Estate. Caldo rovente, spiagge affollatissime, primi carichi di preparazione atletica. L’estate è la stagione in cui tanti, se non tutti, gli appassionati di pallacanestro si prestano a lunghissime sfide sui playground di tutto il mondo.
In questo agosto, però, quando il vostro amico vi scriverà un messaggio per l’ennesima partita contro i rivali nel dominio del campo, quando prenderete la vostra canotta d’epoca ed allaccerete le scarpe, sentitevi meno soli, e soprattutto un po’ più importanti.

Sì, perché i giocatori NBA non sono da meno. Pick-up game, questo il termine specifico per le “partitelle” organizzate a chiamata negli States, anche a ferragosto ed anche per le stelle della lega più importante del mondo. Presenti, nella palestra Life Time Athletic del complesso Sky di New York (la stessa, per intenderci, dei video di allenamento di Carmelo Anthony e J.R. Smith visti negli ultimi mesi) proprio Melo e J.R., assieme a Kevin Durant, Enes Kanter, Danthay Jones, Lebron James e diversi giocatori non-NBA (probabilmente poco più che spettatori non paganti).

Superata l’iniziale ilarità del vedere i più grandi campioni del pianeta cimentarsi in una partitella “amichevole” da comuni mortali – in realtà a bordo campo era presente il cosiddetto “guru del workout” Chris Brickley, assoluta autorità in fatto di preparazione atletica – un paio di cose vanno assolutamente riportate: inanzitutto, la straordinaria capacità di Carmelo Anthony, accentuata dal tipo di match che favorisce le giocate individuali, di trovare soluzioni offensive in qualsiasi tipo di situazione e zona di campo. I suoi jumper sono da stropicciarsi gli occhi, stesso dicasi per gli step-back di Kevin Durant, sembrato totalmente a suo agio, esattamente come su un parquet di Finals NBA. Ad incuriosire molto è anche l’intensità dello sforzo fisico dei protagonisti: nel pieno di agosto, quando ancora la preparazione atletica per la nuova stagione è agli albori, ma già si inizia a mettere carico nelle gambe, James e compagni non si pongono problemi nel difendere forte, tentare stoppare e schiacciate, attaccare e tagliare alla massima rapidità possibile (anche quando si potrebbero rischiare infortuni) regalando uno spettacolo degno di questo nome.

Un pensiero finale, col sorriso, va invece a tutti i “comuni” giocatori presenti alla partita: di certo non sprovveduti, ma buoni mestieranti alle prese con i migliori sulla faccia della terra. Senz’altro, il coraggio non gli manca. E comunque, la storia sembra non concludersi qui: LeBron, a quanto pare, starebbe pensando ad un nuovo pick-up game, nelle prossime settimane, in quel di Los Angeles. Mettiamoci comodi.