Quando Gordon Hayward ha deciso di firmare da free agent per i Boston Celtics - il 4 luglio scorso - il roster della franchigia del Massachusetts si presentava molto diverso da quello attuale. Stella della squadra biancoverde era Isaiah Thomas, che giocò un ruolo fondamentale nel reclutare il prodotto da Butler University, accogliendolo a Boston e convincendolo della bontà del progetto del presidente Danny Ainge e dell'allenatore Brad Stevens, che peraltro Hayward conosceva benissimo per gli anni trascorsi insieme al college (apparizione in Finale NCAA). 

C'erano poi Avery Bradley, ben presto scambiato con Marcus Morris dei Detroit Pistons, e Jae Crowder, altro giocatore di lungo corso dei Celtics, recentemente sacrificato (insieme a due scelte al Draft, 2018 e 2020) per arrivare a Kyrie Irving dei Cleveland Cavaliers. E, proprio nel presentare la prima scelta assoluta al Draft del 2011, i Celtics hanno voluto affiancare Hayward a Irving, per mostrarne subito l'importanza all'interno delle loro gerarchie. Hayward, che ha vissuto una free agency travagliata, molto legato agli Utah Jazz e tentato anche dai Miami Heat, racconta così il momento del reclutamento da parte dell'ormai ex Isaiah Thomas: "IT ha fatto un lavoro fantastico per reclutarmi, per portarmi qui nella città di Boston - le parole del prodotto da Butler, riportate da Stephen Hewitt del Boston Herald - mi ha parlato a lungo della città, dei suoi tifosi, della franchigia, degli allenatori, di tutte le persone che lavorano dietro le quinte. E' stato importante, ero entusiasta di poter giocare con lui. E' un giocatore incredibile, così come incredibile è stata la sua ultima regular season. Mentirei se non dicessi che questa è la verità, ma sono stato in questa lega abbastanza a lungo da capire che si tratta di un business. Ora sono passato dall'opportunità di giocare con Thomas e il resto dei ragazzi a quella di avere al mio fianco Kyrie Irving, uno dei migliori giocatori dell'intera lega: un'altra grande opportunità per me. Lo stesso discorso vale per gli altri ragazzi che se ne sono andati, come Jae Crowder, fantastico giocatore. Sfortunatamente non avrò la possibilità di scendere in campo con lui. Ma allo stesso tempo ora abbiamo preso Marcus Morris, Aron Baynes, che si sono aggiunti a Marcus Smart e Terry Rozier. Ci sono poi due giovani come Jayson Tatum e Jaylen Brown, oltre ad Al Horford, un altro che era qui a reclutarmi". 

"Questa è ancora una grande opportunità per me, la voglio sfruttare. E' qualcosa che stavo cercando e che mi rende entusiasta. Entusiasta di essere arrivato qui con la mia famiglia: non vedo l'ora che la stagione inizi". Hayward racconta anche di quando, nel 2014, Irving provò a sua volta a reclutarlo per i Cleveland Cavaliers, freschi di ritorno di LeBron James: "Kyrie venne da me e mi spiegò quanto sarebbe stato divertente se fossi andato a giocare nella loro squadra, provò a reclutarmi, poi venne anche LeBron e la cosa continuò". Irving spiega invece di aver già provato a capire come inserirsi in un contesto tecnico che prevede anche Hayward: "Circa due settimane fa ho trascorso una ventina di minuti a guardare i suoi highlights, proprio per capire come veniva utilizzato a Utah, quali parti del campo preferisce, come gioca in post-up e come muove i piedi". Un Hayward consapevole delle aspettative dei nuovi Boston Celtics, ormai a tutti gli effetti una contender per il titolo: "So come funziona questo business, è un discorso che vale un po' ovunque, ma per quanto mi riguarda ho sempre cercato di non esaltarmi tropo nei momenti positivi e di evitare di deprimermi in quelli negativi, perchè tutto può cambiare davvero velocemente, in una direzione o nell'altra. Cerco di non guardare a cosa la gente pensa dall'esterno, ma mi concentro piuttosto su chi c'è nello spogliatoio. Dobbiamo credere in noi stessi: è questo il primo passo da cui partire".