È  ufficiale, Leslie Alexander, proprietario degli Houston Rockets, ha deciso di mettere in vendita la franchigia che è stata sua dal 1993, anno in cui l’acquistò per 85 milioni di dollari. Una delle proprietà più longeve dell’intero panorama NBA si conclude con due titoli all’attivo, quelli del biennio 1994-95 e unici della storia della franchigia, e vari cicli più o meno vincenti che hanno più volte rilanciato la franchigia della città della NASA come una delle realtà più interessanti e popolari dell’intero mondo dello sport americano. Una proprietà che secondo Forbes al momento varrebbe l’esorbitante cifra di 1.65 miliardi di dollari, con un guadagno netto di 244 milioni, un’enormità se consideriamo la spesa che Alexander ha dovuto affrontare per aggiudicarsi la franchigia, che con lui ha vissuto la maggior parte dei suoi periodi più floridi a livello sportivo e d’immagine.

Molti sono i campioni passati in maglia Rockets sotto la proprietà dell’imprenditore nativo del New Jersey, primo fra tutti “The Dream” Hakeem Olajuwon, che ha guidato la squadra dei due titoli consecutivi, Clyde Drexler anche lui con un titolo in bacheca con Houston, Robert Horry, Vernon Maxwell e Charles Barkley, passando per Yao Ming, Dikembe Mutombo, Tracy McGrady, Steve Francis, Ron Artest e il più recente James Harden (e ce ne sarebbero molti altri). Altrettanti gli allenatori di livello come Rudy Tomjanovic, Jeff Van Gundy, Rick Adelman e l’attuale Mike D’Antoni, con il quale i Rockets si stanno togliendo varie soddisfazioni. Un cammino costellato di glorie e anche di tante tante delusioni, con squadre partite con molte aspettative, ma che si sono rivelate un fuoco di paglia, un cammino che a breve giungerà al termine con l’ufficiale messa in vendita della franchigia.

“Leslie Alexander ha messo in vendita gli Houston Rockets e il gruppo Clutch City Sports and Entertainment - dichiara l’amministratore delegato della franchigia Tad Brown poche ore dopo la decisione -  è stata una grande gioia e piacere della sua vita essere il proprietario degli Houston Rockets. I grandi giocatori, gli Hall of Famer tra i giocatori e i coach, i titoli vinti e gli All-NBA team. La connessione con la comunità che si è stabilita per 24 anni è stata una grande opportunità che lui ha semplicemente adorato”.

Il proprietario, vincitore dei due titoli consecutivi subito dopo l’acquisizione della franchigia nel 1993, è stato negli anni approcciato più volte da vari acquirenti desiderosi di mettere mani in una vera e propria macchina da soldi, che dopo l’arrivo di Yao Ming nel 2002, è diventata la franchigia più seguita dall’immenso pubblico dell’Asia orientale, che vedeva nel centro cinese un vero e proprio ambasciatore della propria cultura in America e nel mondo.  Brown dichiara di non voler affrettare le cose e scegliere con scrupolosità il degno delfino di Alexander che non è escluso che possa essere una personalità esterna agli Stati Uniti d’America, considerata l’estrema popolarità dei Rockets nel fiorente mercato cinese. Una decisione, quella di Alexander, che è stata come un fulmine a ciel sereno per l’intero modo NBA e, Secondo Adrian Wojnarowski di ESPN, anche per gli stessi membri della franchigia, sorpresi dopo l'annuncio, considerate le molte richieste respinte dal proprietario negli anni scorsi.

Un grosso cambiamento all’orizzonte per la franchigia texana che, presumibilmente, potrebbe avere anche qualche effetto, più o meno significativo sull’estate di mercato, tra trade e free agency, in cui i Rockets si sono mostrati molto attivi. Staremo a vedere, in attesa di ulteriori sviluppi di questa clamorosa notizia.