La notizia è nota già da qualche giorno, ma delle ultime ore è arrivata l’ufficialità con tanto di cifre: Pau Gasol rinnova il contratto con i San Antonio Spurs per altri tre anni a 48 milioni di dollari totali, con il terzo anno parzialmente garantito. Cifre che, tutto sommato, sono da ritenersi comunque di un certo peso e spessore, evidenza del fatto che gli speroni intendono ancora puntare sul centro catalano. Conclusione di un’operazione che ha visto Pau e la franchigia texana lavorare da perfetti partner in crime, con il declino della player option da oltre 16 milioni per la prossima stagione da parte del giocatore, che ha permesso a R.C. Buford e compagnia di avere quel sufficiente margine salariale per completare alcune operazioni durante questa free agency, che hanno visto Rudy Gay, Brandon Paul e Joffrey Lauvergne abbracciare il progetto nero argento, per le prossime stagioni.

Premiata la versatilità offensiva e difensiva del maggiore dei fratelli Gasol, che durante la stagione ha dimostrato di poter lavorare in buona simbiosi col sistema, sia nel ruolo di centro titolare, a fianco di LaMarcus Aldrige, sia in concomitanza con un altro pivot di ruolo, che l’anno scorso era rappresentato da Dewayne Dedmon (volato ad Atlanta in estate), calandosi in una veste abbastanza inedita di stretch five, termine utilizzato per definire un lungo capace di giocare efficacemente dal perimetro. Le medie del catalano della scorsa stagione citano 12.4 punti e 7.8 rimbalzi a partita, non male per un trentasettenne, sul quale tuttavia, sono stati sollevati non pochi dubbi riguardo alla stagione passata.

Senza cadere per forza nella solita tiritera, spesso puntualmente smentita, sulla vecchiaia del roster Spurs, sono legittimi alcuni dubbi sia sull’autonomia dello spagnolo, veterano di mille battaglie e visto varie volte in discreta difficoltà contro gli irreali atleti che varie squadre schierano nel loro frontcourt. Tecnicamente parliamo di uno dei primissimi interpreti del ruolo, ma l’NBA moderna esige anche solidità a rimbalzo e in difesa, cosa che Gasol ha dimostrato ampiamente di avere nella propria carriera, ma che con l’avanzare degli anni e lo sviluppo di centri sempre più mobili e atletici, ha trovato le prime avvisaglie di altalenante affidabilità. Non aiuta certamente la situazione di LaMarcus Aldrige, giocatore di una pulizia tecnica da enciclopedia, ma che ama sporcarsi le mani in difesa e a rimbalzo solo a fasi alterne ed in questo momento scontento della propria esperienza nella città dell’Alamo, tanto da essere primo indiziato per la partenza, nell’eventualità di un arrivo di Kyrie Irving.

Prestissimo per parlare, soprattutto se si tratta degli Spurs, che in molteplici occasioni hanno fatto rimangiare le parole di appassionati ed esperti del settore che li vedevano troppo vecchi, in fase di declino o addirittura finiti. Solo il campo potrà veramente darci qualche indizio su che profilo avrà la stagione degli speroni, che, non dimentichiamo, sono l’unica franchigia da ormai 20 anni ad accedere sempre ed immancabilmente alla post season con 5 titoli in bacheca.