche al regolamento volte ad impedire l’esonero da partite fondamentali di giocatori chiave (salvo motivazioni mediche) potrebbero essere utili in tal senso, con sanzioni previste per tutte le squadre che decidessero di non convocare le proprie stelle in determinate occasioni per motivi ritenuti non validi. La preoccupazione di fronte a queste contromisure è già concreta tra le varie franchigie, poiché significherebbe un ulteriore limitazione alle possibilità di ricostruzione in un periodo di scarsi risultati sportivi e non solo.

Alla sempre più difficoltosa possibilità di aggiudicarsi i servigi di stelle tramite trade, dovuta alla tendenza di quest’ultime di comunicare spesso e volentieri la volontà di non rinnovare in free agency, questo provvedimento potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo per molti general manager, che vedrebbero una pratica come il Tanking, ampiamente accettata nel mondo cestistico americano, sempre meno applicabile per provare a ricostruire una squadra vincente e una piazza attiva ed entusiasta con essa.