Una delle trade che più ha scosso il mondo cestistico americano e non solo in questa estate è sicuramente quella che ha portato agli Oklahoma City Thunder l’ala piccola Paul George, in cambio di Victor Oladipo e Domatas Sabonis volati agli Indiana Pacers. I motivi che hanno spinto la franchigia di Indianapolis a privarsi della sua stella sono ben noti, con il giocatore californiano intenzionato a non prolungare il proprio contratto con i Pacers, in scadenza nell’estate 2018, ma alla vigilia nessuno avrebbe ipotizzato i Thunder come possibile destinazione per l’ala da Fresno State. George porta il suo invidiabile talento offensivo e difensivo al servizio di coach Billy Donovan, il quale dopo un solo anno di transizione dalla partenza di Kevin Durant, potrà riavere a disposizione una squadra che, almeno per i valori tecnici che possiede, può competere contro chiunque.
La pallacanestro tuttavia non è una scienza esatta, né tantomeno regolata da principi matematici che vorrebbero che alla somma di talenti di alto livello, segua un risultato sicuramente positivo e di successo. La franchigia guidata da Sam Presti ha a disposizione sicuramente un roster da playoff, con l’MVP Russel Westbrook che in Paul George potrebbe aver trovato il perfetto partner in crime per i propri successi, non solo individuali, ma anche di squadra. Già in questa estate i due all-star hanno svolto vari training camp insieme per affinare l’intesa sul campo, che sembra già esserci fuori da esso. Le incognite come sempre sono derivanti dal resto della squadra, tutt'altro che disprezzabile, sia chiaro, ma sulla carta inferiore a quelle delle padrone della Western Conference, soprattutto se parliamo dei campioni in carica, i Golden State Warriors. Il lavoro di Billy Donovan in questo senso sarà quello di trovare un sistema di gioco che non dipenda imprescindibilmente dalle scorribande di Westbrook, giocatore di capacità tecniche e fisiche fantascientifiche e di un’energia pazzesca, ma che da solo non potrà trascinare al successo una squadra che per rendere ha bisogno di maggior circolazione di palla. L’arrivo di Paul George potrebbe anche servire allo scopo in questo senso, ovvero quello di “togliere” maggiormente la palla dalle mani dell’MVP in carica e fornire soluzioni alternative che possano rendere il gioco di OKC più corale e vario rispetto al “palla a Russel e vediamo cosa inventa per se stesso o per i compagni”. Da scordarsi è sicuramente la volontà che George ricopra allo stesso modo il ruolo che è stato di Kevin Durant, parliamo di giocatori molto diversi, non necessariamente incompatibili, ma con un bagaglio tecnico che poco ha a che vedere l’uno con l’altro.
La squadra sicuramente per gli interpreti che ha dovrà dare maggiori garanzie, soprattutto difensive rispetto allo scorso anno, in cui per larghi tratti è sembrata molto attaccabile. Altro aspetto da affinare per Donovan e il suo staff che, prima della partenza di KD, erano stati in grado di creare un sistema difensivo d’elite che mise in seria difficoltà anche i Warriors delle 73 vittorie in regular season. Giocatori come André Robertson, Steven Adams, i nuovi arrivati Raymond Felton e Patrick Patterson (al momento infortunato) ma anche Paul George e lo stesso Westbrook, sono tutti in grado di dare un contributo prima difensivo che offensivo alla causa Thunder.
La sensazione tuttavia è quella che il tempo per migliorare non sia molto, i Thunder saranno chiamati a dare risposte importanti fin dalla Regular Season, con i playoff come obiettivo minimo, e a fare un’ottima figura anche in post season, con la chiara ambizione di arrivare il più lontano possibile. Il titolo al momento sembra un obiettivo improbabile per OKC, visto il livello delle avversarie soprattutto ad Ovest, che quest’anno come non mai sembrerà un campionato a parte rispetto ad una Eastern Conference che ha visto molti talenti emigrare, tra cui lo stesso Paul George, ma la sensazione è che porsi limiti sia solo controproducente per Westbrook & co.
È proprio l’operazione che ha portato il nativo di Palmdale, California, a rappresentare il più grosso dubbio per la stagione ventura e ad imporre un rendimento di alto livello fin da subito: se dal punto di vista manageriale lo scambio effettuato da Sam Presti con gli Indiana Pacers possa essere ritenuto un capolavoro, esso rappresenta anche una discreta scommessa, in quanto George, come è già noto, sarà free agent nella prossima estate. PG13 ha più volte espresso una forte volontà di indossare un giorno la maglia dei Los Angeles Lakers, squadra che tifava fin da bambino, cosa che potrebbe concretizzarsi il prossimo anno, soprattutto se l’esperienza in Oklahoma non si rivelasse così soddisfacente. George ha recentemente dichiarato : “Se mi troverò bene qui e se sentirò di poter ottenere qualcosa di speciale, sarò aperto a qualsiasi soluzione futura. Ma si tratta comunque di qualcosa di cui discuteremo al termine della prossima stagione” parole che fanno ben sperare i tifosi di OKC, ma che allo stesso tempo pongono una discreta pressione sulle spalle della squadra di coach Donovan che, fin da subito, ha come imperativo il dover ottenere ottimi risultati per non vedersi privata in una sola volta di Paul George, ma anche in retrospettiva di Oladipo e Sabonis, a un solo anno dalla trade.
I pezzi sono pronti e di buon livello, le carte per essere il dark horse della Western Conference ci sono tutte, ma il tempo per far quadrare il cerchio è meno di quello che ci si potrebbe aspettare, starà allo staff tecnico dei Thunder e alle sue due stelle provare a costruire un sistema solido su ambo le metà campo, che possa competere con chiunque e una volta ottenuto ciò, "the Sky is the limit" e tutto, ma davvero tutto, in positivo o in negativo, potrebbe succedere per gli Oklahoma City Thunder.