Dopo aver inseguito Chris Paul e Paul George, i San Antonio Spurs hanno infine aggiunto al loro roster Rudy Gay, free agent in uscita dai Sacramento Kings, dopo le prime esperienze NBA ai Memphis Grizzlies e ai Toronto Raptors. 30 anni, Gay è una small forward elegante, ma spesso poco incisiva, che va ad ampliare il roster neroargento per quanto riguarda gli esterni, consentendo allo staff tecnico dei texani di poter giocare anche con un unico lungo di ruolo. 

Reduce dalla rottura del tendine d'Achille sinistro, quest'estate Gay ha declinato una player option da 14.2 milioni di dollari per rimanere ai Kings, accettando un'offerta da 8.4 dagli Spurs (altra option in suo favore nel 2018, a 8.8). E proprio dell'infortunio e della scelta di approdare a San Antonio, il giocatore da UCONN ha parlato in un'intervista concessa a Michael C. Wright di Espn: "Il processo riabilitativo sta andando alla grande - le sue parole - mi sono allenato anche oggi. I medici mi hanno dato l'ok per poter fare tutto con la squadra. Ora sto bene, sarò definitivamente pronto per il training camp. E' tempo di vincere: ecco la ragione principale della mia decisione di venire agli Spurs. Ormai sono in questa lega da un po', e non ho ancora avuto la carriera che volevo. San Antonio sembra invece perfetta per me. Ho già parlato in un paio di occasioni con coach Gregg Popovich. Il mio gioco è sempre quello, ma ovviamente la franchigia ha una certa visione di me. Quindi dovrò portare il mio gioco a un altro livello. E se c'è qualcuno che sa come farlo, quel qualcuno è Popovich. Qual è il prossimo livello? Chi lo sa...Ho sempre saputo di essere in grado di fare canestro, di poter essere un realizzatore, ma penso che nel mio gioco possa esserci molto di più. Qui a San Antonio avrò l'occasione di dimostrarlo. Il basket NBA sta cambiando, è diventato più di posizione, perchè ci sono più giocatori che possono coprire diversi ruoli. Basta guardare Golden State e Houston, dove tutte le pedine sono intercambiabili. Penso di poter portare questa versatilità agli Spurs. Ho visto questa squadra durante i playoffs, sono tradizionalmente fortissimi, ma quest'anno hanno avuto un paio di infortuni di troppo. Senza, avrebbero avuto delle chances per giocarsela contro Golden State, ma onestamente penso che i Warriors dell'ultima stagione fossero di un altro livello. Credo comunque di potermi inserire bene nel nuovo spogliatoio. Mi descrivono come un personaggio eclettico e strano? Non saprei, magari sono io che posso insegnare qualcosa agli altri".

Gay insiste sulla sua voglia di vincere: "Vincere è la prima cosa che vuoi fare appeni arrivi in NBA, ma poi devi imparare a fare i conti con le sconfitte. Ho sempre considerato me stesso come un vincente, quantomeno come un giocatore intelligente. Per quanto riguarda l'aspetto economico, viene dopo le vittorie, come tutto il resto". Alla domanda su che rapporto si attende di avere con Gregg Popovich, Gay risponde così: "Già prima di firmare per gli Spurs, avevo il massimo rispetto per lui. Ho sempre sentito grandi cose sul coach, e ciò che un giocatore vuole è giocare per qualcuno che lo rispetti dentro e fuori dal campo. E' il tipo di persona per cui vuoi combattere, che non ha paura di dirti cosa prova o pensa in campo e fuori. Cercherò di essere me stesso, come ho sempre fatto ogni volta che ho cambiato squadra. Essere professionale, perchè quando entri in un nuovo spogliatoio devi solo fare il tuo lavoro, il resto viene di conseguenza. Non ho una lista di cose da fare a San Antonio, o forse sì: in cima c'è vincere un titolo". Per giungere al titolo NBA, con la concorrenza spietata dei Golden State Warriors e degli Houston Rockets, e dei Cleveland Cavaliers e dei Boston Celtics nella Eastern Conference, gli Spurs dovranno ritrovare il miglior Kawhi Leonard, cercare una soluzione all'assenza di Tony Parker, e sperare che Gay si integri bene nel sistema di Popovich. Gay non è Kevin Durant, ma ciò che potrà dare in più ai neroargento sarà la capacità di poter giocare con un esterno che ha la lunghezza di una power forward, e che però dovrà dimostrare di poter stare in campo quando conta, sia difensivamente che in attacco, dove dovrà lasciare in soffitta tutti i tiri presi in isolamento nelle precedenti fermate NBA.