Carmelo Anthony è stato, fin dalla conclusione della stagione NBA uno degli all-star più discussi, proprio per la situazione intricata e difficilmente risanabile con i New York knicks. All’ipotesi di buyout quando ancora Phil Jackson era presidente della franchigia, sono seguite varie voci di trade nelle settimane successive che hanno visto la no-trade clause nel contratto di Anthony diventare piuttosto effimera a fronte di una proposta allettante sia per quanto riguarda la franchigia della grande mela, che per il giocatore, disposto a rinunciare a questa clausola a fronte di una contender come destinazione.  A supportare l’ipotesi di un addio di Anthony è la volontà dei Knicks di ringiovanire il più possibile il roster, compiendo, di fatto, una vera e propria ricostruzione partendo, verosimilmente, da Kristaps Porzingis, ventunenne lettone di grande prospettiva.

Negli scorsi giorni si è ampiamente parlato del forte interessamento degli Houston Rockets per Melo, che andrebbe a completare un quintetto base stellare dove già figurano, tra gli altri, James Harden, finalista del premio di MVP della scorsa regular season e Chris Paul, recentemente acquisito dai Los Angeles Clippers. Un interessamento che pare tradursi in una trade che coinvolgerebbe altre due squadre, ma che al momento è ancora in fase embrionale e lontana dal suo compimento secondo le fonti.

Riguardo a questo possibile rinforzo ha speso parole la stella e leader della franchigia texana James Harden: “Lasceremo lavorare il front office. Se arrivasse,ovviamente  ci aiuterebbe moltissimo. Anche quello che già abbiamo comunque è molto buono- un approccio cauto per JH13 che non intende sbilanciarsi- non dipende da me. Io vado in campo, metto la palla nel canestro e gestisco i miei affari”. Affari che in questo momento includono la costruzione di una giusta chimica tra lui e CP3, neo acquisizione dei Rockets, altro giocatore che, come il barba, ama avere la palla in mano e creare gioco per sé e per i compagni: “Gli allenamenti sono andati benissimo […]. Sappiamo tutti quanto sia intelligente, vede le cose prima che accadano e quando hai un giocatore così in squadra, ti spinge ad alzare ulteriormente il tuo livello di gioco”. Harden ribadisce che la presenza di Paul non influirà negativamente sul suo gioco: “Abbiamo aggiunto un altro futuro Hall of Famer al roster e quando hai grande talento e QI cestistico attorno a te tutto è più semplice per te e i tuoi compagni”.

Riportando il focus della questione su Anthony, la vera domanda è: quali benefici può portare ai Rockets per la corsa al titolo? Sicuramente parliamo di uno dei migliori attaccanti della lega, con un bagaglio offensivo ampissimo e di altissimo livello, che se innescato dalle altre stelle, potrebbe aumentare esponenzialmente la potenza di fuoco di una squadra che già lo scorso anno è stata in grado di stupire nella metà campo offensiva. Le problematiche che tuttavia sono sorte, almeno in teoria, con l’arrivo di Paul, potrebbero ripresentarsi anche con Anthony: anche Carmelo è sempre stato un giocatore che ama avere la palla in mano, particolarmente incline agli isolamenti in 1vs1 e spesso e volentieri parecchio individualista. Se la trade fosse portata a termine e gli Houston Rockets riuscissero a ottenere le prestazioni  di Anthony nelle prossime stagioni, lo stesso ex Syracuse Orange dovrebbe calarsi in un nuovo ruolo da secondo-terzo violino, non a lui completamente estraneo, avendolo ricoperto ad esempio con la nazionale statunitense, ma che durante la sua carriera NBA ha raramente sperimentato. Una metamorfosi non facile per Melo che vedrebbe gli isolamenti per lui ridotti all’osso, con l’eccezione di alcune situazioni particolari, calato in un contesto che lo vedrebbe attendere scarichi per punire da tre e al contempo creatore di gioco a sua volta, cosa che Anthony per caratteristiche tecniche è in grado di fare, ma che nella sua carriera ha svolto solo a fasi alterne. Melo ritroverebbe a Houston Mike D’Antoni, già suo coach a New York nella stagione 2011-12, che lo inserirebbe in un sistema ben oliato, caratterizzato tuttavia da un gioco veloce e da un ritmo offensivo frenetico, in netta controtendenza a quello sincopato al quale il nativo di New York si è abituato negli ultimi anni ai Knicks.

Un rinforzo complesso quindi, non solo per la situazione generale, ma anche per le difficoltà di inserimento di un giocatore come Carmelo Anthony in un sistema e in gerarchie a lui inusuali. Innesto che comunque, se effettuato con criterio, accompagnato dalla buona volontà del prodotto di Syracuse di calarsi in questa nuova sfida, potrebbe senz’altro ridurre il gap ancora presente con i Golden State Warriors e permettere ai Rockets di presentarsi alla nuova stagione come loro antagonista principale per il primato ad Ovest.