Terza sconfitta consecutiva per l'Italia di Ettore Messina che, ciò nonostante, può ritenersi più che soddisfatto da quanto visto dai suoi nella gara d'esordio del Torneo dell'Acropoli. Ad Atene la versione degli azzurri è quella migliore fin qui vista nei tornei di preparazione all'Europeo, nonostante nel finale Belinelli e soci cedano il passo alla Serbia degli scatenati Boban Marjanovic e Bogdan Bogdanovic. Azzurri che tengono testa ai serbi - candidati ad una medaglia in quel di Istanbul - per tutta la durata della contesa, andando persino avanti di sette ad inizio terzo periodo, prima di subire il ritorno dei serbi. Buone le indicazioni per il tecnico catanese, sia dall'attacco, ma soprattutto dalla difesa. Domani appuntamento con la Grecia.
Messina conferma il classico quintetto con Hackett in cabina di regia, Belinelli e Datome sul perimetro, Melli da quattro e Cervi da centro. Diverso il concetto di quintetto base per Djordjevic, che lascia in panchina diverse stelle e si affida a Boban Marjanovic sotto le plance.
E' proprio il centro dei Detroit Pistons a catalizzare l'attenzione della difesa azzurra nei primi minuti di gara. I centimetri, tanti, sicuramente troppi per i lunghi azzurri, fanno la differenza sotto canestro in favore della Serbia, a rimbalzo e non solo: nove i suoi punti nel primo periodo, uniti ad un costante dominio territoriale. L'Italia tuttavia non demorde e l'approccio alla contesa è decisamente ottimo: la difesa è buona, soprattutto per intensità sul perimetro, la conseguenza è una discreta circolazione offensiva della palla che consente a Belinelli, Datome e Filloy di mandare gli azzurri persino avanti di 4 sul 22-18. La difesa serba invece è tutt'altro che impeccabile, complice un approccio alla sfida piuttosto blando, ma è la fisicità che tiene a galla gli slavi alla prima sirena (24-22).
In avvio di seconda frazione l'intensità difensiva della Serbia cambia profondamente, con gli azzurri che iniziano a faticare nel trovare soluzioni pulite al tiro. Di contro, tuttavia, l'applicazione spalle a canestro degli azzurri è finalmente positiva e nega alla Serbia transizioni e contropiedi facili. Mizic riporta i serbi avanti da tre, ma Belinelli e Burns rispondono prontamente dalla parte opposta, mandando messaggi più che positivi sulla presenza di spirito e di testa dell'Italia (33-32). La squadra di Djordjevic prova a sporcarsi molto di più le mani e, grazie ad un paio di ottimi possessi difensivi, prova ad approfittarne in transizione con Lucic, i cui quattro punti di fila valgono il primo mini allungo serbo (33-36). L'Italia non si scompone e, con pazienza e diligenza, trova le giuste soluzioni per riportarsi in parità a quota 38, prima con Belinelli da oltre l'arco, poi con Aradori.
L'approccio alla ripresa degli azzurri è dei migliori: l'Italia si batte in difesa e vola in contropiede, con Melli, prima di piazzare il parziale di 9-0 con le triple di Belinelli, Hackett e Datome che mandano la Serbia in tilt e sotto di sette (49-42). Lucic scuote i ragazzi di Djordjevic in uscita dal timeout serbo e la reazione è da grande squadra: intensità difensiva, fisicità estrema e Marjanovic che nelle due metà campo domina sono i fattori del contro-break di 8-0. Gli azzurri si arrampicano ai liberi di Belinelli, ma è il centro serbo a creare i presupposti per l'allungo serbo, prima con la schiacciata, poi con il rimbalzo in attacco. L'Italia prova a rispondere colpo su colpo, con Aradori da tre, ma l'inerzia della gara è cambiata, così come le marce innestate da Bogdanovic: prima la tripla, poi l'assist, e la Serbia chiude a dieci dal termine sopra di tre lunghezze (56-59).
Gli azzurri sembrano riuscire a tener botta in avvio di ultima frazione, ma è l'abbacinante talento di Bogdanovic che spacca in due la contesa: l'ex guardia del Fenerbahce infila prima l'arresto e tiro da centro area, poi inventa la tripla del più otto (64-56). Datome e Belinelli, con enorme fatica, provano a tenere a galla l'Italia, ma è il gioco da tre punti di Lucic, con annesso antisportivo, a respingere al mittente le velleità di rimonta azzurre. La fisicità difensiva dei serbi fa il resto, concedendo la miseria di quattro punti ai nostri nei primi sei minuti del periodo. Tuttavia l'Italia ha il merito di non abbandonare la gara, mentalmente e tecnicamente, e con Filloy si riporta a contatto. Nel momento cruciale gli azzurri creano buoni tiri ma sprecano un paio di occasioni per riportarsi ad un possesso di svantaggio, con Filloy e Belinelli, ed il canestro di Stimac chiude i giochi fino al definitivo 65-73.