Qualcosa si muove in casa New York Knicks. La franchigia della Grande Mela, la più chiacchierata delle trenta che compongono l'NBA, sta vivendo un'estate rovente, tra il futuro di Carmelo Anthony e gli strascichi del triennio vissuto insieme a Phil Jackson sulla tolda di comando. Proprio l'addio del Maestro Zen, silurato dal proprietario James Dolan nei giorni successivi al Draft, ha costretto i Knicks a rivedere la composizione del proprio frontoffice.

Il parquet del Madison Square Garden. Fonte: Nathaniel S. Butler/Getty Images

Dopo aver provato ad ingaggiare l'ex general manager dei Cleveland Cavaliers, David Griffin, New York è ora vicino a trovare un accordo con Scott Perry, vicepresidente dei Sacramento Kings, numero due di Vlade Divac nella capitale californiana. L'arrivo di Perry negli uffici del Madison Square Garden significherebbe ricollocare Steve Mills (attuale general manager) come presidente delle operazioni cestistiche, ruolo ricoperto proprio da Phil Jackson fino a un paio di settimane or sono. Perry, dallo scorso aprile a Sacramento, dopo un addio burrascoso con gli Orlando Magic, sarebbe dunque l'uomo da affiancare a Mills, cui spetterebbe comunque l'ultima parola per ciò che concerne le questioni tecniche. Secondo quanto riportato da Adrian Wojanorowski e Ian Begley di Espn, tra Perry e i Knicks ci sarebbe già "un principio di accordo", con i Kings che hanno dato la loro disponibilità a privarsi del loro vicepresidente, in cambio di una compensazione monetaria. Le mosse nella free agency di Perry con Sacramento sono state considerate in maniera positiva dagli addetti ai lavori: in primis, la pesca al Draft di una point guard come De'Aaron Fox, di un esterno di prospettiva come Justin Jackson e di un lungo fragile ma di talento come Harry Giles. In secondo luogo, l'ingaggio degli svincolati Vince Carter, George Hill e Zach Randolph. E' invece nell'occhio del ciclone la scelta dei Knicks di puntare (quasi) tutto su Tim Hardaway jr, cavallo di ritorno dagli Atlanta Hawks, free agent (restricted) a cui è stato fatto firmare un contratto quadriennale da 71 milioni di dollari complessivi. 

James Harde, Carmelo Anthony e Chris Paul. Fonte: Elsa/Getty Images

E' in questo contesto, salariale e tecnico, che si inserisce il capitolo relativo a Carmelo Anthony. Melo, che dispone nel suo contratto no trade clause, ovvero la possibilità di rifiutare una destinazione non gradita, avrebbe dato il suo placet per un trasferimento ai Cleveland Cavaliers o agli Houston Rockets. Proprio con i texani sono state portate a lungo avanti complesse trattative, per imbastire una trade che consenta al prodotto da Syracuse di unirsi a Chris Paul e James Harden alla corte di Mike D'Antoni e alla franchigia newyorchese di scaricare un contratto estremamente oneroso. Secondo quanto riportato nelle ultime ore da Ramona Shelburne e Adrian Wojnarowski di Espn, i Knicks starebbero però riconsiderando la situazione Anthony, nella prospettiva di una permanenza del loro giocatore più rappresentativo. Da ieri New York ha infatti deciso di prendersi qualche giorno di pausa nella valutazione della vicenda, con relativo stop ai contatti con Rockets e Cavs. L'addio di Phil Jackson e il probabile arrivo di Scott Perry potrebbero dunque indurre Mills a trattenere Melo, che nei prossimi giorni ha in agenda un incontro con l'intero frontoffice dei Knicks e con l'allenatore Jeff Hornacek. Spetterà quindi ad Anthony cosa decidere del suo futuro: se rimanere ancora a New York o accettare le avances di Houston, per porre fine a una vicenda che si trascina ormai da mesi. Stavolta il giocatore, infastidito dal trattamento ricevuto da New York, che non ha fatto mistero di volersene "liberare", potrebbe non accettare il ripensamento di Mills e soci e scegliere così per il cambiamento. Ulteriori giorni di attesa per tifosi di Knicks e Rockets.