La squadra del 2014-2015, sessanta vittorie in regular season e finale di Conference raggiunta (ancorchè persa 4-0 contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James), non c'è più. Dopo una serie aperta di ben dieci partecipazioni consecutive alla postseason, caratterizzate da una finestra temporale di un biennio da contender, gli Atlanta Hawks hanno deciso (costretti anche dagli eventi) di smantellare il roster che li aveva condotti fino all'empireo NBA, per ricostruire da zero, affidandosi ancora alle cure sapienti di Mike Budenholzer, per anni vice allenatore di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs. 

Il quintetto titolare degli Atlanta Hawks 2014-2015. Fonte: SportsIllustrated
Il quintetto titolare degli Atlanta Hawks 2014-2015. Fonte: SportsIllustrated

Al Horford, Paul Millsap, Demarre Carroll, Kyle Korver, Jeff Teague. Nessun elemento del quintetto titolare della stagione 2014-2015 è rimasto in Georgia, in una diaspora che caratterizza le squadre a lungo competitive per i playoffs, ma mai in grado di fare l'ultimo salto di qualità per il titolo. Il primo a salutare la compagnia è stato Carroll, finito a Toronto due anni fa, ma l'addio più significativo si è verificato la scorsa estate, quando Horford, da free agent, scelse di non rinnovare con Atlanta e di accasarsi ai Boston Celtics. Stessa sorte per Jeff Teague, scambiato con gli Indiana Pacers, ora ai Minnesota Timberwolves, poi per Kyle Korver, alla corte di LeBron a Cleveland, infine per Paul Millsap, altro svincolato che ha declinato l'opzione Hawks per far sua quella dei Nuggets. Cosa rimane dunque dell'Atlanta punto di riferimento della Eastern Conference, protagonista anche nell'ultima stagione, chiusa al primo turno di playoffs in gara-6 contro i Washington Wizards? Poco, pochissimo, perchè anche un altro giocatore di talento, Tim Hardaway jr, utilizzato in uscita dalla panchina, non è stato trattenuto, lasciato tornare da restricted free agent ai New York Knicks (non pareggiata l'offerta quadriennale da 70.5 milioni di dollari). Via pure Dwight Howard, figlio della città di Via col Vento, la cui esperienza alla Phillips Arena era stata pressochè disastrosa (anche solo per anno), scambiato con gli Charlotte Hornets per Miles Plumlee, Marco Belinelli e una seconda scelta, la numero quarantuno, al Draft del 2017 (Tyler Dorsey). Proprio l'ingaggio dell'ex Superman, nel 2016, aveva rappresentato l'ultimo tentativo di rimanere competitivi a dispetto delle partenze dei giocatori storici. Missione fallita, perchè Howard ha confermato di essere avviato sul viale del tramonto, e perchè il resto della banda Budenholzer ha perso di colpo continuità. L'addio di Millsap ha rappresentato infine il colpo ferale per la franchigia della Georgia. Declinata una player option in suo favore, l'ex Jazz ha preferito sondare il mercato e scegliere poi i Denver Nuggets.

Mike Budenholzer. Fonte: Rob Carr/Getty Images
Mike Budenholzer. Fonte: Rob Carr/Getty Images

Agli Hawks non è rimasto che guardarsi dentro e far propria l'unica soluzione rimasta a disposizione: ricostruire, pressochè dal nulla. O quasi, perchè Dennis Schroder costituisce ancora un playmaker di livello (61 milioni complessivi nei prossimi quattro anni), giocatore più pagato della squadra dopo Kent Bazemore, ala piccola rifirmata la scorsa estate (54 milioni fino al 2020, con player option nel 2019). Sono loro i volti giovani ma noti degli Hawks versione rebuilding, che non punteranno ai playoffs, ma proveranno a ripartire dai principi di gioco di Mike Budenholzer, nominato coach of the year nel 2015. Del gruppo storico non è rimasto infatti nessuno, nemmeno Thabo Sefolosha, lo svizzero che si è recentemente accasato agli Utah Jazz. Diversi invece i giocatori giovani alla corte di coach Bud: dai sophomores DeAndre Bembry (visto pochissimo alla sua prima stagione da professionista) e Taurean Prince (che invece ha mostrato qualche lampo di grande atletismo e fisicità), all'argentino Nicolas Brussino, in uscita dai Dallas Mavericks, fino al rookie John Collins, lungo esplosivo che ha già impressionato in Summer League. Il backcourt è completato dall'esperta point guard Malcolm Delaney e da Marco Belinelli, giunto da Charlotte, che ritrova Budenholzer dopo l'esperienza di San Antonio. Al Beli il compito di far da chioccia ai più giovani, con tanti minuti a disposizione, considerando la qualità complessiva del reparto esterni dell'Atlanta attuale. Il resto del roster può contare su un altro giocatore esperto come Ersan Ilyasova, sul confermato Mike Muscala, oltre che su un paio di innesti "di mercato" tra i lunghi, come Miles Plumlee, fratello di Mason e Marshall, mai convincente in NBA, e Dewayne Dedmon, in uscita dai San Antonio Spurs, lungo di verticalità e fisicità. Spazio anche per Tyler Dorsey, principale scommessa di questi Hawks, rookie da Oregon, scelto al secondo giro, guardia da seguire con interesse. Tante novità, sicuramente troppe per mantenere aperta la striscia di partecipazioni ai playoffs, ma la convinzione di dover ripartire da zero, dopo un ciclo di ottimo livello non coronato dal successo.