Dopo che anche l'estenuante trade riguardante Kyrie Irving e Isaiah Thomas è stata portata a compimento, l'offseason NBA vive intorno al dilemma relativo al futuro di Carmelo Anthony. Il numero sette dei New York Knicks ha da tempo espresso la sua volontà di raggiungere James Harden e Chris Paul agli Houston Rockets, ma la franchigia della Grande Mela non ha ancora trovato l'accordo con i texani, proprio ieri passati di mano.
La situazione Anthony si trascina ormai da mesi in casa Knickerbockers. Indesiderato sotto la gestione Phil Jackson, a Melo era stato fatto intendere - senza troppi giri di parole - di doversi cercare un'altra squadra, rinunciando alla no trade clause presente nel suo contratto per una destinazione favorevole e soprattutto gradita. Alternativa, una risoluzione consensuale che avrebbe consentito a New York di risparmiare buona parte dei quarantaquattro milioni di dollari in due anni ancora spettanti al prodotto da Syracuse. Proprio quest'atteggiamento eccessivamente duro di Jackson nei confronti della stella della squadra ha causato l'allontanamento del Maestro Zen da presidente delle operazioni cestistiche (via per decisione del proprietario James Dolan), ruolo attualmente occupato da Steve Mills, ex general manager, che ha a sua volta cooptato dai Sacramento Kings il giovane Scott Perry. Al momento il caso Anthony è in stand-by. Il giocatore continua a sperare in un accordo con i Rockets, ma Houston non ha disposizione le contropartite tecniche e salariali in grado di soddisfare New York. In particolare, il contratto di Ryan Anderson (oltre 20 milioni di dollari a stagione) viene ritenuto eccessivamente oneroso dal frontoffice dei Knicks, già impegnati a corrispondere una cinquantina di milioni l'anno al trio composto da Joakim Noah, Tim Hardaway Jr e Courtney Lee. Ecco perchè non ci sono attualmente novità sul fronte Houston Rockets, e perchè le parti vengono descritte "non vicine", come riportato da Ian Begley di Espn, che spiega però come Daryl Morey, general manager dei texani, sia impegnato a trovare una terza franchigia grazie alla quale portare in porto l'affare.
Potrebbero essere i Milwaukee Bucks a recitare il ruolo degli sparring partners dell'operazione. Indiscrezioni delle ultime ore vorrebbero infatti la squadra del Wisconsin, già attiva sul fronte Kyrie Irving, cercare di inserirsi nelle trattative. A New York sarebbe stato offerto la settimana scorsa Jabari Parker, giocatore esplosivo e di talento, reduce però dal secondo grave infortunio al ginocchio della sua carriera, oltre che uno tra John Henson e Greg Monroe. Un giovane e un lungo dal rendimento garantito dunque per i Knicks, nell'ambito di un'operazione che rimane però ancora agli albori. Non è infatti chiaro se Parker sia stato offerto o richiesto da New York, e soprattutto cosa Milwaukee chiederebbe a Houston per partecipare alla trade che porterebbe Carmelo Anthony nella città della NASA. Al momento la situazione è dunque in evoluzione, ma pare comunque possibile uno scenario che veda il numero sette dei Knicks iniziare il training camp con la sua franchigia di appartenenza, a partire dal 25 settembre prossimo. Nonostante le difficoltà nel trovare un accordo con Houston, New York sembra però non contemplare più la presenza di Melo nel suo futuro: non più considerato imprescindibile, Anthony è stato accantonato nelle attività estive dei Knicks, a cominciare da quelle promozionali, come la campagna abbonamenti alle gare di regular season del Madison Square Garden. Al termine di un'intera estate, le due parti si ritrovano ancora insieme, ancorchè separate, situazione paradossale se si pensa a quanto i Knicks hanno spinto nel 2017 per "liberarsi" del nativo di Baltimora. Ora i ruoli sono ribaltati, ed è Carmelo ad essere "prigioniero" di New York.